
Editoriale - Arsenale Europa
L'Europa prosegue la sua folle corsa e va al riarmo
UE? Dovremo chiamarla AE: Arsenale Europa
Ursula von der Leyen ha lanciato il suo piano "ReArm Europe" con una cifra che toglie il fiato: 800 miliardi di euro destinati all'industria bellica. Una somma colossale che viene sottratta alla spesa sociale mentre ospedali collassano, scuole crollano e novantacinque milioni di europei vivono sull'orlo della povertà. Questa è la realtà dietro la retorica della sicurezza collettiva.
Protestare oggi per ridare forza all'Europa? Per carità !
Le piazze dovrebbero riempirsi (per avere senso) solo per un unico urlo: dire NO ALLA GUERRA. che in questo momento significa anche dire NO all'Europa belligerante e guerrafondaia di Ursula von der Leyen.
La quale, sia detto per inciso, non ha speso una parola (una!) per il genocidio in corso a Gaza. Nel corso dell'ultima notte e nonostante una fragilissima tregua ci sono stati 300 morti. Erode prosegue la sua corsa, ma come potrebbe Ursula rendersene conto impeganata come è ad armarsi fino ai denti?
E pensare che le donne al potere avrebbero dovuto portare saggezza e concretezza...
Corona Perer
18 marzo 2025
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L'ignobile farsa
Il litigio e l'Europa che prosegue la sua folle corsa: alla guerra
Per carità: sia sempre benedetto l'uomo che cerca la Pace. Ma se non hai memoria di aver anche seminato la Guerra, sarà evidente che si tratta di una ignobile farsa. E' proprio vero quel che diceva Henry Kissinger: “L'America non ha né amici permanenti né nemici permanenti: ha solo interessi”. E così lo scontro in diretta tv - per chi ha visto la traduzione integrale di come sono andate le cose - è proprio la plastica rappresentazione di questo approccio: Trump per buona parte dell'incontro parla di un accordo storico ed essenziale (le terre rare ucraine a saldo degli aiuti militari già forniti), accordo che però - alla fine - non sarà firmato. Sappiamo infatti come sono andate le cose.
Se non fosse da piangere, verrebbe da ridere. Ma c'è solo da piangere. L'Europa non se ne rende ancora conto che proseguire nel sostegno alla guerra è folle. Condividiamo in pieno il pensiero di La Civetta Bianca (canale telegram: t.me/lacivettabianca)
Dietro queste schermaglie teatrali si nasconde una verità che nessuno osa pronunciare: l'Europa è solo una pedina sacrificabile nella grande scacchiera geopolitica mondiale. Questo deterioramento delle relazioni tra Washington e Kiev non è un incidente diplomatico, ma l'ennesimo atto di un copione scritto con meticolosa precisione da mani invisibili che muovono i fili del potere globale.
L'Europa, un tempo cuore pulsante della civiltà occidentale, oggi è ridotta a un cadavere politico che respira artificialmente grazie alla macchina dell'egemonia americana. I leader europei, marionette patetiche di un teatro del potere che li sovrasta, hanno già firmato in silenzio la loro condanna: essere terreno di scontro tra i veri giganti mondiali – Stati Uniti, Russia e Cina.
La Germania, con il suo apparato industriale in ginocchio per la crisi energetica, contempla l'abisso della deindustrializzazione forzata. La Francia, impantanata in crisi politiche cicliche, non riesce più a proiettare la sua influenza oltre i confini nazionali. L'Italia, dilaniata da problemi strutturali che nessun governo ha il coraggio di affrontare, si aggrappa disperatamente a briciole di sovranità. Il Regno Unito, isolato nella sua illusione post-Brexit, galleggia in un limbo geopolitico senza precedenti.
Questa balcanizzazione programmata dell'Europa non è casuale, ma metodica. Un continente frammentato, debole e dipendente non rappresenterà mai più una minaccia per l'egemonia americana né una tentazione per l'espansionismo russo o l'influenza economica cinese. La vera partita si gioca altrove, tra giganti che usano l'Europa come campo di battaglia senza rischiare nulla sui propri territori.
L'incontro fallito tra Trump e Zelensky è solo l'ennesima dimostrazione che la diplomazia è morta, sostituita da un cinismo brutale che non ha più bisogno di maschere. Mentre le cancellerie europee tremano e aspettano istruzioni da Washington, il continente scivola verso un destino già scritto: essere carne da cannone in una guerra che non gli appartiene, essere campo di battaglia di interessi che non sono i suoi.
