
La crisi arriva nei Kibbutz
Israele si affida alle piattaforme di booking ma è crisi nera
E' crisi per i Kibbutz (un po' azienda e un po' hotel) che in Israele risentono della guerra e del calo drammatico di popolarità del paese protagnista di questi due ultimi sanguinosi anni di massacro a Gaza. Nei Kibbutz era possibile svolgere anche esperienze di volontariato. Questi villaggi si erano col tempo offerti come un’ottima alternativa low-cost: prezzi contenuti per una vacanza a stretto contatto con la natura.
Eppure Israele non demorde e si è affidato ad alcune piattaforme di prenotazione online con proposte a dir poco oscene. La prima ha a che vedere con il cosiddetto “turismo di guerra”. Tripadvisor pubblicizza macabri tour guidati ai confini di Gaza: Tour del patrimonio e dell’eroismo al confine di Gaza.
''In questo caso, Tripadvisor diventa veicolo, per soldi, di una pratica disumana che consiste nell’osservazione morbosa di un genocidio in tempo reale. Inoltre, la piattaforma contribuisce alla normalizzazione dell’orrore e del genocidio per cui i visitatori, anziché essere disgustati dai bombardamenti su Gaza, vengono attratti dalla pornografia della violenza” afferma il movimento BDS (bdsitalia.org) che sta portando l’attenzione sul turismo “non-etico”.
BDS ha individuato su Booking, Airbnb, Expedia e TripAdvisor, che si mettono a disposizione stanze e appartamenti in colonie israeliane costruite illegalmente in Cisgiordania e Gerusalemme Est.
La costruzione di colonie illegali è stata condannata da molteplici risoluzioni, tra cui la Risoluzione 2334 del 2016 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e, più recentemente, dalla Corte Internazionale di Giustizia (CIG), che nel luglio 2024 ha ribadito che queste colonie sono state create da Israele in violazione del diritto internazionale. L’illegalità di questi affitti turistici era già stata messa in evidenza da un approfondito rapporto di Amnesty International intitolato Destination: Occupation, pubblicato nel 2019.
Booking.com però, dopo la denuncia, non ha preso provvedimenti per evitare gli illeciti. Per tale motivo, la piattaforma è stata messa sotto inchiesta con l’ipotesi di riciclaggio, in base a un’indagine di SOMO, un centro di ricerca indipendente sulle multinazionali, che nel 2024 ha presentato un esposto alla procura olandese.
Una recente ricerca del Guardian di febbraio 2025 ha confermato come questa pratica sia ancora ampiamente diffusa: attualmente, si possono trovare oltre 760 camere riconducibili a immobili su colonie illegali messe in affitto su Airbnb e Booking.
Tutti noi, come consumatori, possiamo boicottare queste piattaforme facendo pressione affinché non vengano più pubblicizzati alloggi in colonie illegali costruite su terreni rubati.
C'è chi ha deciso di fare pulizia almeno nel proprio ambito e perseguire l’impunità dei criminali di guerra. Il titolare di Wind Villa, un hotel di Kyoto, in Giappone, ha chiesto ai suoi ospiti di sottoscrivere al momento del check-in una Dichiarazione di non coinvolgimento in crimini di guerra, in cui il cliente deve dichiarare «di non aver preso parte ad attacchi su civili, uccisioni di prigionieri di guerra, torture o ogni altro atto che ricada sotto l’Articolo 8 dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (CPI)».
Il pensiero è stato il seguente: i soldati e le loro famiglie andranno pure in vacanza. Facciamo sì che non siano tra coloro che incontriamo in piscina.
E del resto non occorre andare molto lontano. Se ne vedono anche a Predazzo, in Val di Fiemme (un gruppo era alloggiato all'Hotel Aquila a fine luglio) e ben tre hotel nelle Dolomiti sarebbero già di proprietà israeliana: il primo Principe di Malga Ciapela che per due mesi all'anno si trattiene l'intera struttura garantendo vacanze kosher (cuochi, lavapiatti, uscieri, portantini inclusi) per il resto dell'anno affitta tranquillamente camere. L'altro hotel sarebbe il Bellevue di Cortina e un terzo è il Savoja di Alleghe. Le vacanze in quest'ultimo vengono pubblicizzate anche dai volantini dei supermercati Lidl ed Eurospin che non a caso pubblicizzano anche il Principe di Malgaciapela: 150 euro a persona a notte.
