Arte, Cultura & Spettacoli

''Beato Angelico'' mostra a Firenze

Databile tra il 1425 e il 1428 ha una forma inconsueta

Vestiva il saio Beato Angelico. Ma era un grande artista e divenne la punta di diamante dell’arte del Quattrocento a Firenze. Frà Giovanni da Fiesole - noto come il Beato Angelico - è unanimemente considerato tra i massimi esponenti del Rinascimento. Fra' Angelico fa parte della schiera  dei maggiori artisti del Quattrocento e le sue opere segnano alcuni dei «più alti punti a cui sia giunta mai la pittura cristiana».

A Firenze, al Museo di San Marco si conserva il suo orginalissimo ''Giudizio Universale''  databile tra il 1425 e il 1428 e dalla forma inconsueta, tornato visibile nel 2019 dopo accurati restauri. 

Dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026 la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo di San Marco presentano ''Beato Angelico'', una straordinaria mostra a lui dedicata.

L’esposizione affronta la produzione, lo sviluppo e l’influenza dell’arte di Beato Angelico in dialogo con pittori come Lorenzo Monaco, Masaccio, Filippo Lippi, ma anche scultori quali Lorenzo Ghiberti, Michelozzo e Luca della Robbia.

L’occasione della mostra permette di restaurare numerosi capolavori grazie a un’articolata campagna di interventi e di riunire per la prima volta pale d’altare di uno dei principali maestri dell’arte italiana di tutti i tempi, disperse da oltre duecento anni. Frutto di oltre quattro anni di lavoro, il progetto ha reso possibile un’operazione di eccezionale valore scientifico e culturale, riunendo dipinti, disegni, sculture e miniature provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e collezioni italiane e internazionali, ma anche da numerose chiese e istituzioni territoriali di grande valore storico e culturale.

Celebre per un linguaggio artistico che, partendo dall’eredità tardogotica utilizza i principi della nascente arte rinascimentale, Beato Angelico (1395 circa – 1455) ha creato opere famose per la maestria nella prospettiva e l’uso della luce nel rapporto tra figurazione e spazio. La mostra permette di esplorare la qualità assoluta di questo artista come mai in precedenza, facendo emergere la capacità di innovazione artistica in relazione a un profondo senso religioso, fondato su una meditazione sul sacro in connessione con l’umano.

Co-organizzata insieme alla Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, celebra a Firenze uno dei padri dell’arte del Rinascimento in un percorso che, tra le due sedi del Museo di San Marco e di Palazzo Strozzi, la mostra sarà curata da Carl Brandon Strehlke, Curatore emerito del Philadelphia Museum of Art.

''Beato Angelico'' rappresenta la prima grande mostra a Firenze dedicata all’artista dopo settant’anni, andando a creare un dialogo unico tra istituzioni e territorio nella collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi, la Direzione regionale Musei nazionali Toscana e il Museo di San Marco, la cui sezione sarà co-curata da Stefano Casciu (Direttore regionale Musei nazionali Toscana – MiC) e Angelo Tartuferi (già Direttore del Museo di San Marco).

Nell'ottobre 2019 - come detto - era stato ultimato il restauro del Giudizio Universale del Beato Angelico. Il dipinto, assai particolare nella forma e ricco di novità nel trattamento del soggetto, è da sempre uno dei preferiti e più largamente popolari dell’Angelico, ma meno conosciuto,  carico di interrogativi e domande senza risposta. I colori di questa magistrale opera dell’Angelico, ritrovati in seguito al sapiente restauro di Lucia Biondi,  ci consentono di contemplare con più ammirazione e consapevolezza questa visione ultraterrena.

Curiosa la forma trilobata che ancor oggi non ha spiegazioni certe.  Anche il soggetto dell’opera è particolare, è un’insolita visione del Giudizio Finale. Vediamo il Cristo giudice in tutta la sua gloria, attorniato da angeli, in un cerchio celestiale che domina dalla sommità. La mano destra levata del Cristo invita i fedeli risorti verso i cancelli della Gerusalemme Celeste; la sinistra volta verso il basso consegna i peccatori alle fauci pietrose dell'Inferno.

La Madonna e San Giovanni Battista sono raffigurati come intercessori in una posizione straordinariamente prossima al Figlio. La schiera celeste è completata da ventiquattro santi e profeti assisi come in tribunale, dodici su ciascun lato.

Al centro della composizione la fuga di tombe scoperchiate, che fa da spartiacque tra gli eletti e i dannati, guida lo sguardo attraverso tutta la profondità dello spazio del dipinto fino all'orizzonte azzurro pallido nello sfondo. Ě là che deve avere termine il mondo sensibile.

Da una parte i dannati, costretti a varcare la soglia di un Inferno così letterario che non può non far pensare a Dante e dall’altra parte l'elegantissima danza di angeli e beati verso il monte della Gerusalemme celeste, interpretata come il luogo della luce divina, che si intreccia con il giardino, espressione simbolica del Paradiso. Questa danza è del tutto nuova, di singolare armonia, illuminata da bagliori d'oro.

Non è noto lo scopo originale del dipinto, e probabilmente ha cambiato collocazione al tempo in cui Vasari lo descrive nel convento di Santa Maria degli Angeli vicino all'altar maggiore dove sedeva il prete durante la messa. Il Giudizio Universale, databile tra il 1425 e il 1428, fu probabilmente eseguito proprio per la cappella maggiore di Santa Maria degli Angeli.

Verosimilmente fu Ambrogio Traversari, frate e più tardi priore di Santa Maria degli Angeli, studioso di patristica, esperto grecista, aperto propugnatore dell'unità con la chiesa bizantina, l’ispiratore del Giudizio.E sempre lui con ogni probabilità affidò al pennello dell’Angelico la sua colta visione apocalittica ispirata a concetti di pace, amore, fratellanza, ben esemplificata nel Giudizio del frate pittore.

 

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