E quando l'ultima bomba sarà caduta, quando l'ultimo soldato sarà morto, l'Europa scoprirà di essere stata smembrata non dai suoi nemici, ma da coloro che chiamava alleati. Un sacrificio necessario, calcolato e accettato in silenzio da leader senza spina dorsale che hanno preferito inginocchiarsi piuttosto che rischiare di stare in piedi.
Non resta che riflettere: siamo su un translantico alla deriva.
2 marzo 2025
c.perer
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Il senso delle parole
L'ipocrisia del linguaggio su Gaza
Digerita e superata anche questa Giornata della Memoria restano le domande di sempre: quale genocidio merita di essere ricordato? Quale no? Non sarebbe meglio ricordarli tutti? Armenia, Ruanda, Nativi d'America, Israele e...Palestina sono la faccia della stessa medaglia: HOMO HOMINI LUPUS.
Ma in Italia, vietato pensarla diversamente E del resto come replicare alla Senatrice Liliana Segre, che certo ha patito la persecuzione ebraica (e chi lo negherebbe mai? ), ma si ostina a negare?
''A Gaza non è genocidio, no all'abuso della parola''
Liliana Segre, ebrea, senatrice a vita della Repubblica Italiana
Non si tratta della distruzione di un popolo. E di grazia...di cosa si sta parlando?
Proprio vero che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Ma resteranno negli occhi di tutti in eterno le macerie di Gaza e il biblico ritorno di un popolo, nonostante tutto, verso quei cumuli di cenere. La Resistenza, anzi il ''Resist to Exist'' è proprio questo.
E mai sarà dimenticato il medico Hussam Abu Safya che va incontro ai carri armati israeliani. Da quel giorno - era il 27 dicembre 2024 - non se ne sa più nulla. Si sa solo che gli è stata negata persino l'assistenza legale.
Fate un po' voi.
3 febbraio 2025
immagine tratta da Telegram: è il fotogramma del Medico Hussam Abu Safya che va incontro ai carri armati israeliani
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Avere Memoria
Significa ricordare per far tesoro dell'esperienza
Avere Memoria non significa solo ricordare. Avere Memoria significa ricordare per far tesoro dell'esperienza.
In occasione della Giornata della Memoria vogliamo esprimere il desiderio che l'ipocrisia sparisca, che la retorica delle parole caschi in terra, che le menti obunibilate da verità di comodo finalmente vedano, finamente capiscano. Diventino finalmente consapevoli.
E se vi capiterà di rivedere in Tv il film ''La vita è Bella'' ricordatevi anche del falso storico contenuto nel suo finale. A liberare Auschwitz non furono i carri armati americani, ma quelli sovietici.
Avere memoria significa non alterare la storia e riconoscere (con non poca amarezza) che gli Uomini non imparano un bel nulla dalla storia. Quando si tratta di prevaricare, son tutti uguali. Facciamo memoria vivendo, guardando in faccia alla realtà.
Raggiungendo, se possibile, la consapevolezza.
27 gennaio 2024
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La tanto attesa notizia
Il Cessate il fuoco è arrivato: reggerà?
“Il raggiungimento del cessate il fuoco darà un po’ di respiro alle vittime palestinesi del genocidio israeliano. Ma arriva amaramente in ritardo” ha detto Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas inizierà domenica 19 gennaio 2025, quando i primi ostaggi dovrebbero essere rilasciati. Ma attenzione è temporaneo e si trasformerà in una tregua permanente se e quando saranno raggiunti tutti i requisiti e i passaggi richiesti.
Anzitutto va detto che serviranno 43 giorni. Con quel che è successo sperare che vada tutto bene è difficile, ma dobbiamo sperare e speriamo che tutti vogliano che così sarà. Verranno rilasciati i 33 ostaggi israeliani: finalmente si sa il numero. Non 1000 e più: ma 33. Giorni fa Israele ha anche ammesso che la bufala degli stupri di massa... non risultava nenche a loro.
Molte fake news cominciano quindi a ridimensionarsi. Chi coopererà a questa tregua? Qatar, Egitto e Stati Uniti paesi che non possiamo definire neutrali. Quindi questo più che un accordo di fine guerra è un accordo per ostaggi e prigionieri: Israele ad esempio deve rilasciarne tra i 1000 e i 1500. E comunue non quelli presi dopo il 7 ottobre.
L'accordo non obbliga Israele a modificare lo schieramento lungo il corridoio Filadelfia al confine tra Gaza ed Egitto. E anche questa è una bella Spada di Damocle: la guerra e l'occupazione non sono affatto finite ma sospese in attesa di questi scambi. Per 43 giorni tutti cammineranno su pezzi di vetro.
