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Teodorico, sovrano illuminato

1500 anni dalla morte - Conquistare...rispettando i popoli

Conquistare...rispettando i popoli. Sono trascorsi 1500 anni dalla morte del re ostrogoto Teodorico che fu un modello da questo punto di vista.  I suoi discendenti che ancora vivono in Pannonia si preparano all’anniversario del 2026 lo farà anche Ravenna città dove ha lasciato tracce indelebili.

Teodorico nacque nel 454. La Pannonia era un'antica regione compresa tra i fiumi Danubio e Sava, che comprendeva la parte occidentale dell'attuale Ungheria, il Burgenland oggi Land austriaco, fino a Vienna, la parte nord della Croazia e parte della Slovenia.

Il padre era il re ostrogoto Teodemiro, la madre una concubina di nome Ereleuva. Che Teodorico avesse davanti un grande destino era chiaro, ma l'infanzia non deve essere stata facile.  Benchè figlio di un re venne trattato come merce di scambio: nel 461, all'età di sette, fu inviato come ostaggio a Costantinopoli in modo da assicurare la fedeltà degli Ostrogoti al trattato di pace stipulato dal padre  Teodemiro con Leone I.

Cosa possa aver pensato nella sua mente un bimbo di quell'età, Dio solo lo sa. Comunqe sia nella capitale dell'Impero bizantino Teodorico ricevette la migliore istruzione da parte degli insegnanti più competenti della città come meritava un erede degli Amali, la dinastia del padre che rivendicava il governo su metà dei Goti sin dal III secolo.

Teodorico rimase a Costantinopoli fino ai 15 anni sotto i favori dell'imperatore Leone I. Imparò a leggere, scrivere, far di conto e apprese i rudimenti della cultura latina. Poi Leone lo rispedisce a casa con doni: i tempi e la geografia della Pannonia stanno cambiando.

Ha solo sedici anni quando, nel 470, Teodorico assume il controllo della porzione di regno in precedenza governato dallo zio Vlamiro e per consolidare la propria posizione di principe degli Ostrogoti passa il Danubio con 6000 guerrieri, incamerando per sé tutto il territorio conquistato.


Divenuto ufficialmente, a soli 20 anni,  Re degli Ostrogoti nel 474, alla morte del padre, Teodorico sostenne numerose campagne contro potenziali rivali, i goti e altri nemici dell'Impero d'Oriente, e questo aumentò il suo prestigio. Le frequenti spedizioni contro Strabone, al comando delle forze romane, lo portano a guardare all'odierna Italia. Nel 489 ci arriva attraverso le Alpi Giulie.

Il suo nemico ora è Odoacre che diede battaglia lungo il fiume Isonzo, ma fu sconfitto e costretto a ritirarsi a Verona. Teodorico assalta le sue posizioni e guadagna una seconda vittoria.

Odoacre è colui che aveva sancito la caduta dell'Impero romano d'Occidente, fissata formalmente dagli storici nel 476 d.C., anno in cui, per sua mano, viene deposto l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augusto. Ma il declino dell'Impero romano era già in atto da tempo: Romolo Augusto non riusciva a far rispettare il suo dominio sulle province, per cui il  vasto territorio era stato diviso in diverse entità.

Gli storici moderni mettono a causa della caduta dell'Impero Romano un complesso di fattori: il declino dell'efficienza dell'esercito, la salute e il numero della popolazione, la crisi dell'economia, l'incompetenza degli imperatori, le lotte interne per il potere, i mutamenti religiosi e l'inefficienza dell'amministrazione civile. Le cosiddette ''invasioni barbariche''  (secondo una etichetta tutta italiana), costituite  da popoli estranei alla cultura latina, avevano solo trovato terreno fertile contribuendo al colpo di grazia. E' questo il momento in cui Odoacre prende il potere, fino a quando dalla Pannonia non arrivano Teodorico e le truppe ostrogote.

Nell'intento di non disperdere le proprie forze in Italia e di evitare conflitti con la popolazione di stirpe latina, Teodorico ,dopo aver sconfitto Odoacre, insediò 40.000 Ostrogoti nei pressi delle città di Pavia, Ravenna e nel Piceno.

