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Pantelleria, vulcano vivo e mite

Numerosi (e visibili) i fenomeni vulcanici secondari

E' uno dei fenomeni più evidenti dell'anima di quest'isola, nella quale respira un vulcano mite ma attivo. Le Favare di Pantelleria si raggiunono dopo una passeggiata non troppo impegnativa lungo un sentiero sassoso che sale da Rekale verso la montagna. Il mare resta alle spalle, ci si volta per ammirarlo spesso tanto il panorama è meraviglioso.

Il percorso è ben segnalato e si snoda nella tipica vegetazione di un territorio esposto ai venti che qualche tempo fa ha dovuto fare i conti con un furioso incendio. E ciò nonostante i cespugli verdi non mancano a dimostrazione che la terra si ferisce ma anche guarisce, perciò qua è là piantine di rosmarino e salvia selvatica non mancano.

Quando si raggiunge  la piana che si stende sotto la Montagna Grande, si notano subito sulla destra i pennacchi di fumo, segno evidente della vita sotterranea: sono getti di vapore acqueo che possono raggiungere anche i 100°C e fuoriescono ad intermittenza da fessure della roccia. Le emissioni sono a volte accompagnate da sbuffi di anidride solforosa e da acido solfidrico. Occorre dunque avvicinarsi con la dovuta attenzione, ma il rispetto  viene spontaneo: sembra quasi di avvicinarsi ad un luogo abitato da una divinità misteriosa.

Le rocce accanto ai "fumi" portano evidenti tracce dei gas acidi e del vapore acqueo caldo che fuorisce e le altera: la loro colorazione è scura, tendente al rosso marrone vicino alle bocche di vapore.

Raccontano gli isolani che la Favara Grande era luogo generoso con i contadini che qui potevano coltivare sapendo ricavare dal vapore l'acqua che serviva ad abbeverare gli animali. Uno dei loro segreti per favorire ed aumentare la condensazione del vapore, era utilizzare delle canne oppure rami secchi di alberi vicino alle bocche. Il contatto con l’aria più fredda, faceva condensare il vapore in goccioline d’acqua che poi veniva con mezzi rudimentali canalizzata in piccole vasche scavate nella roccia.

“La Favara Grande” è la Favara Regina. Ma molte altre minori la circondano.

L'isola presenta molti fenomeni di vulcanesimo secondario: acque calde in mare, un lago termale che fa sentire in Paradiso, grotte che sono oggi delle saune naturali da cui fuoriesce il calore di un vulcano per nulla addormentato, bagni in mare da dove salgono correnti caldissime. Si dice che Pantelleria abbia virtù speciali e di certo fa sentire l'energia che giace al suo profondo: te la porti dentro, dopo una vacanza.  

Per chi ama oltre ai bagni un poco di trekking è un'emozione calpestare il vulcano. L'ultima sua più evidente manifestazione è l'eruzione del 1891, sul pendio nordoccidentale dell'isola e nella parte sommersa e cioè in ambiente sottomarino a 7 km a Nord-Ovest dell'isola.

Un’eruzione simile, era avvenuta anche 60 anni prima, e portò alla nascita e al successivo inabbissarsi dell’Isola Ferdinandea al largo di Pantelleria, nel Canale di Sicilia. Le rocce vulcaniche tipoche dell'isola sono le pantelleriti, dal caratteristico colore verde spesso disseminate di cristalli di cossyrite (dall'antico nome dell'isola, Cossyra). La pantellerite deriva da un magma particolare, molto ricco in sodio, che forma colate talmente fluide da scorrere come rivoli fangosi.

Da non perdere una volta giunti sull'isola la grotta, chiamata anche "bagno asciutto" (raggiungibile con un'altra ora di cammino dalle Favare), che è una vera e propria sauna naturale. La grotta si affaccia sull’immensa piana di Monastero, luogo dolcissimo e riparato interamente coltivato a vite.

Consigliabile inoltre approfittare del ben di Dio termale offerto da Madre Natura: i fangi e le pozze calde del Lago Specchio di Venere e le vasche di Cala Gadir, benefiche per chi soffre di artrosi e già note ai Fenici. Da evitare invece (anche se a malincuore) la Grotta di Sateria, almeno fino a quando il Comune di Pantelleria non deciderà di averne... maggiore cura e destinare al luogo qualcuno che provveda ad un minimo di pulizia. Il degrado in cui versa è indecoroso per un'isola così generosa di tesori termali naturali.  


Autore: Corona Perer

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