Il Gazzettino dava notizia a inizio 2024 del passaggio di proprietà. Era gennaio da 3 mesi era iniziata la tragedia di Gaza.
Il passaggio di proprietà e il compleanno del Savoia di Alleghe (100 anni celebrati il 12 luglio scorso) sono stati annunciati anche dal settimanale cattolico AMICO DEL POPOLO di Belluno dove non sono mancati i commenti dei lettori. Ecco qui uno screenshot recentissimo.
Ma per noi che ci troviamo a Rovereto non occorre andare molto lontano. Basta il Lago di Garda. Il gruppo alberghiero Leonardo Hotel Fattal ha acquisito l’hotel Principe di Lazise, situato in località Le Greghe, Lazise, Verona Lago di Garda. Si tratta di un ulteriore investimento effettuato dal gruppo israeliano in Italia, dopo diversi asset alberghieri acquisiti principalmente in città primarie. L’Hotel Principe di Lazise è un albergo che offre 127 camere, ristoranti e bar, ampi spazi esterni e un complesso termale SPA di grandi dimensioni. Il prezzo apparso sulla stampa per la transazione sarebbe pari a circa 25 milioni di euro, il venditore Bain Capital (fonte: Hotel Seeker)
Fattal Hotel Group, la società a cui fa capo Leonardo Hotels, ha creato un fondo di investimento alberghiero di oltre 315 milioni di euro per espandere il suo portfolio, con particolare riguardo all’Europa su un capitale di investimento totale di €1 miliardo di per l’acquisto di diversi hotel in vari mercati e località in tutta Europa. Ciò consentirà alla società con sede in Israele di espandere ulteriormente il gruppo Leonardo Hotels con i quattro brand Leonardo Hotels, Leonardo Royal Hotels, Leonardo Boutique Hotels e NYX Hotels by Leonardo Hotels. Recentemente sono stati acquisiti per €40 milioni due hotel a Malaga e Maiorca per un totale di 260 camere, già aggiunti alla venture.
Fattal Hotel Group è stato fondato nel 1998 da David Fattal ed è quotato alla Borsa di Tel Aviv (TASE). Il portfolio dei brand comprende Leonardo Hotels, Leonardo Royal Hotels, Leonardo Boutique Hotels, NYX Hotels by Leonardo Hotels, Jurys Inn, U Hotels e Herods. Caratterizzato da una crescita dinamica, il Gruppo gestisce 227 hotel con oltre 43.000 camere in 109 destinazioni e 19 paesi. Shahar Aha, CFO di Fattal Hotel Group ha dichiarato: “L’Europa è un’area interessante per noi, poiché è un mercato in crescita dove possiamo investire in singoli hotel e in gruppi alberghieri''.
Ma torniamo nel lontano Giappone. Che effetti ha avuto la scelta del Wind Villa? Sebbene ci siano state proteste da parte dell’ambasciatore israeliano, il titolare è rimasto fermo nelle sue intenzioni, dichiarando che ciò è a tutela e protezione dei suoi ospiti. ''Una simile dichiarazione, se adottata da tutti gli hotel, o meglio ancora resa obbligatoria dalle autorità di polizia come forma di controllo e prevenzione, potrebbe ostacolare la libera circolazione di criminali di guerra'' afferma BDS.
Va detto che c'è chi monitora gli spostamenti dei militari israeliani all’estero. E' la Hind Rajab Foundation, nata per combattere l’impunità dell’esercito israeliano che segnala tempestivamente alle autorità la presenza di possibili criminali di guerra in località di vacanza.
''Ciascuno di noi si potrebbe far carico di diffondere la conoscenza di tali pratiche presso centri di accoglienza turistica nei luoghi che avrà occasione di visitare'' afferma BDS.
