
Galleria Segantini, «Orizzonti di luce»
Arco: dal 20 maggio fino al 22 ottobre 2023
«Orizzonti di luce. Segantini e il paesaggio divisionista: natura, memoria e simbolo» è la nuova mostra della galleria civica «Giovanni Segantini».
Dedicata a uno dei temi per eccellenza della pittura, il paesaggio, è allestita da sabato 20 maggio (con inaugurazione alle 17 all’auditorium di Palazzo dei Panni) fino al 22 ottobre.
Il nuovo progetto espositivo, a cura di Alessandro Botta e Niccolò D’Agati, indaga la particolare predilezione di Giovanni Segantini nei confronti della natura e del paesaggio, presentando opere che spaziano in una cronologia ampia che prende l'avvio dalle prove condotte in Brianza per chiudersi con le ricerche simboliste.
Accanto alla figura di Segantini la mostra presenta lavori nodali dei rispettivi protagonisti della stagione divisionista, offrendo al visitatore la possibilità di confrontare diverse e personali indagini sul tema del paesaggio, in un percorso finalizzato a restituire una fisionomia esemplare di quelle ricerche così come la temperie di una delle stagioni più significative dell’arte italiana.
Tre sezioni tematiche -«Natura», «Memoria» e «Simbolo»- propongono uno sguardo complessivo sulle possibili declinazioni del genere del paesaggio in quegli intensi decenni di elaborazione pittorica, offrendo la possibilità di avvicinarsi ad opere note e meno note, difficilmente visibili e raffrontabili direttamente nel loro insieme.
Ad affiancare la figura di Segantini sono infatti i nomi e le opere dei pittori Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Vittore Grubicy De Dragon, Luigi Conconi, Giovanni Sottocornola, Cesare Maggi, Carlo Fornara, Benvenuto Benvenuti, Guido Cinotti, Baldassarre Longoni, Carlo Cressini, Alberto Bonomi e Matteo Olivero.
Le opere in mostra provengono dal Segantini Museum di St. Moritz (tra le altre anche il celebre «Il ritorno dal bosco»), dalla Galleria d’arte moderna di Milano, dalla Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, dalla Collezione fondazione Cassa di risparmio di Alessandria e dalla Pinacoteca Matteo Olivero di Saluzzo (CN), oltre che da numerose collezioni private.
18 maggio 2023
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SCALINATA CON PRETE e LA POMPEIANA
Acquisito il quadro sul sacerdote intento a dirigersi nella chiesa di Veduggio
12 novembre 2022 - La figura solitaria di un anziano sacerdote che sale le scale, una separazione netta fra un’area inondata di luce e una parte in ombra, il tentativo di cogliere il momento in cui la luce del giorno e l’ombra della notte si avvicendano: tutti questi elementi si compongono magistralmente nel quadro noto come «Scalinata con prete».
Si tratta del dipinto «A messa prima», prima custodito al Museo Segantini di Saint Moritz, acquisito dal Comune di Arco nel dicembre 2021.
Il soggetto è celebre. Il tema è il sacerdote intento a dirigersi nella chiesa di Veduggio.
La nuova Galleria Segantini si giova di un recente intervento strutturale che è stato finalizzato a garantire una migliore qualità delle condizioni conservative e di fruizione dello spazio museale grazie a una direzione dei lavori di ristrutturazione affidata all'architetto Michelangelo Lupo.
Il Comune ha poi deliberato nel 2022 l’acquisto di due dipinti di Giovanni Segantini: «Paesaggio brianteo», olio su tavola di 24,8 x 35 centimetri datato 1884/85, e «Pulcini nell'aia», olio su tela di 43 x 70 centimetro datato 1883/85.
Pulcini nell'aia
L’acquisizione è tesa a valorizzazione la città come luogo segantiniano, un progetto che ha posto Arco al centro di una rete di relazioni con le principali istituzioni che conservano opere di Segantini e con gli studiosi che si occupano di questo artista. Rientra quindi negli obiettivi del Comune di Arco incrementare il patrimonio delle opere di Segantini da mettere a disposizione della collettività.
Paesaggio Brianteo
Le due opere in via di acquisizione, due dipinti giovanili nelle quali si inizia a intravvedere la pennellata e la divisione del colore che renderanno celebre Segantini, già da anni arricchivano i percorsi espositivi della galleria civica. Risale al 2017, infatti, l’acquisto, per 100 mila euro, del trittico «Natura di lepre e frutta», «Natura di pesce e verdura» e «Natura di cacciagione e frutta», olio su lamiera di zinco; occasione nella quale il Comune di Arco ottenne in deposito queste due opere, che ora ha stabilito di acquistare.
