Arnaldo Pomodoro. Forme del mito, 1983, foto Carlo Orsi
Arnaldo Pomodoro. Forme del mito, 1983, foto Carlo Orsi
Arte, Cultura & Spettacoli

Arnaldo Pomodoro, tra mito e tempo

La memoria del passato che diventa futuro

L'arte di Arnaldo Pomodoro ha una forte dimensione evocativa, che definire ''speciale'' è appropriato: è specie a sè. Prende corpo in forme in materie che affonda le radici nel mito e nella memoria del passato per immediatamente proiettarsi nella visione del futuro.

Pomodoro ha portato nella scultura, sulla vasta superficie di cemento e bronzo, una trafittura di tocchi, incavi, nodi, orme e impronte: un linguaggio illeggibile, ricco di storia, quasi simbolico e al contempo premonitore dei circuiti dei primi “cervelli elettronici”.

 

Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro nel 1926, ha vissuto l’infanzia e la formazione presso Pesaro. Dal 1954 vive e lavora a Milano. Nella sua città natale ha lasciato un'opera iconica straordinaria.

Negli anni Cinquanta realizza altorilievi dove emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura, che viene interpretata variamente dai maggiori critici. Nei primi anni Sessanta affronta la tridimensionalità e sviluppa la ricerca sulle forme della geometria solida: sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, cubi -in lucido bronzo- sono squarciati, corrosi, scavati nel loro intimo, con l’intento di romperne la perfezione e scoprire il mistero che vi è racchiuso. La contrapposizione formale tra la levigata perfezione della forma geometrica e la caotica complessità dell’interno sarà d’ora in poi una costante nella produzione di Pomodoro.

Nel 1966 gli viene commissionata una sfera di tre metri e mezzo di diametro per l’Expo di Montreal, ora a Roma di fronte alla Farnesina: è il passaggio alla grande dimensione. Questa è la prima delle numerose opere dell’artista che hanno trovato collocazione in spazi pubblici di grande suggestione e importanza simbolica: nelle piazze di molte città (Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt), di fronte al Trinity College dell’Università di Dublino, al Mills College in California, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, di fronte alle Nazioni Unite a New York, nella sede parigina dell’Unesco, nei parchi sculturali della Pepsi Cola a Purchase e dello Storm King Art Center a Mountainville, poco distanti da New York City.

Ha realizzato numerose opere ambientali: dal Progetto per il Cimitero di Urbino del 1973 scavato dentro la collina urbinate, poi non realizzato a causa di contrasti e problemi locali, a Moto terreno solare, il lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, dalla Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, all’environment Ingresso nel labirinto, dedicato all’Epopea di Gilgamesh.

 

Memorabili mostre antologiche lo hanno consacrato artista tra i più significativi del panorama contemporaneo. Numerose esposizioni itineranti si sono susseguite in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone. Si è dedicato alla scenografia sin dall’inizio della sua attività e ha realizzato ‘‘macchine spettacolari’’ per numerosi lavori teatrali, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica.
Ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: Stanford University, University of California a Berkeley, Mills College.

Arnaldo Pomodoro costituisce la Fondazione nel 1995 con il compito di garantire la conservazione e la valorizzazione della sua opera, dando vita a un’idea visionaria: creare uno spazio inventivo, quasi sperimentale, di studio e confronto sui temi dell’arte contemporanea, dalle esperienze delle avanguardie fino alle più recenti prospettive, mirando a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società. La Fondazione nasce quindi, e opera, secondo la volontà di Pomodoro di creare un luogo aperto alla rilettura dell’arte del Novecento e alla creatività dei giovani artisti, uno spazio collettivo di esperienza viva, che mira a un coinvolgimento, profondo e globale, con le persone e la società.

Ha realizzato numerose opere ambientali: dal Progetto per il Cimitero di Urbino del 1973 scavato dentro la collina urbinate, poi non realizzato a causa di contrasti e problemi locali, a Moto terreno solare, il lungo murale in cemento per il Simposio di Minoa a Marsala, dalla Sala d’Armi per il Museo Poldi Pezzoli di Milano, all’environment Ingresso nel labirinto, dedicato all’Epopea di Gilgamesh, fino al Carapace, la cantina di Bevagna realizzata per la famiglia Lunelli.

 

 

Da sinistra, Arnaldo Pomodoro con Pierluigi Cerri, Giorgio Marconi e Francesco Leonetti (ph. Carlo Orsi)

 

Ha ricevuto molti premi e importanti riconoscimenti: i Premi di Scultura alle Biennali di São Paulo (1963) e Venezia (1964); il Praemium Imperiale per la Scultura 1990 della Japan Art Association e il Lifetime Achievement in Contemporary Sculpture Award dell’ International Sculpture Center di San Francisco (2008). Nel 1992 il Trinity College dell’Università di Dublino gli ha conferito la Laurea honoris causa in Lettere e nel 2001 l’Università di Ancona quella in Ingegneria edile-architettura.

Pomodoro è sempre stato artista aperto anche a collaborazioni con il mondo dell'impresa e anche in questo ambito ha lasciato un segno icononico realizzando nel 2005, per la cantina umbra delle Tenute Lunelli, a Bevagna, (dove si produce il Montefalco Sagrantino), il ''Carapace'' opera di scultura e di architettura, una grande cupola ricoperta di rame, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra che l’abbraccia. L’unica scultura al mondo perfettamente integrata con l’ambiente. in cui si vive e si lavora.

“Ho avuto l’idea di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità che, con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo.”   disse Pomodoro che qui vediamo mentre studia e progetta l'opera per i Lunelli.

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Commenti (0)