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Tesori italiani, il Castello di Racconigi

Allo splendore della corte sabauda

Il Castello di Racconigi, sorto sulla antica fortezza militare del Marchesato dei Saluzzo, è una delle Residenze Reali d’Europa che ha più storia da raccontare. Per il   "Settembre Racconigese"  è tornato ad essere meta di visite agli interni e nell'immenso Parco. E' una bella gita da fare, nello spirito ormai diffuso della riscoperta del turismo di prossimità, ma è anche un tuffo nella storia.

Nel visitarlo si prova uno stupore strano: un misto di meraviglia e di rammarico. La meraviglia nel riconoscere di quanta classe, eleganza e ricchezza si circondasse la famiglia reale italiana ed il rammarico di sapere che molti dei tesori della reggia restano in realtà sconosciuti al visitatore perchè quello che si può vedere è solo il 10% dell'immenso palazzo che ospitava i Savoia nelle ore liete, durante le villeggiature estive dei re di Sardegna e dei re d’Italia e anche nelle loro ... scappatelle.

Non si possono vedere ad esempio le stanze segrete della regina, i bagni (restaurati) di Carlo Alberto I, la cappella privata, la biblioteca del Re illuminato autore dello Statuto Albertino, e non si può entrare nell'immenso parco che ospita anche un lago che aveva il ruolo di riflettere a distanza il Castello. Un parco così vasto che Carlo Alberto, re romantico e solitario, amava cavalcare al suo interno per ore ed intrattenere gli ospiti con lunghe gite in carrozza.

"La caccia era una delle gradi passioni del re perchè era l'attività di guerra in tempi di pace" ci spiega Elena Vassallo dell'Ufficio Turistico che ci guida alla scoperta di questo tesoro italiano.

Nel parco si ritrova il gusto francese di Versailles, grazie al giardiniere tedesco Xavier Kurten che incluse il paesaggio dolcissimo della campagna dentro le mura di Racconigi con strade alberate, boschetti di alberi e cespugli tipici del posto, radure e canali navigabili che convergevano verso il grande lago. Sul limitare della tenuta in stile neogotico la Margaria con le Serre con il reposoir della regina.

La facciata seicentesca di Guarino Guarini poi armonizzata con successive edificazioni di epoca settecentesca, era stata pensata per un principe che guardava alle novità del neoclassicismo e che nel salone d'Ercole offre uno spaccato di eleganza stupefacente. Realizzato nel 1757 dall'Architetto Borra, celebra le virtù eroiche del mito per ammiccare (metaforicamente) a quelle dei Savoia. La meravigliosa volta a padiglione è decorata con effetti prospettici e la sala è impreziosita da imponenti vasi cinesi dell'800, decorati con la tecnica cloisonné.

L'itinerario al piano nobile riempie di magia e incanto gli occhi: straordinarie gallerie di ritratti, stanze decorate con gusti e stili diversi (come il Gabinetto Etrusco) al cospetto di busti ora austeri ora dolcissimi. Il gusto per l'esotico in voga in pieno '700 prende forma in stanze ricoperte da carte da parati cinesi e da suppellettili, tra cui anche un risciò originale. Nella Galleria delle Grottesche sembra di entrare in un corridoio enciclopedico dove vengono rappresentati centinaia di volatili tutti differenti l'uno dall'altro. Composizioni floreali, uccelli, strumenti musicali: si cammina nella leggiadrìa della natura, raffigurata su ispirazione di Pelagio Pelagi dai pittori Trefogli & Cinati nel 1834.

Più che un palazzo per la villeggiatura, una vera reggia cioè la degna casa di un re. Chi ebbe il compito di progettare, arredare ed abbellire lo fece spingendo creatività ed eleganza alla massima potenza. Così si possono immaginare le dame intente al gioco delle carte, i nobili attorno al grande tavolo da biliardo del re, rimasto tale e quale, come se dal salone la corte fosse uscita il giorno prima. E poi le cucine dove gli inservienti avevano l'ordine di lavorare cantando: era una clausola contrattuale, in questo modo non avrebbero messo in bocca nulla, sottraendo furbescamente cibo dalle dispense reali. A servizio c'erano 7 cuochi, più il personale di supporto: chi cucinava, chi assaggiava e chi decorava.

Vittorio Emanuele III e la regina Elena del Montenegro amavano Racconigi e ammodernarono il Castello e qui vi trascorsero le ore più liete. Qui nacque Umberto II, secondo una tradizione che voleva arrivassero qui tutte le principesse sul punto di dare un erede al consorte. E fu lui, il Re di Maggio, a radunare una straordinaria e rara galleria di ritratti che spaziano dal capostipite del casato (il Biancamano)  fino ai rampolli dell’ultima generazione, mille anni di storia che commuovono lo sguardo contemporaneo. Uno scorcio di storia italiana che ad essere onesti  per motivi di regime ci è ignoto, benchè si tratti di una storia non secondaria a quelle delle altre case reali europee.

Racconigi e il suo castello sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Ne va fiero il sindaco Valerio Oderda. Il primo cittadino di Racconigi intende riportarlo ai fasti della indimenticata Biennale di Architettura.  I 170 ettari necessiterebbero di una giardineria in pianta stabile con almeno 5 manutentori fissi. Anche il palazzo necessita di restauri. Qualcoa si è già fatto.

"L'Associazione degli Amici del Real Castello  ha restaurato il Fregio Palagiano. Aspettiamo solo di poter lavorare in sinergia, perchè amiamo il nostro castello e vorremmo far sì che questo patrimonio dell'umanità sia davvero a disposizione di tutti" aggiunge il Sindaco che è anche presidente delle Terre dei Savoia.

Racconigi ha detto molto anche sul piano industriale: fu importante distretto di produzione della seta, grazie a Carlo Alberto I che aveva legiferato per favorire la coltivazione del gelso e utilizzare i canali per la produzione serica. Già nel XV secolo la città contava abili tessitrici di fili importati da Genova, ma con l'introduzione della coltivazione intensiva dei gelsi, l’allevamento dei bachi e la produzione dei bozzoli, era nata un’intera filiera economica e produttiva che portò a Racconigi lavoro e ricchezza. Quando nel 1677 compare la tecnologia dei mulini grazie alla fitta rete di canali, è boom: nel 1708 i setifici erano 27, con un totale di 2525 addetti ed un quantitativo di oltre 93.000 kg di filato prodotto. Da qui usciva l'organzino di cui Racconigi diventa il più importante produttore europeo.

Nel locale Museo della Seta è possibile accedere a questo capitolo di storia che rappresenta la trasformazione epocale di Racconigi.  Il borgo antico abitato fin dall'età del bronzo ed in seguito parte dell'Impero Romano, diventa città. Che i regnanti l'avessero scelta per nascere e vivere le ore più liete non era stato certamente un caso.


Autore: Corona Perer

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