Arte, Cultura & Spettacoli

Paolo Ventura, racconti di guerra

Artista? Sì ma anche un mago. Futurista

Paolo Ventura è come Hitchcock: in ''Racconti di Guerra'' transita nelle sue stesse opere.

Si camuffa e si trasforma, le marchia di una trasognata allure con pose surreali davanti a scenografie da lui stesso dipinte che danno vita a un racconto sospeso nel tempo.

Travestito da pittore-soldato si rappresenta dapprima nel suo studio, poi in guerra, infine invalido e povero. Effetti di guerra.

Il fotografo milanese lavora sul tema della Prima Guerra Mondiale come rappresentazione della memoria. I volti impassibili e ingessati sono gli stessi che si ritrovano nei dagherrotipi del secolo scorso realizzati negli studi dei fotografi o nelle fiere popolari.

Protagonista è quindi l’artista stesso, in pose surreali come accade al circo, al luna park o nei teatrini di marionette.

 

Il tutto "muove" in una Milano “sironiana”, che fa da quinta teatrale della prima storia in cui un mago fa sparire e riapparire un “monello” che, misteriosamente, scompare nella nebbia negli ultimi scatti. Nella seconda storia il protagonista è un pittore-soldato rappresentato dapprima nel suo studio, poi in guerra, infine invalido.

La suggestione creata delle fotografie dell’artista produce straniamento, dato dall’evidenza della finzione scenografica che rende il progetto ironico e beffardo.

Seppur impalpabili come sogni, le immagini nate dalla poetica di Paolo Ventura hanno l’immediatezza evocativa delle immagini popolari. Le fotografie, frutto di una meticolosa messa in scena, rappresentano “ricordi possibili” in bilico tra memoria e immaginazione.

Paolo Ventura nasce a Milano, dove vive e lavora, nel 1968. Il suo lavoro è stato esposto in musei e gallerie private di tutto il mondo. Le sue fotografie fanno parte di collezioni importanti, fra cui il Museum of fine Arts di Boston, la Library of Congress di Washington e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi.

(c.perer)

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PAOLO VENTURA, MAGO FUTURISTA

di Corona Perer


Che dire di lui? Che posa: ma non è un fotomodello. Che dipinge: ma non è solo un pittore. Che è un fotografo: ma si fa fotografare. Che è un padre: ma è anche un performer del figlio. Paolo Ventura è tutto questo: artista, o meglio, fotografo.

Lui si definisce così, ma le sue opere nascono disegnando le quinte, sulle quali lui si posiziona come oggetto da fotografare. Collaborano moglie e figlio che dietro l'obiettivo (o dentro il soggetto) aiutano l'artista a completare la performance il cui risultato finale è narrazione, fotografia, pittura.

I volti impassibili e ingessati sono gli stessi che si ritrovano nei dagherrotipi del secolo scorso realizzati negli studi dei fotografi o nelle fiere popolari.

Surreale, magico: sembra di assistere ad un teatrino e al tempo stesso di essere al luna park, dentro storie senza tempo dove muovono l’infanzia, l’innocenza, la guerra, il mistero.

Tra ricordi possibili, in bilico tra memoria e immaginazione, si sogna.

 

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