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Grecia, le donne di Olympos

Isola di Karpathos: la bellezza di un villaggio e dei suoi abitanti

Ad Olympos paese abbarbicato all'estremità nord di Karpathos, sono le donne a tenere in piedi il business del commercio. Vestite in abiti tradizionali realizzano i prodotti del loro artigianato: tessiture ricamate, sciarpe e borse di stoffa e le ciabatte tipiche con il pon-pon alla greca che tuttora sono nella divisa dei soldati di guardia al parlamento greco di piazza Sintagma ad Atene.

Hanno tratti decisi, quasi mascolini, sono della matrone e magneticamente ti agganciano senza mai essere invasive. Con le loro mani, la loro creatività e la loro costanza, faticano ogni giorno: ricamano, sferruzzano, cucinano, tessono e vendono. Tutte casa e bottega. Gli uomini in paese sembrano ...oziare. Li vedi alla taverna o seduti su un muretto che guardano l'andirivieni di turisti e sembrano in attesa che tutto finisca e la calma ritorni padrona del villaggio.



Accade verso le 6 della sera quando il grosso è passato, chi ha la bottega ritira la mercanzia, chi abita fuori riparte con pesanti sacchi sulle spalle pieni di tutto: asciugamani, tovaglie ricamate, canovacci, grembiuli, fazzoletti.

Sono le depositarie di un folklore autentico di cui la Grecia è giustamente orgogliosa ma che non viene esibito alla Disneyland: é la vera natura del posto. Con il loro instancabile darsi da fare reggono l'economia della loro comunità, alla quale è riconosciuta una speciale autonomia dalla prefettura del Dodecaneso.

Il villaggio di Olympos nasce quando 70 famiglia decisero di partire dall'antica città di Palatia e Tristomo parte della tetrapoli di Karpathos a causa dei raid iconoclasti da parte degli arabi nel sesto secolo dopo Cristo data alla quale risale una delle due antiche chiese nella sommità dell'abitato impreziosite da icone bizantine. Nell' 824 arrivano i Saraceni che hanno già preso l'isola di Creta e vedono in Karpathos un importante appoggio per procedere alla conquista di Rodi e Kos. Questi raid hanno quindi forzato gli abitanti delle Coste a muovere all'interno per cercare riparo costruendo case ammassate l'una sull'altra per conquistarsi il sole, osservare cosa succedeva sulla costa ovest e sprangarsi quando chi stava in vedetta a voce lanciava l'allarme.

La comunità che si è stabilita è rimasta chiusa e poco disponibile ai contatti anche con il resto dell'isola che nei secoli successivi è stata gestita dai clan delle famiglie genovesi e veneziane, per poi passare sotto l'Impero Ottomano. Poco noto, ma le isole del Dodecaneso sono appartenute anche al governo italiano per un breve periodo durante la seconda guerra mondiale e sono state finalmente dichiarate parte della madre Grecia nel 1948.

Il  paese conta oggi 150 anime anche se le guide e i tour operator parlano di 500-600 residenti. In realtà molto di loro risiedono all'estero, ma hanno mantenuto casa o residenza nell'antichissimo villaggio che ha mantenuto una bellezza straordinaria.

 

Da qui si gode una vista mozzafiato  ma soprattutto si entra in un tempo che sa di  antico. Suggeriamo di andarci alle 16 del pomeriggio quando l'orda del turismo è passata e si può oltre che osservare... vedere e sentire l'anima del luogo. Si vedranno allora scorci di impareggiabile bellezza sull'Egeo, qualche anziano tornare all'osteria e le donne confrontarsi tra loro.

Sulla strada da o per Olympos è consigliabile fare una sosta nel piccolo paesino di Spoa che fa da crocevia per chi sale a nord area pressochè disabitata se si esclude appunto Olympos. A Spoa non c'è nulla di così particolare da vedere se non l'opportunità di sperimentare il tran tran quotidiano di un tipico villaggio greco con gli anziani radunati davanti all'unica taverna che fa da perno alla vita del paese. Si chiama Follia e si mangia  la tipica gastronomia greca: ottima e a prezzi assolutamente competitivi e con il gusto della vera cucina casalinga. Ottima la moussaka!

Da Olympos ci si porta via l'incanto di un paese rimasto sè stesso e da Spoa la pace e la semplicità di chi sa vivere con poco, attorniato come è da così tanta bellezza.

 


Autore: Corona Perer

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