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Gerusalemme città fragile

Scontri nella città Santa: i palestinesi protestano

di Ibrahim Faltas* - Dalla finestra del mio ufficio della Terra Sancta School di Gerusalemme, vedo la porta di Damasco. Ci sono scontri e poliziotti a cavallo. Nell’ultimo mese, la vita e l’attività della zona aveva ripreso la vivacità di sempre, poichè la popolazione di  Gerusalemme, grazie alla campagna di vaccinazione è uscita dalla crisi del covid, e negli ultimi giorni abbiamo tolto la mascherina.

Ad aprile, migliaia e migliaia di ebrei sono venuti a Gerusalemme, da tutto Israele, per festeggiare la Pasqua  Ebraica, anche noi cristiani, abbiamo fatto tutte le nostre celebrazioni in tranquilità, anche se è il secondo anno che mancano i pellegrini, quest’anno almeno abbiamo avuto la gioia della partecipazione della comunità cattolica locale.

Con la settimana di pasqua ortodossa che secondo il calendario giuliano viene celebrata il 2 maggio 2021 sono partiti gli scontri. Iniziava anche il Ramadan, il mese più importante per i musulmani, un mese di purificazione e preghiera. Ed è proprio in concomitanza di queste due ultime celebrazioni, che sono scoppiati i disordini, andando a compromettere la sicurezza e anche il diritto per tutti di pregare.

Tutto questo caos, questo scompiglio si è esteso in tutta la Cisgiordania, come un effetto domino, creando proteste ovunque. Questi ultimi  fatti di violenza fanno  comprendere la fragilità di Gerusalemme, che dopo un anno di pandemia, è venuta a galla violentemente la questione  irrisolta di Gerusalemme.

C'è indifferenza, la comunità internazionale non trova una soluzione sul riconoscimento di Gerusalemme, come Città Santa, città che appartiene a tutti i popoli. Ricordo con commozione le parole di  San Giovanni Paolo II che in una lettera apostolica  afferma: "...La città santa di Gerusalemme, così cara a ebrei, cristiani e musulmani, si eleva come un simbolo di incontro, di unione di pace per l'intera famiglia umana".

Poi esortava: "...Con buona volontà e larghezza di vedute sia trovato un modo giusto nel quale i differenti interessi e aspirazioni possano essere messi insieme in una forma armoniosa e ferma...!. Spesso ripeteva che se non ci sarà pace a Gerusalemme, non ci sarà pace nel mondo.

Gerusalemme è la chiave per  chiudere ogni conflitto e aprire la porta della pace.
Le proteste di questi giorni,  a cui hanno partecipato molti giovani di tutte le religioni,  ci invitano a a ripensare Gerusalemme come l’icona, il modello  della Fratellanza Umana. 

Dice il Salmo:
Domandate pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano,
sia pace sulle tue mura,
sicurezza nei tuoi baluardi.
Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».

Chiedo alla comunità internazionale di riprendere i dialoghi sulla questione di Gerusalemme, per il bene dell’umanità, per un futuro di pace e giustizia. La città di Gerusalemme, non è una città come le altre, ma è un messaggio di convivenza e di pace per  il mondo, ha una grande opportunità, in questo secolo post covid, di ripartire con una luce nuova, come un modello esemplare, perchè la sua natura e le sue caratteristiche sono i pilastri fondanti di una nuova società, dove le tre grandi religioni monoteiste, l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam, possono essere i protagonisti di un modello di una società basata sulla coesistenza  e sulla collaborazione.

Ciò può arricchire la Gerusalemme di oggi, rispettando quel legame indissolubile tra la Gerusalemme storica e la Gerusalemme celeste perchè  l'una richiama l'altra. Attrae tutta la storia umana: tutti siamo nati a Gerusalemme, tutti apparteniamo alla Città di Dio. 

* Ofm Terra Santa


Autore: Ibrahim Faltas

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