Viaggi & Reportages

La buona musica di Mostar

di Marco Ansaloni

Nel 1997 apriva le porte il Pavarotti Music Center di Mostar. La guerra era finita da poco, nel 93, e gli occhi ancora tesi della comunità internazionale vigilavano da vicino le attività nella zona dei balcani.
Fu in quell’occasione, e grazie a uno dei maestri del bel canto internazionale, che la musica entrò in scena nella piccola cittadina di Mostar. Fu un evento speciale raccontano ancora coloro che erano presenti.

Per la sua posizione strategica e di passaggio, per la città di Mostar erano passati da sempre diversi tipi di comunità, di etnie e di eserciti. Quei ponti avevano aiutato a collegare le rive e a rendere i commerci più agili. Allo stesso, quei ponti, inconsciamente univano quelle stesse comunità, le avvicinavano nelle loro problematiche quotidiane e nelle loro aspirazioni. Per quello, i ponti, sono sempre il primo target dei vari eserciti. Distruggendo loro, si distruge la possibilità di collegamento, e il collegamento favorisce l’unione.

Il famoso ponte medievale sul fiume Neretva, distrutto durante la guerra, é stato ormai ricostruito da anni, e i quartieri delle diverse etnie e religioni sono di nuovo collegati. Oggi il centro di Mostar è una delle mete turistiche indiscusse dei Balcani, frequentato da coreani e cinesi.

La musica, in tutto questo processo di riconciliazione ha giocato un ruolo intererssante. La dove gli interessi nazionalisti preferiscono preservare le cicatrici della guerra, anche negli stessi edifici della città, la musica è riuscita a volare più in alto e a farsi sentire. I giovani che si avvicinano alla scuola provengono da religioni ed etnie diverse.

Per suonare uno strumento e dare vita alle note degli spartiti non vengono richiesti passaporti, si chiede solo che non si abbiano pregiudizi e che non si etichettino le persone per la loro appartenenza o meno ad una comunità. Solo questo.
 


Autore: Marco Ansaloni

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Gallery

Commenti (0)