
Sulla strada per Gerico
Una chiave all'entrata: We Will Return, dice. Ritorneremo
(Jeriho-Gerico, Corona Perer) - Sulla strada per Gerico (Jeriho in arabo) scendi nel cuore della Terra e nel punto più basso della Terra. Da questa strada ho portato tre ricordi meravigliosi: la frutta al mercato, l'uomo del pane e poi la chiave con quel messaggio così chiaro:We Will Return. Ritorneremo.
Nella piana assolata di Gerico, in faccia al Monte delle Tentazioni di Cristo e davanti alle rocce dove è incastonato il monastero Ortodosso di San Giorgio, sperimenti la vita rubata, quel che poteva essere e non è stato, dentro un mondo arabo che resiste e dove lo straniero è sempre un benvenuto. Dove le auto dividono la strada con i carretti, e un uomo fa il pane con gesti che sembrano danza (ma non è una esibizione, è tecnica) e dove resti incantato davanti alla frutta: mai vista così bella.
Eppure sei dentro la tragedia di un popolo. Nel 2010, quando ci arrivai, malgrado le tensioni fossero palpabili, malgrado tutti i problemi, malgrado tutte le delusioni, la gente sapeva dire ''You are welcome''. E oggi?
Leggendo in questi giorni "La strada per Be'erSheva'', scritto nel 1963 dall'inglese Ethel Mannin (capolavoro che entra nel mare del dolore del popolo palestinese nei giorni della Nabka del 1948), sono tornata anche io sulla strada per Jeriho e nelle foto che avevo realizzato vi ho trovato tutta la bellezza e la speranza che c'era nel 2010, quindici anni fa.
Riguardando quelle foto mi chiedo dove saranno i bambini, oggi sicuramente cresciuti, dove sarà quella donna, e l'uomo che faceva il pane con sguardo severo e occhi tristi, e dove sarà il solare fruttivendolo che mi offrì una banana a gran voce: lo trovai provocatorio e mi sentii una scimmia, ma poi assaporai il frutto di quella terra e capii che lo straniero è sempre importante. Quel gesto era solo un dono: vieni, assaggia la nostra terra.
Quindici anni dopo, mi chiedo: quella chiave sarà lì ancora al suo posto?
Sullo sfondo c'era un gran hotel: bar, piscina, militari in divisa e in abiti civili. A poca distanza c'è il Mar Morto dove gli arabi fanno il bagno vestiti e in spiagia circola sempre la sinistra presenza di qualche soldato. Per non vederli devi andare sull'altra sponda del Mare, quella giordana.
Quell'hotel così smisuratamente grande a pochi metri dalla moschea, era già allora l'altra faccia di un paese sfregiato e ancor oggi tragicamente sospeso in quel che poteva essere e non è stato.
La chiave del ''We will return'' esprimeva fiducia nel futuro, nelle imprevedibilità della storia. Sulla sua sommità c'era il residuo di una bandierina: strappata dal vento o a mano d'uomo?
Eppure la chiave sembrava un inno al domani. Tutto - in fondo - può pur sempre accadere.
Spero che sia ancora lì. E' bello crederci.
Corona Perer
luglio 2025
Autore: Corona Perer
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