Ricorderete tutti la polemica sollevata contro la Taverna Santa Chiara a Napoli, accusata falsamente di antisemitismo per avere risposto alle provocazioni di due clienti israeliani sostenitori del genocidio a Gaza e dell’oppressione del loro governo contro il popolo palestinese. Ebbene è partita una campagna denominata SPLAI (Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana). Tutti gli spazi turistici, quali ad esempio alberghi, ristoranti, bar, centri culturali e sportivi, possono aderire alla campagna che promuove la creazione di una rete di spazi che si dichiarano liberi dalla discriminazione e dal razzismo e si impegnano a non avere rapporti con aziende e altre entità complici del regime israeliano di colonialismo, occupazione e apartheid.
''Aderire alla campagna SPLAI per luoghi di accoglienza turistica significa anche dimostrarsi accoglienti nei confronti di turisti che condividono princìpi di giustizia e libertà e che rifiutano l’apartheid israeliana'' afferma BDS che tiene a precisare: ''Condannare i crimini di Israele non è antisemitismo e le campagne di boicottaggio di non prendono mai di mira l’identità delle persone, ma le complicità con il regime di oppressione israeliano''.
Ma di turismo si sta occupando anche Castello SGR che recentemente ha investito a Courmayeur: ''nasceranno 60 nuovi serviced apartment'' annunciava l'ufficio stampa. Gli azionisti principali di Castello SGR sono Anima Holding e Oaktree Capital Management. Anima Holding detiene l'80% del capitale, mentre Oaktree mantiene il restante 20% E chi è Anima Holding? E' di proprietà di una storica famiglia ebraica: il fondatore del fondo è Alberto Foà che ha rilevato la quota di maggioranza di Castello SGR, acquisendo l'80% del capitale da vari soci.
E qui la passeggiata sugli appettiti albreghieri si chiude con un riferimento a Trento dove Castello SGR significa Le Albere e il fondo Clesio un fondo immobiliare chiuso, riservato a investitori qualificati, gestito da Castello SGR S.p.A.. Questo fondo possiede, tra gli altri, il quartiere "Le Albere" a Trento, progettato da Renzo Piano. Il fondo è stato oggetto di un nuovo piano economico-finanziario nel 2020-2025, che ha riguardato anche la ridefinizione della sua esposizione debitoria: nel luglio 2023 era in rosso di 80 milioni... Un ridicolo articolo giornalistico locale (dove il titolo parla di successo!) > qui.
Ma torniamo da dove eravamo partiti: la crisi del turismo in Israele sta travolgendo anche la Terra Santa. La Custodia di Terra Santa è molto preoccupata. Resistere e rimanere è quanto i Francescani hanno sempre fatto e sempre faranno.
Era prevedibile che i colpi si sarebbero fatti sentire anche a Tel Aviv che si era votata al turismo LGBT. I Kibbutz sono solo un problema nel problema. Il primo kibbutz, quello di Degania Alef, risale al 1909. La sua struttura innovativa, ispirata ai valori della condivisione e dell’uguaglianza, riscosse presto molto successo, tanto che venne replicata in molti altri centri sparsi per il Paese. Attualmente in Israele i kibbutz sono circa 250, ognuno con le proprie aziende e peculiarità. Il più celebre kibbutz è sicuramente quello di Sde Boker, sorto nel 1952 nel sud di Israele, a 50km dalla città di Beer Sheva che fu una delle prime città ad essere occupata con la Nabka del 1948 (come racconta un bellissimo libro tradotto di recente in Italia). Quindi il kibbutz sorge in terreno strappato gli arabi e proprio qui David Ben Gurion, storico Primo Ministro e fondatore dello Stato di Israele, trascorse l’ultima parte della sua vita ed è ancora possibile visitare la sua casa convertita in museo.
In conclusione, il turismo può essere un potente veicolo di crescita economica e scambio culturale tra i popoli, ma solo a patto che sia veramente etico. Tutti i consumatori critici possono favorire la crescita di valori di giustizia e libertà. Anche andando in vacanza: scegliendo per bene.
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