Le altre acquisizioni: nel 2009 la «Testa di vacca», olio su tela del 1892, per 75 mila euro. Nel 2020 il pastello e tempera acquerellata su cartoncino di 41 x 24 centimetri «La pompeiana», datata 1888-1890 e pagata 70 mila euro. «Scalinata con prete», datato 1886-1887 e acquistato per 98 mila euro.
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LA POMPEIANA E LA BRIANZA
La pompeiana venne dipinta da Giovanni Segantini tra 1888 e 1890. Questo pastello e tempera acquerellata su cartoncino, di ridotte dimensioni (41 x 24 cm) è di proprietà del Comune di Arco. L'opera è stata esposta per la prima volta l'opera nella mostra temporanea intitolata “Segantini e la Brianza” un focus dedicato al periodo trascorso da Segantini in Brianza, negli anni precedenti al suo trasferimento in Engadina.
Il periodo brianzolo fu un’esperienza determinante per l’artista, che in quei luoghi tranquilli poté vivere appieno il sentimento sacro della comunione nella natura di umanità e mondo animale, una concezione che si esprime in capolavori come i dipinti «Le due madri» e «Ave Maria a trasbordo», e che diventerà cifra estetica anche della produzione successiva.
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Inquieto, geniale, sofferto: Giovanni Segantini
Storia breve di un grande della pittura - di Corona Perer
Un grande innovatore della pittura alpina e un importante rappresentante del simbolismo di fine secolo. Giovanni Segantini è il padre del divisionismo. Artista famoso sbocciato da una infanzia difficile e da una gioventù irrequieta.
Era nato il 15 gennaio 1858 ad Arco, che allora faceva parte dell’impero austroungarico. Il padre era un venditore ambulante Agostino Segatini. La madre Margherita de Girardi morì giovane lasciando il piccolo Giovanni, a 7 anni, alle cure della sorellastra Irene a Milano, dove trascorre anni di solitudine e tristezza.
Imparò la professione di calzolaio, lavorò per un breve periodo nel negozio di fotografia del fratellastro Napoleone e fu assistente di un pittore di pannelli decorativi. Frequentò l’Accademia di Brera a Milano e ottenne il suo primo successo con il dipinto «Il Coro della Chiesa di Sant’Antonio».
Nel 1881 Segantini abbandonò Milano e si trasferì con la compagna Luigia Bugatti, detta Bice, in Brianza, una regione ricca di laghi tra Milano e Como. L’allontanamento dalla città e dall’accademia con i suoi canoni e i soggetti mitologici e religiosi obbligati fu una scelta di principio. Come molti artisti, Segantini cercò l’originalità e i motivi della vita quotidiana per superare le strutture accademiche.
A quel tempo la Brianza era una regione rurale, Segantini concentrò il suo studio sulla vita quotidiana dei contadini e dei pastori. Lo stretto rapporto del pastore e della pastorella con gli animali divenne uno dei motivi preferiti, che in seguito riprese più volte nei Grigioni. Nel 1882 nacque il primo figlio, Gottardo (che divenne lui stesso pittore e scrisse una biografia del padre); seguirono i figli Alberto e Mario e la figlia Bianca.
Nell’agosto 1886 Giovanni Segantini, dopo un lungo viaggio esplorativo, si stabilì con la famiglia a Savognin, un villaggio di contadini di montagna nell’Oberhalb-stein (cantone dei Grigioni). Fu il paesaggio montano con la sua luce intensa che portò l’artista ad un nuovo linguaggio pittorico. Spesso Segantini arricchì di un contenuto simbolico i paesaggi alpini meticolosamente osservati, in modo da creare visioni pittoriche allegoriche di rara luminosità. L’allontanamento dalla pittura realistica di genere avvenne in una fase di crisi in tutta Europa.
Dopo otto anni di soggiorno a Savognin, Giovanni Segantini si trasferì in Engadina con la sua famiglia, perseguitato dai creditori. Nel 1894 prese in affitto lo Chalet Kuoni a Maloja. Pur ben pagato (le sue opere erano tra le più costose dell’epoca) amava condurre un costoso stile di vita dell’alta borghesia milanese, e questo lo portava a sperperare in breve tempo i guadagni considerevoli che il suo mercante Vittore Grubicy gi procurava.
All’età di 41 anni, Segantini morì inaspettatamente di peritonite il 28 settembre 1899 sul monte Schafberg sopra Pontresina, mentre stava lavorando al quadro centrale del suo trittico alpino.
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