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Un'utopia chiamata Europa

L'economista Thierry Vissol e il futuro della casa comune

"Io sono un utopista, l'Europa non esiste ancora abbastanza, ma c'è un'utopia razionale e dell'Europa c'è bisogno per permetterle di avere un ruolo nel mondo. Oggi c'è molta paura, assistiamo alla mancanza di memoria e all'ignoranza  e predomina la rabbia. Occorre ritrovare la memoria, coltivare un po' di più la cultura per non avere più rabbia e paura. C'è il problema di ricostituire l'unità e questo è il vero problema politico oltre a ridurre le disuguaglianze problema insopportabile".

E' questa la sfida che Thierry Vissol, economista, ha indicato alla vasta platea che ha affollato il Teatro Zandonai di Rovereto in occasione del ciclo di incontri “Europa Territorio per la pace e Utopia Necessaria” organizzato dal Comune con il supporto dell'Assessorato Provinciale alla Cooperazione e Sviluppo della Provincia Autonoma di Trento.

“L'Europa è sempre stato uno spazio di libera circolazione di uomini, soldati, idee. Non c'è un'invenzione che non si sia diffusa in tutta l'Europa ed è in questo spazio che l'individuo ha assunto un suo peso. Io non sono a favore dell'Europa a due velocità, io penso alle parellele convergenti: condividere gli stessi valori e per alcuni stati magari fare anche di più ma sotto lo stesso ombrello" ha detto l'economista francese.

 

Vissol ha esordito spiegando che il nome Europa reca in sé proprio il concetti di pace e di utopia. Il prefisso eu in greco significa buono. “La pace in greco vuol dire tregua, quindi non è mai permanente, e il termine utopia significa 'nessun luogo'. L'Europa è qualcosa che può essere il bene per tutti ma anche qualcosa che non esiste ancora” ha affermato Vissol che ha voluto sfatare il mito del “ce-lo-chiede-l'Europa”.

“L'Europa non chiede proprio niente. Sono gli Stati che hanno l'interesse ad avere i conti a posto” ha detto Vissol spiegando che nello spazio europeo il contratto sociale configura obblighi, diritti e regole, il problema è che i confini si sono mossi e le regole non sono state rispettate allo stesso modo. La situazione in Grecia è drammatica perchè per 30 anni i greci non hanno rispettato nessuna regola, e sono state la baby pensioni a creare il buco. E' dunque la realtà economica che impone di mettere a posto i conti.

L'economista francese si è quindi soffermato sul concetto di sovranità che può essere di due tipi: interna (ossia decidere in piena autonomia per se stessi) ed esterna,  il che però presuppone per i paesi avere materie prime ma in Europa pochi paesi hanno risorse sufficienti. “In materia di energia dipendiamo dai russi, ad esempio. Quando alla sovranità monetaria, l'euro ha permesso di avere quella moneta internazionale che nessuno degli stati membri possedeva in presenza di un dollaro ed uno yen molto forti”. Quando alla competitività il gap con l'Asia è per l'Europa di natura tecnologico.  Ma Vissol ha anche accennato ad un'altra sovranità molto interessante.

“E' quella quotidiana  che vuol dire far funzionare lo stato nei suoi servizi e far sì che le disuguaglianze siano ripianate dentro i confini dei singoli stati affinchè ognuno abbia una vita dignitosa.  E su questo ogni paese e ogni governo può e deve spendersi, dal governo centrale a quello locale".

 

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