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Reinhold Messner ''Il mio alpinismo? Anarchia''

''Sta succedendo qualcosa di buono'' disse durante la pandemia. Messner quest'anno compie 80 anni

febbraio 2024 - Reinhold Messner è nato in Val di Funes nel settembre del 1944. Quest'anno  compirà 80 anni. E' un uomo che ha molta saggezza da donare, pensieri che probabilmente ha temprato col vento e la solitudine delle sue innumerevoli scalate.

''Nelle mie imprese alpinistiche ho sempre fatto un passo alla volta. Se vuoi spostare più in là i confini devi camminare adagio, con passo costante e pacato, a grado a grado. Chi corre saltando i gradini, prima o poi inciamperà'' afferma.

San Pietro, il suo paese, è poco distante dalle Odle dove trascorreva le sue estati da bambino, libero tra le montagne che lo hanno plasmato.

Al Centro Visite Casa Natura di St. Magdalena è lui il testimonial della valle. In un interessante video racconta la sua infanzia e mostra le sue origini: il paese, il pollaio dove la famiglia allevava i pennuti. Lui ed il fratello erano i figli del maestro, uomo del quale ricorda il piglio severo ma anche la grande libertà lasciata durante le estati nella baita di famiglia sotto le Odle.

''I primi 10 anni di vita alpinistica li ho fatti proprio lì, aprendo vie nuove, sempre più difficili insieme a mio fratello. La libertà che ci dava nostro padre era un invito alla responsabilità. Penso che ai miei figli avrei avuto paura a darla''.

Ascoltarlo è importante anche per capire la sua visione di ''alpinismo''.

''Si potrebbe dire che noi alpinisti apparteniamo ad una setta in continuo cammino fra la vita e la
morte. Gli adepti imparano a fare le cose più folli senza morire. Non è stato facile per me  condividere il mio pensiero con molti colleghi anche perchè della letteratura alpinistica ho sempre avuto una visione autonoma per esempio non ho mai accettato una visione che fin dall'epoca fascista guardava all'alpinismo come uno strumento di  propaganda patriottica. Il mio alpinismo è anarchia: scoprire il limite. La montagna è pericolosa per sua natura e va accettato il rischio''.

Messner invita a sfruttare proprio ciò che ci rende umani. ''Abbiamo in dono la creatività e la capacità di capire il significato delle cose. Dobbiamo usarla''.

L'uomo che il 16 ottobre 1986 divenòa il primo uomo ad avere raggiunto la vetta di tutti e 14 gli 8000 della Terra, oggi fa l'Agricoltore, si dedica alla gestione dei Messner Mountain Museum, un complesso museale dedicato a tutti gli aspetti della montagna, dislocato tra Castel Firmiano a Bolzano, Solda, Castel Juval (dove Messner abita dal 1983), Monte Rite, Castello di Brunico e Plan de Corones.

Durante la pandemia si dimostrò ottimista, dicendosi certo che l'individuo stava elaborando questo momento difficilissimo. E forse stava nascendo qualcosa di nuovo. Queste parole in epoca di pandemia, diedero un po' di speranza.

"...Capisco paura e disperazione ma io vedo che in questo tempo sta succedendo anche molto di buono. Nei masi, i contadini e gli animali sono tornati tranquilli. Si muovono poco, come una volta. Gli uomini riprendono in mano gli attrezzi dei padri. Vengono riaccese le stufe a legna. Le bestie aspettano il caldo e i suoi fiori" ha detto.

Sappiamo tutti che poi alla fine non tutto è andato bene, ma Messner aveva ragione: perchè la sua gente è proprio così. I giovani sono rimasti nelle valli, molti fanno i contadini, hanno compreso che alla fine nell'aia di casa c'è futuro. E dopo le proteste dei contadini, in tutta Europa, le farine di grillo, le cavallette fritte, la carne artificiale abbiamo tutti compreso che il futuro è proprio nella terra.

''La pandemia in montagna ha dimostrato che non bisogna avere paura della nostalgia e che dobbiamo imparare qualcosa di più profondo dalla natura. L'uomo vive sulle Alpi da 5 mila anni. Non esisteva lo sci, tantomeno il turismo. Continuerà a farlo e questo shock ci può aiutare e recuperare una storia. Prendiamo le gambe: da decenni le usiamo solo per frequentare posti affollati, meglio se in luoghi alla moda. Il virus ci ha detto che non ha senso, che sulla terra siamo troppo concentrati. Ora possiamo camminare dove non c'è nessuno. Per me la libertà è questo, spingersi senza aiuti dove si è soli. Credo che questo non vada ignorato e possa trasformarsi nell'economia del futuro. A partire da una riflessione sull'attualità delle città..."

E' se è vero che non è affatto andato tutto bene, è anche vero che siamo ancora in tempo per cambiare.

(c.perer)

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