Ed è qui che si rivela un grande: la sua fu una politica soft o meglio, una politica improntata al rispetto. Mantenne intatto il sistema amministrativo tardo-romano, conservò al vertice della burocrazia alcuni tra i ministri di Odoacre (Cassiodoro e Liberio), si limitò a emanare editti senza mai usurpare le prerogative legislative dell'Imperatore d'Oriente, rispettò il prestigio e le funzioni del Senato e affidò a cittadini romani tutte le cariche civili (come i governatori civili delle province, i vicari delle diocesi e il prefetto del pretorio). Mantenne per sè il controllo militare: i compiti di controllo furono attribuiti ai comandanti delle guarnigioni gotiche nelle città, i cosiddetti comites civitatorum.

A differenza di Odoacre, Teodorico fece in modo che i cittadini romani vivessero secondo il proprio diritto, le proprie leggi e il proprio credo; in materia religiosa, sebbene ariano, concesse un'ampia tolleranza religiosa ai suoi sudditi calcedonei o ebrei. Riedificò la sinagoga di Ravenna dopo un tumulto popolare. Pur separati dagli Ostrogoti, i romani vissero un periodo di pace e inclusione.

Allo scopo di migliorare le condizioni economiche dell'Italia Teodorico intraprese un energico programma edilizio: nuove opere e restauri presero avvio a Verona, Pavia, Milano, Parma, Como e Aquileia che furono rinforzate con opere difensive e abbellite con  palazzi. Vennero costruiti acquedotti, chiese, bagni pubblici.

La propaganda di un impero rinnovato funzionò e gli autoctoni erano contenti del loro nuovo Principe il quale scelse Monza per la sua corte, attratto dal clima salubre e più fresco di Milano. Amava però soggiornare a Pavia, dove costruì il primo nucleo abitativo del Palazzo reale di Pavia, più tardi eletta sede reale dei sovrani longobardi, poi edificò un villino per la caccia a Villaregio.

La grandezza di Teodorico è permeata di cautela e saggezza: seppe far propri anche i gusti e le tradizioni del luogo. Costruì a Ravenna eletta sede imperiale un palazzo degno di un imperatore, come quello di Diocleziano a Spalato. La residenza reale (sul modello di quello di Costantinopoli) aveva accanto la Chiesa di Cristo il Redentore ovvero l'attuale Basilica di Sant'Apollinare nuovo a dimostrazione che potere temporale e spirituale coincidevano nel sovrano. A celebrarlo come condottiero era una statua equestre nella piazza prospiciente il Gran Palazzo, proprio come facevano gli imperatori romani.

 

Ravenna divenne dunque capitale con opere degne del suo nuovo rango:  l'acquedotto romano risalente a Traiano fu rimesso a nuovo, Teodorico poi commissionò l'Hagia Anastasis, una piccola chiesa dedicata al culto ariano oggi noto come Battistero degli Ariani, suo mausoleo. La struttura del Mausoleo di Teodorico fu costruita con blocchi squadrati in pietra d'Istria, venne riccamente decorato con fregi e motivi comunemente riscontrati negli ornamenti metallici scandinavi del V o VI secolo.

 

 

Ma Teodorico sapeva che fino ad allora era stata Roma, la Caput Mundi e quindi anche nell'odierna capitale avviò importanti opere. Mise mano al Palazzo di Domiziano sul Palatino (a finanziarla fu una tassa ad hoc), furono rinforzate le Mura Aureliane, la Curia, il Teatro di Pompeo, gli acquedotti e le fognature, mentre vennero poste nuove statue sulle arcate dell'Anfiteatro Flavio e fu costruito un nuovo granaio. Bonificò l'Agro Pontino ristabilendo la navigabilità del Decennovium e ripristinò l'uso della via Appia Claudia.

Bisogna quindi  sempre ricordarsi che nella storia d'Italia, grandi non furono solo i Romani.
Ma anche chi ne prese le redini.
Teodorico fu certamente sovrano illuminato. Alla base aveva un solido impianto culturale acquisito nella prima infanzia con gli studi a Costantinopoli. Ma seppe guardare al popolo conquistato con rispetto. A 1500 anni dalla morte, anniversario che cadrà nel 2026 verrà celebrato come merita.
Lo farà anche Ravenna città dove ha lasciato tracce indelebili.


Autore: Corona Perer

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