Scienza, Ambiente & Salute

Dieta mediterranea: non per tutti

Disuguaglianze in tavola

Le più recenti ricerche scientifiche sulla composizione chimica della dieta mediterranea e i suoi effetti benefici nella prevenzione delle malattie metaboliche, come diabete ed obesità, sono state analizzate in un incontro con illustri esperti internazionali come Kieran Tuohy, responsabile del Dipartimento qualità alimentare e nutrizione FEM, e i due ricercatori israeliani, esperti di nutrizione, Elliot Berry della Hebrew University di Gerusalemme e Iris Shai della Ben-Gurion University of Negev di Tel Aviv.

E' noto che la dieta mediterranea, caratterizzata dalla presenza abbondante di alimenti di origine vegetale, se associata a una regolare attività fisica, è ottimale per la salute umana. In aggiunta a ciò, la piramide alimentare mediterranea è anche più sostenibile per l’ambiente rispetto ad altri regimi dietetici.

Quando si parla di dieta occorre ricordare che la parola deriva dal greco “diaita” ovvero stile di vita e quindi oltre al cibo si intende uno stile senza eccessi, basato sull'equilibrio psico-fisico e sulla sostenibilità economica e ambientale fatta anche di convivialità, relazioni, attività fisica, educazione, tradizioni, stagionalità. Si parlerà anche di “Polyphenol basket study”, una ricerca innovativa avviata in collaborazione con la Fondazione Mach, che punta a verificare le proprietà benefiche di prodotti ad alto contenuto di polifenoli.

Fare una dieta può essere uno dei fattori di disuguaglianza: c'è chi può e chi non può scegliere come alimentarsi. Ad esempio un uomo con la laurea può contare di vivere 5,2 anni in più di chi ha conseguito al più la licenza elementare. Le disuguaglianze sociali di salute sono poi all’origine del divario geografico che separa nella salute l’Italia del Centro Nord da quella del Mezzogiorno: nelle regioni del Sud e delle Isole si muore di più perché sono più numerose le persone di bassa posizione sociale che sono a maggior rischio.

Anche su questo occorre riflettere, sperimentare e attivare servizi per prevenire o rallentare - anche attraverso la formazione e l'informazione - la comparsa di fragilità prima che diventino disagi conclamati. Una sfida che riguarda tutti i paesi dell'Occidente evoluto che con l'innalzamento dell'età media si trova ad affrontare nuovi problemi.

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