“Ritratto della signora Torelli” - Giovanni Segantini
“Ritratto della signora Torelli” - Giovanni Segantini
Arte, Cultura & Spettacoli

Segantini a Milano: la serie dei Navigli (1880-1881)

Arco: fino al 22 maggio 2024

Lo splendido dipinto il celebre “Ritratto della signora Torelli”, che il Segantini Museum di St. Moritz ha esposto per la prima volta in maggio, dopo essere riuscito a riportarlo in Europa è esposto ad Arco alla galleria civica «Giovanni Segantini» nella mostra «Segantini a Milano: la serie dei Navigli (1880-1881)» a cura di Niccolò D’Agati.

Quando espone a Brera nel 1880, Segantini abita e lavora al numero 26 di via San Marco, all'interno del complesso delle case operaie, un fabbricato di moderna edilizia sociale che costeggia il naviglio di San Marco, poco distante dalla galleria d'arte del fratelli Alberto e Vittore Grubicy, suoi primi galleristi. Il naviglio, con i suoi colori brillanti e l'atmosfera di festa, diventa quindi per Segantini un'immagine familiare, ma soprattutto gli consente di studiare dal vero gli effetti della luce e del suo riverberarsi sulle acque dei canali, cogliendo sul vero gli effetti atmosferici. Un periodo breve, quello dei navigli, per quello che diventerà il maestro del Divisionismo, ma intenso e di grande importanza.

La dolcissima signora Torelli, quasi un anticipo di fotografia, è esposta accanto alla  “Nevicata''.«All’epoca del suo esordio, Segantini si muoveva all’interno di questo contesto d’avanguardia - spiega il curatore, Niccolò D’Agati- e la sua pittura rientrava nel solco di quello che i critici definivano l’avvenirismo pittorico, ossia una pittura centrata sulla resa dei valori cromatici e di luce, spesso basata su una pennellata sintetica, matericamente rilevata, dove l’intento descrittivo lasciava il posto a una più meditata indagine dei fenomeni luminosi. Questa sperimentazione, nell’ambito del paesaggio e della veduta urbana, si traduceva in un abbandono delle impostazioni scenografiche e delle lenticolari descrizioni proprie della tradizione romantica e post-romantica a favore di una pittura tesa a restituire l’impressione d’ambiente».

 

L’opportunità per i visitatori sarà quella di seguire, ad Arco, un percorso che ricostruisce la serie segantiniana dedicata ai navigli e il contesto entro il quale si sviluppa questa ricerca pittorica, grazie a opere straordinarie quali «Il naviglio al ponte di San Marco (1880, collezione privata), il «Ritratto della signora Torelli» (1880, Segantini Museum di St. Moritz), «Naviglio sotto la neve» (1881, collezione privata), «Naviglio di San Marco» (1881, galleria civica Segantini) e «Giovane donna in via San Marco» (1880-1881, collezione privata).

Oltre a questa sezione principale, nelle altre sale saranno esposte le opere della collezione permanente della galleria civica di Arco e altri prestigiosi prestiti del Segantini Museum di St. Moritz, della Fondazione Otto Fischbacher – Giovanni Segantini Stiftung di St. Moritz, del Mart, il Museo d’arte contemporanea di Trento e Rovereto, e della Cassa Rurale AltoGarda-Rovereto. In tutto, una trentina di dipinti che resteranno in mostra fino al 28 gennaio.

«Questa nuova mostra sul nostro illustre concittadino Giovanni Segantini - afferma Giancarla Tognoni, responsabile dell’Ufficio cultura del comune di Arco- rappresenta un ulteriore, prestigioso passo nella direzione che ci siamo dati, entrare di diritto dentro una rete museale internazionale, con particolare riferimento al Segantini Museum di St. Moritz, con il quale sempre più si sta consolidando uno stretto rapporto di collaborazione e di fiducia. Al punto che questa mostra, come già successo per “Orizzonti di luce”, una volta chiusa ad Arco sarà riallestita proprio nelle sale del museo di St. Moritz, il più prestigioso al mondo quando si parla di Giovanni Segantini».

 

 

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IL PATRIMONIO DELLA GALLERIA CRESCE

Importanti le ultime acquisizioni

12 novembre 2022 - La figura solitaria di un anziano sacerdote che sale le scale, una separazione netta fra un’area inondata di luce e una parte in ombra, il tentativo di cogliere il momento in cui la luce del giorno e l’ombra della notte si avvicendano: tutti questi elementi si compongono magistralmente nel quadro noto come «Scalinata con prete».

Si tratta del dipinto «A messa prima», prima custodito al Museo Segantini di Saint Moritz,  acquisito dal Comune di Arco nel dicembre 2021.

 

Il soggetto è celebre. Il tema è il sacerdote intento a dirigersi nella chiesa di Veduggio.

La nuova Galleria Segantini si giova di un recente intervento strutturale che è stato finalizzato a garantire una migliore qualità delle condizioni conservative e di fruizione dello spazio museale grazie a una direzione dei lavori di ristrutturazione affidata all'architetto Michelangelo Lupo.

Il Comune ha poi deliberato nel 2022 l’acquisto di due dipinti di Giovanni Segantini: «Paesaggio brianteo», olio su tavola di 24,8 x 35 centimetri datato 1884/85, e «Pulcini nell'aia», olio su tela di 43 x 70 centimetro datato 1883/85.
L’acquisizione è tesa a valorizzazione la città come luogo segantiniano, un progetto che ha posto Arco al centro di una rete di relazioni con le principali istituzioni che conservano opere di Segantini e con gli studiosi che si occupano di questo artista. Rientra quindi negli obiettivi del Comune di Arco incrementare il patrimonio delle opere di Segantini da mettere a disposizione della collettività.

