Arte, Cultura & Spettacoli

Federico Capitoni: ''Toccate!''

Esce per Jacabook un viaggio nel senso...dei sensi

(di Corona Perer) - Ciò che ci identifica è un'impronta digitale ed è nelle cose che tocchiamo che lasciamo traccia della nostra impronta. Ci pensiamo mai a quanto importante sia il tatto nelle nostra vita? Una domanda non banale in un'epoca storica in cui la stretta di mano è stata sostituita da sfioramenti di gomito e sembra che ogni contatto sia solo fonte di problemi.

L'ultima fatica di Federico Capitoni scrittore, drammaturgo, giornalista e... scultore, offre l'occasione di rifletterci. "Toccare" (edizioni Jacabook), è un viaggio nel senso. Ed il fatto che l'autore pratichi, attraverso l'arte, un confronto artistico con la materia, non è casuale nell'origine di questo piccolo libro dedicato al più importante dei 5 sensi, quello che comprende tutti gli altri: il tatto.

Così importante che Platone, nel Timeo, non lo colloca tra le funzioni sensoriali del corpo (vista, udito, gusto e olfatto) perchè in realtà le comprende interamente. Tutti i sensi si esprimono nel tocco. ''Il tatto è quel senso che è diffuso in tutto il corpo'', scrive il filosofo Agostino nelle sue Confessioni.

"Gli stimoli toccano gli organi di senso (occhi, orecchie, bocca e naso) che dunque sentono" spiega Capitoni che con questo saggio riporta al centro della speculazione filosofica il corpo, il sensibile, e il contatto tra umani, animali e le cose del mondo, e una fenomenologia del 'sentire' nella quale il tatto è il primo strumento.

Già autore di "La verità che si sente" (2013), Capitoni articola il saggio in cinque parti (come le cinque dita) e un ''rintocco'' finale. "Un’autorecensione, un ritoccarsi" afferma l'autore che è anche organizzatore e animatore di pratiche filosofiche collettive oltre che docente di Storia ed estetica musicale al Conservatorio, scrive per «la Repubblica» e collabora con Radio Rai.

Di pagina in pagina si ritrova anche il tratto umoristico di Capitoni, che da buon critico musicale, avezzo al linguaggio critico, parte da una "Piccola storia filosofica del tatto. A tentoni" per muovere verso una "Critica della ragion plastica". Con questo titolo che echeggia a Kant, Capitoni compie una analisi per nulla scontata su pelle, mano e gesto, in un'epoca nella quale siamo invasi da tecnologie "touch".

La pelle è il tatto passivo, la mano il tatto attivo, il gesto un tatto visivo. Ed ecco che in "i-Touch" analizza la conoscenza ma anche ciò che è intoccabile, approdando ad una critica della mano teorica. Si va dalla ''Apologia del mignolo'' all'emancipazione dell’anulare, per giungere alla vera fenomenologia del toccare, che rimanda a questioni di senso, anima e metafisica.

Ridare al corpo una sua legittimità, e farne materia speculativa è tutt'altro che scontato in un momento come questo, di relazioni sospese. "Il corpo è invece il formidabile dispositivo di riconoscimento attraverso il quale entriamo in contatto con il mondo e a partire dal quale tutto il conoscere, e quindi il vivere, ha inizio. Così imparare a toccare significa imparare a stare al mondo" scrive Capitoni.

Ne esce un'antropologia del toccare, che si eleva a metafisica del tocco, come manifestazione dell’essere e che si avvale di molti illuminanti voli nella semantica, quella parte della linguistica che studia il significato delle parole e che ci permette di assegnare un senso a ciò che nominiamo e diciamo. Come il termine "umano".

''La mano quale pregorativa umana, cioè dell'u-mano, eleva il tatto al più antropologico dei sensi: gli animali vedono e ascoltano, ma è l'articolazione della mano a rendere il tatto così squisitamente umano" scrive Capitoni.

Alla fine del saggio, il ritocco, riflette sul tenere in mano un libro: leggiamo e tocchiamo allo stesso tempo. Ma c'è un toccarsi anche fra le parole che lo compongono, che interagiscono e formano un pensiero. Ne esce un libro 'toccante' che muove più di una riflessione: un libro che ci tocca e - proprio per questo - ci graffia. Perchè, conclude Capitoni, "...parlare del toccare è come parlare d'amore". Poco oltre con paradossale autoironia aggiunge: "...è un libro che non va da nessuna parte. Perchè 'sta'. E  stare non significa essere fermi, ma potenti, pronti a muoversi e a muovere: saper essere, toccare".

Fatevi toccare da questo libro.
(cperer)

 


Autore: Corona Perer

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