Attualità, Persone & Idee

Violenza: blindate in casa col boia

Quando le quattro mura diventano una gabbia

Sono 109 i femminicidi del 2021. Una donna ogni 3 giorni è morta per mano di un uomo, spesso della sua stessa rete familiare.

Il 1522 è il Numero di pubblica utilità attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno è accessibile dall'intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un'accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo (in emergenza, si può naturalmente chiamare il 112). Le operatrici telefoniche dedicate al servizio 1522 forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. 

- YouPol, l’app realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo, anche ai reati di violenza domestica.Esiste anche l'App "112 Where ARE U". L’Associazione WeWorld ha lanciato un numero verde - 800.13.17.24 - per dare supporto alle donne in difficoltà o che si sentono oppresse dalla quarantena.

- la “mascherina 1522", una frase che le donne in difficoltà, per problemi di violenza domestica, possono utilizzare nelle farmacie per ricevere informazioni o attivare una forma di aiuto. Si tratta di un accordo tra i centri antiviolenza e la Federazione Farmacisti.

 

IL REPORT TRENTINO

La situazione relativa alla violenza sulle donne in Trentino è simile a quella delle altre regioni italiane; i dati del Report annuale, presentato oggi durante la firma del Protocollo di Intesa per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere, confermano ancora una volta che la violenza di genere riguarda, purtroppo, la rete di relazione più vicina alle vittime che coinvolge la sfera affettiva e delle conoscenze. Nell’89,9% dei casi, infatti, il presunto autore è un uomo che proviene dal contesto familiare, relazionale o lavorativo delle donne. Vi è poi un dato su cui prestare attenzione, quello delle denunce e dei procedimenti di ammonimento che nel 2020 hanno subito una flessione.

Il numero donne accolte nel 2020 nei servizi del Trentino è poi sostanzialmente stabile, con un lieve incremento percentuale per i servizi residenziali del 4,8%. Le donne che si rivolgono ai servizi residenziali hanno caratteristiche diverse dalle utenti dei servizi non residenziali. Le prime sono più giovani, economicamente vulnerabili, straniere e con livelli di istruzione diversificati. Il gruppo di donne che invece accede ai servizi non residenziali è composto da donne più mature, economicamente autonome, con un livello di istruzione medio alto, italiane. Le donne che accedono alle due tipologie di servizi antiviolenza sono prevalentemente coniugate o conviventi, nel 2020 sono aumentate le utenti italiane rispetto alle straniere.
Sono state presentate anche le azioni messe in campo, dalla campagna di sensibilizzazione "Aiutaci a stare al tuo fianco" alla formazione rivolta agli insegnanti, fino all'iniziativa promossa da Assessorato istruzione, Dipartimento e sovrintendente scolastica, per promuovere l’installazione di una sedia rossa in ogni classe o negli spazi comuni delle scuole trentine per ricordare appunto il 25 novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

I numeri
Per quanto riguarda i dati riferiti all’anno 2020 si registra una contrazione delle denunce rispetto gli anni passati e un drastico calo nei procedimenti di ammonimento: se nel 2014 si registrava un totale di 910 eventi, di cui 722 denunce e 188 ammonimenti, nel 2020 il dato complessivo è sceso a 475 di cui 391 denunce e 84 procedimenti di ammonimento.
Dal punto di vista dell'incidenza sulla popolazione femminile si registrano 2,5 casi ogni 1.000 donne, tenendo come riferimento il numero complessivo di donne tra i 16 e i 64 anni in Trentino al 1° gennaio 2020 pari a 169.314. Drammatica poi la relazione fra la vittima e il presunto autore: nel 39,4% si tratta del partner e nel 24% dei casi dell'ex partner.
Per quanto riguarda l’accesso ai servizi da parte delle donne in situazione di violenza si registra una sostanziale stabilità del dato: le donne accolte nei servizi residenziali nel 2020 sono state 109 (104 nel 2019). Le donne che si sono rivolte ai servizi non residenziali sono state 340 nel 2020 (erano 338 nel 2019). Si rileva invece un decremento percentuale del 13,0% dei bambini coinvolti nella violenza insieme alle madri che si sono rivolte ai servizi, passando dai 624 bambini c nel 2019 ai 543 del 2020.

In provincia di Trento sono presenti sia servizi residenziali che non residenziali che offrono alla donne vittime di violenza accoglienza e sostegno. In particolare i primi offrono accoglienza alle donne vittime di violenza e ai loro figli e sono la Casa Rifugio, 3 case di accoglienza e alloggi in autonomia.
I secondi offrono invece servizi di consulenza psicologica e sociale, orientamento nella scelta dei servizi sanitari e socio-assistenziali territoriali, percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, percorsi rivolti ai figli minori, eventualmente presenti, di recupero del trauma in modo autonomo rispetto agli interventi sulla madre coinvolta nella situazione di violenza.
Offrono inoltre percorsi di rieducazione rivolti al maltrattante ai fini di prevenire la reiterazione dei comportamenti violenti.