Paesaggio Brianteo

Pulcini nell'aia

 

Le due opere in via di acquisizione, due dipinti giovanili nelle quali si inizia a intravvedere la pennellata e la divisione del colore che renderanno celebre Segantini, già da anni arricchivano i percorsi espositivi della galleria civica. Risale al 2017, infatti, l’acquisto, per 100 mila euro, del trittico «Natura di lepre e frutta», «Natura di pesce e verdura» e «Natura di cacciagione e frutta», olio su lamiera di zinco; occasione nella quale il Comune di Arco ottenne in deposito queste due opere, che ora ha stabilito di acquistare.

Le altre acquisizioni: nel 2009 la «Testa di vacca», olio su tela del 1892, per 75 mila euro. Nel 2020 il pastello e tempera acquerellata su cartoncino di 41 x 24 centimetri «La pompeiana», datata 1888-1890 e pagata 70 mila euro.  «Scalinata con prete», datato 1886-1887 e acquistato per 98 mila euro.

La pompeiana venne dipinta da Giovanni Segantini tra 1888 e 1890. Questo pastello e tempera acquerellata su cartoncino, di ridotte dimensioni (41 x 24 cm) è di proprietà del Comune di Arco. L'opera è stata esposta per la prima volta l'opera nella mostra temporanea intitolata “Segantini e la Brianza” un focus dedicato al periodo trascorso da Segantini in Brianza, negli anni precedenti al suo trasferimento in Engadina.

Il periodo brianzolo fu un’esperienza determinante per l’artista, che in quei luoghi tranquilli poté vivere appieno il sentimento sacro della comunione nella natura di umanità e mondo animale, una concezione che si esprime in capolavori come i dipinti «Le due madri» e «Ave Maria a trasbordo», e che diventerà cifra estetica anche della produzione successiva.

 

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Inquieto, geniale, sofferto: Giovanni Segantini

Storia breve di un grande della pittura - di Corona Perer

Un grande innovatore della pittura alpina e un importante rappresentante del simbolismo di fine secolo.  Giovanni Segantini è il padre del divisionismo. Artista famoso sbocciato da una infanzia difficile e da una gioventù irrequieta.

Era nato il 15 gennaio 1858 ad Arco, che allora faceva parte dell’impero austroungarico. Il padre  era un venditore ambulante Agostino Segatini. La madre Margherita de Girardi morì giovane e il padre che di lui si era disinteressato portò il piccolo Giovanni, a 7 anni, alle cure della sorellastra Irene a Milano, dove trascorse anni di solitudine e tristezza.

Imparò la professione di calzolaio, lavorò per un breve periodo nel negozio di fotografia del fratellastro Napoleone e fu assistente di un pittore di pannelli decorativi. Frequentò l’Accademia di Brera a Milano e ottenne il suo primo successo con il dipinto «Il Coro della Chiesa di Sant’Antonio».

Nel 1881 Segantini abbandonò Milano e si trasferì con la compagna Luigia Bugatti, detta Bice, in Brianza, una regione ricca di laghi tra Milano e Como. L’allontanamento dalla città e dall’accademia con i suoi canoni e i soggetti mitologici e religiosi obbligati fu una scelta di principio. Come molti artisti, Segantini cercò l’originalità e i motivi della vita quotidiana per superare le strutture accademiche.

A quel tempo la Brianza era una regione rurale, Segantini concentrò il suo studio sulla vita quotidiana dei contadini e dei pastori. Lo stretto rapporto del pastore e della pastorella con gli animali divenne uno dei motivi preferiti, che in seguito riprese più volte nei Grigioni. Nel 1882 nacque il primo figlio, Gottardo (che divenne lui stesso pittore e scrisse una biografia del padre); seguirono i figli Alberto e Mario e la figlia Bianca.

Nell’agosto 1886 Giovanni Segantini, dopo un lungo viaggio esplorativo, si stabilì con la famiglia a Savognin, un villaggio di contadini di montagna nell’Oberhalb-stein (cantone dei Grigioni). Fu il paesaggio montano con la sua luce intensa che portò l’artista ad un nuovo linguaggio pittorico.

Spesso Segantini arricchì di un contenuto simbolico i paesaggi alpini meticolosamente osservati, in modo da creare visioni pittoriche allegoriche di rara luminosità. L’allontanamento dalla pittura realistica di genere avvenne in una fase di crisi in tutta Europa.

Dopo otto anni di soggiorno a Savognin, Giovanni Segantini si trasferì in Engadina con la sua famiglia, perseguitato dai creditori. Nel 1894 prese in affitto lo Chalet Kuoni a Maloja. Pur ben pagato (le sue opere erano tra le più costose dell’epoca) amava condurre un costoso stile di vita dell’alta borghesia milanese, e questo lo portava a sperperare in breve tempo i guadagni considerevoli che il suo mercante Vittore Grubicy gli procurava.

All’età di 41 anni, Segantini morì inaspettatamente di peritonite il 28 settembre 1899 sul monte Schafberg sopra Pontresina, mentre stava lavorando al quadro centrale del suo trittico alpino.

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