
Grossman ''Scrivere secondo me''
Lo scrittore che conquista i lettori con i sentimenti che narra
La lettura, il dolore, la pace, la speranza, la scrittura. David Grossman è un uomo che incanta: lo ascolteresti per ore. La scrittura per Grossman è anzitutto capire, comprendere il mondo, l'unico modo per chiudere il mondo fuori senza chiudersi dentro. Non una fuga, ma la capacità di dar voce all'identità dell'altro.
''Se scrivo di una donna divento donna, posso persino calarmi nei panni di un generale nazista in un campo di concentramento, la cosa più orribile che io possa concepire. Per me ciò serve a entrare nell'altro, percepirne la visuale. Gli intellettuali hanno il compito di ricordare che esiste una alternativa: il dialogo" afferma riferendosi al dramma israelo-palestinese.
Sul quesito (che fu già di Elie Wiesel) ovvero cosa possa fare uno scrittore per aiutare il proprio paese non ha dubbi. "Scrivere, creare storie che costringano il lettore ad entrare nella pelle di un altro. Anche quando l'altro è un nemico". Mettere cioè i propri occhi nell'altro, dialogare.
Grossman conquista i suoi lettori per la semplicità e la bellezza dei sentimenti che narra, le ‘nuances' della vita come lui ama dire. "Solo conoscendo l'altro non possiamo più rinnegarlo o fare come se non esistesse lui, la sua storia, la sua sofferenza. E saremo anche più indulgenti verso i suoi errori" dice.
Spiega che Palestinesi e Israeliani non sono nè troppo diversi tra loro nè troppo uguali? "Sono simili, molto più simili di quanto si pensi". Sono due popoli che si cercano, si sforzano di convivere ma sono i governi a non fare... l'unica cosa da fare. "Guardarsi negli occhi e dialogare" dice lo scrittore.
"La pace è un obiettivo infinito, mai compiuta del tutto" dice lo scrittore, ex-attore radiofonico, romanziere di successo, saggista, creativo, firma prestigiosa dei più importanti quotidiani al mondo. Ha scritto narrativa per ragazzi (la sua specialità), romanzi d'amore, saggi, reportages. Stile piano, ritmo avvincente, una prosa che spesso ingloba il discorso diretto e non concede tregua.
Empatia è una delle sue parole-chiave ". Uomo semplice, alla mano, cordiale, ama ascoltare più che parlare ma a Riva del Garda si è concesso in una lunga intervista.
Gli avevamo chiesto di immaginarsi primo ministro: quale sarebbe la prima cosa da fare? Lui rispose: "Preferirei non esserlo ho di meglio da fare''. Ad inizio carriera un suo programma tv si intitolava "Stutz" cioè "può accadere". Gli abbiamo chiesto cosa deve accadere perché Israele conquisti la pace e lui ci ha risposto "Stranamente siamo sempre molto vicini e molto distanti dalla pace. Ma la pace verrà dalle donne: loro sono attaccate alla vita, al sangue, ai figli".
Leggi la nostra intervista realizzata a Riva del Garda nel 2007 > qui
Autore: Corona Perer
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