La Provincia ha inoltre istituito un fondo di solidarietà per sostenere le donne vittime di violenza nelle azioni intraprese in sede giudiziaria, attraverso l'anticipazione del risarcimento del danno morale riconosciuto con provvedimento dell'autorità giudiziaria, fatta salva la restituzione delle somme anticipate nei casi e con le modalità stabilite dalla deliberazione prevista dal comma 3.

E' nato di recente anche il Comitato per la tutela delle donne vittime di violenza per mettere in atto la prevenzione della violenza di genere per la tutela delle donne che ne sono vittime. Si tratta di un organismo tecnico di supporto al Comitato per la programmazione sociale, con la funzione di approfondire le tematiche relative alla violenza di genere.

Inoltre ha preso avvio in occasione dell’8 marzo (ed è tuttora in azione) la Campagna di sensibilizzazione “Aiutaci a stare al tuo fianco”, per sostenere le donne che hanno subito violenza, ribadire il messaggio che non sono sole ma che in Trentino vi è una rete di servizi specializzati pronta ad ascoltare.

Il 20 ottobre scorso è anche partito il percorso formativo di contrasto alla violenza e per la promozione di buone relazioni, rivolto a dirigenti e docenti delle istituzioni scolastiche e formative provinciali e paritarie del Trentino, sia delle scuole primarie che secondarie di primo e secondo grado.

Serve infatti seminare la cultura del rispetto e della non violenza, e lo si deve fare sin da bambini.

 

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TUTTA COLPA DELLA CULTURA PATRIARCALE
La situazione in Alto Adige

(25 novembre 2020) - Monika Hauser – ginecologa e presidente dell'organizzazione internazionale per i diritti delle donne Medica Mondiale - è impegnata da molti anni nella lotta a ogni forma di violenza contro le donne. E' stata insignita nel 2008 del Premio Nobel alternativo per il suo impegno a livello mondiale, soprattutto per le donne traumatizzate in zone di crisi e di guerra.

A Bolzano ha presentato le cause, le forme e le conseguenze della violenza contro le donne, anche sullo sfondo della pandemia di Covid-19, e ha formulato raccomandazioni alla politica provinciale. "Con il Covid la violenza domestica è aumentata di un terzo a livello globale" ha detto.

"L'epidemia ha messo in luce la disuguaglianza delle donne come sotto una lente d'ingrandimento. Gli uomini sono stati a casa per settimane e mesi durante la crisi, ma non hanno ancora accettato il lavoro familiare. E nell'isolamento, la violenza domestica è aumentata di un terzo in tutto il mondo" ha detto Hauser.

foto Lela_Ahmadzai

La violenza contro le donne si basa su un sistema sociale patriarcale e su modelli stereotipati in cui i diritti delle donne non sono visti come diritti umani. Anche dopo più di 30 anni di lotta contro la violenza contro le donne, ha detto di dover ammettere che intorno al tema prevale una "cultura del silenzio".

"In Alto Adige donne a rischio quattro volte più che nel resto d'Italia". Ogni anno in Alto Adige 600 donne cercano protezione dalle violenze. "Se non affrontiamo apertamente le situazioni di violenza, non otterremo alcun cambiamento. Deve essere chiaro a tutti che il mondo ideale nelle proprie quattro mura è solo un miraggio, anche in Alto Adige" ha aggiunto.

Occorre, ha aggiunto Hauser, la chiara decisione della politica provinciale di attuare la Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza contro le donne, ratificata dall'Italia nel 2013 anche in Alto Adige. In Germania i costi di follow-up per la cura delle donne traumatizzate da situazioni di violenza sono stimati in circa 21 milioni di euro all'anno. "Se solo una parte di questi costi di follow-up fosse investita nel lavoro di prevenzione, si potrebbero risparmiare molte sofferenze per le persone colpite, per i loro figli e per la società nel suo complesso" ha detto Hauser.

In Italia, secondo le statistiche del Telefono Rosa, le richieste di aiuto delle donne,  calate di oltre il 55% rispetto all’analogo periodo del 2019 nelle prime due settimane di lockdown, hanno invece registrato una crescita esponenziale nella seconda metà del mese con circa 2900 casi di donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza nel mese di marzo, oltre il 74% rispetto alla media mensile registrata nel 2018 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili). Le maggiori richieste di aiuto finora sono arrivate dalla Lombardia e dalla Toscana.

 

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