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Dodici parole per ricominciare

Parola di filosofo: Marco Guzzi - di Corona Perer

Un'epoca straordinaria si apre davanti a noi. Affermarlo in tempi come questi appare rischioso. Se a dirlo è un poeta-filosofo appare ancora più azzardato.  Ma Marco Guzzi, autore di "Dodici parole per ricominciare" (ed. Ancora) sa bene quel che dice e nel suo agilissimo saggio lo spiega affermando che se l'uomo da questa crisi avrà il coraggio di analizzare l'identità e i motivi che l'hanno portato a questo livello di decadenza, avrà davanti a sé un tempo grandioso per ricominciare. "Una grande stagione di ricerca e sperimentazione si apre davanti a noi". A patto che...

A patto che l'uomo esca dalla guerra. O meglio da una visione egoico-bellica che è l'origine di tutti i mali e intrappola uomo da secoli.  Secondo Guzzi tutta la storia (dalla nascita della scrittura sumerica 3300 a.C in poi) è stata ed è una storia di guerre. "Ciò che stiamo attraversando è la drammatica liquidazione universale". Possiamo insomma ricominciare, e questa è la prima delle dodici parole cruciali.  La seconda è Cristianesimo che suona oggi come una novità. "Ogni persona cerca oggi un'esperienza molto più personale della propria fede che trasformi”.

E le altre parole sono: Speranza, Laicità, Pace, Poesia, Fragilità, Fede, Autorità, Male, Dio, Aldilà. Ma per arrivare a questo è necessario prendere atto dello stato in cui ci troviamo di fronte alla realtà della nostra spiritualità.

"Quando vedo in televisione alcuni intellettuali o politici nostrani difendere i valori cristiani con certe facce e certi toni, mi vergogno terribilmente della contro testimonianza che diamo a chi non crede e attenderebbe dai cristiani ben altra luce" afferma Guzzi che reputa fondamentale uscire da un cristianesimo di facciata e bigotto.  Ed è proprio da questo che si può davvero ricominciare.

Guzzi indica quindi nel modello cristico la vera rivoluzione, la vera exit-strategy. Viviamo insomma un tempo estremo (l'autore lo definisce proprio così), un tempo di grandi pericoli, ma bisogna abbandonare quel tipo di 'io' che si rafforza solo opponendosi all'altro per dominarlo, oppure escluderlo, assimilarlo o annientarlo.

"Per comprendere il tempo collettivo bisogna avere anzitutto l'onestà di interpretare con chiarezza la propria vita" scrive Guzzi. "Dobbiamo guardarci allo specchio e riconoscere la crisi profondissima che attraversano la nostra esistenza, i nostri affetti, il nostro lavoro e la nostra spiritualità".

E ricominciare.

 


Autore: Corona Perer

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