I commenti più responsabili sono perciò cauti. “Per le persone palestinesi, che hanno subito oltre 15 mesi di bombardamenti devastanti e incessanti, che sono state sfollate ripetutamente dalle loro case e che hanno lottato per sopravvivere in tende improvvisate senza acqua, cibo e beni essenziali, l’incubo non terminerà anche quando le bombe avranno cessato di cadere'' ha aggiunto Agnès Callamard.
I palestinesi ieri festeggiavano e in effetti la loro è una vittoria di resistenza, ma hanno perso innumerevoli cari, tante vite sono state spazzate via, attorno hanno solo macerie, niente acqua, niente cibo, nel corpo e nell'anima traumi di ogni genere, l’incubo che hanno vissuto è stato terribile. E ora nell'immediato c'è il problema di sfamare un popolo dopo i continui ostacoli posti da Israele all'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza che hanno causato livelli senza precedenti di fame tra la popolazione civile. Bambine e bambini ne sono morti.
''La comunità internazionale, che finora ha vergognosamente fallito nel cercare di persuadere Israele a rispettare i suoi obblighi internazionali, adesso deve assicurare che Israele consenta immediatamente che prodotti salvavita arrivino con urgenza in ogni zona della Striscia di Gaza per garantire la sopravvivenza della popolazione palestinese - afferma perentoria Amnesty. ''Ciò comprende far entrare forniture mediche vitali per curare le persone ferite e quelle malate e facilitare l’urgente ripristino delle strutture sanitarie e di altre infrastrutture di fondamentale importanza” prosegue Amnesty che chiede l’accesso di osservatori indipendenti sui diritti umani nella Striscia di Gaza per individuare le prove e documentare l’entità delle violazioni dei diritti umani.
Speriamo che un aggiorno arrivi davvero la parole Fine. Per il momento è solo uno Stop.
Importante e necessario, ma solo uno stop.
16 gennaio 2025
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IL DOVERE DI DIRE
2025 - per noi è l'anno della maggiore età
Cari Lettori,
il 2025 sarà per noi l'anno della maggiore età: 18 anni. Siamo nati infatti nel 2007.
La nostra scelta fu darsi un nome strano: SENTIRE, ovvero tornare a percepire in un mondo che già allora cominciava ad essere bombardato da molte notizie.
Eravamo in pochi nel 2007 e - a guardarlo oggi - sembra un altro mondo, se pensate che FB era nato 3 anni prima (2004), Twitter l'anno prima (il 2006) ed era una nicchia, mentre Instagram dovrà attendere il 2010.
Volevamo ridare dignità a quei contenuti falcidiati dai quotidiani (''questo non interessa nessuno'' diceva il mio capopagina all'Adige quando tornavo da una magnifica conferenza che meritava invece di essere narrata e i miei appunti restavano mortificati).
Il giornalismo era già in deriva e ripiegato sulle cose che fan vendere il giornale, perciò SENTIRE fu quel progetto nel cassetto che usciva per tentare di ridare dignità e cittadinanza alla curiosità che fa crescere e produce sapere, e anche spazio al 'dovere di dire'.
Ora, 18 anni dopo, con l'intelligenza artificiale che fa i giornali, con l'informazione diventata propaganda e serva del sistema, con i giornalisti che vendono la loro dignità agli interessi di bottega, ribadiamo la necessità di ridare dignità alle cose che fanno SENTIRE, palpitare, pensare, riflettere.
Oggi più che mai. Se il mondo assiste muto e rassegnato davanti ad un genocidio significa che si è proprio smesso di SENTIRE. Stiamo vivendo sotto anestesia, tacitando il buon senso in nome del senso comune, e anche nel nostro ambiente è una gran tristezza vedere colleghi che inseguono il fake ai sonagli dell'ufficio stampa di turno.
Restiamo qui a fare il nostro onesto mestiere. Oggi, come allora, mi dico: che almeno il nostro angolo di mondo giornalistico sia pulito, ricordando il proverbio arabo in base al quale "se ognuno tiene pulito l'uscio davanti casa, la cittá sará pulita".
L'illusione che ciò possa davvero avvenire è pia, ma i folli non smettono mai di sognare ed è il sogno che ci salva. "A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso" diceva Nelson Mandela.
Buon Anno a tutti
Corona Perer
30 dicembre 2024
ARCHIVIO EDITORIALI 2024
ARCHIVIO EDITORIALI 2023
Film ''The Eagle Huntress''
''La principessa e l'aquila'' è un documentario del 2016 diretto da Otto Bell
Autore: Corona Perer
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