
Ferrara - Meis, il museo nazionale dell'Ebraismo
La vicenda degli ebrei italiani la prima e più antica comunità della diaspora
(Ferarra - Corona Perer) - Il Meis, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, è testimonianza di un importante capitolo di storia legata agli Ebrei italiani. L'esposizione racconta l'esperienza degli ebrei italiani dall'epoca dei ghetti (a partire dal 1516 con l'istituzione del primo, quello di Venezia) allo scoppio della Prima guerra mondiale.
Entrando al Meis di Ferrara, si incontra il popolo del deserto, il vento e la vastità di Israele. La storia dell'Ebraismo racconta una patria che abita nel Libro e nella legge prima ancora che nei passi del suo patriarca Mosè e nella terra. Una patria di carta. Il Meis racconta la scrittura e il canto ebraico e la vicenda degli ebrei italiani la prima e più antica comunità della diaspora.
Nel Rinascimento gli ebrei erano attivi a Firenze, Ferrara, Mantova, Venezia, Genova, Pisa, Napoli, Palermo e ovviamente Roma con un ruolo non secondario di prestatori, medici, mercanti, oppure oggetto di pregiudizio.
I primi ebrei arrivarono a Roma grazie agli intensi scambi commerciali nel bacino del Mediterraneo e già nel I secolo e.v. (d.C.) la comunità ebraica romana era fiorente e stabile, tanto che poté riscattare gli ebrei fatti schiavi durante l'assedio di Gerusalemme del 70, quando il generale Tito, futuro imperatore, distrusse il Tempio per ordine del padre Vespasiano. Da Roma gli ebrei si sparsero presto lungo tutta la penisola: a sud, dove raggiunsero fino al dieci per cento della popolazione, e a nord, soprattutto lungo le coste.
"La storia degli ebrei italiani è parte integrante della storia d’Italia ed è ancora oggi molto attuale perchè vi è al suo interno la storia della convivenza tra culture diverse e del rapporto tra l’identità di maggioranza e quelle minoritarie" spiega in uno degli apparati video Daniele Jalla.
A Ferrara, è arrivato dalla Fondazione Caritro di Trento (che l'ha concesso in comodato gratuito) il bassorilievo del Simonino da Trento al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Il “Compianto sul corpo morto di Simonino” entra così nella collezione permanente “Ebrei, una storia italiana” del MEIS.
L'opera rappresenta un tassello fondamentale nella narrazione della vita nei ghetti in cui le comunità ebraiche vennero confinate dal 1516. L’opera offrirà ai visitatori un approfondimento su uno dei più drammatici episodi di antigiudaismo. Fondazione Caritro aveva acquistato il bassorilievo ligneo “Compianto sul corpo morto di Simonino” nel 2020 e lo aveva concesso per 9 anni al Museo Diocesano di Trento in occasione della mostra "L'invenzione del colpevole. Il 'caso' di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia".
L’opera è stata restituita dal Museo Diocesano di Trento alla Fondazione Caritro nel 2022. Il Consiglio di Gestione, vista l’importanza artistica e storica dell’opera, si è adoperato per individuare una nuova collocazione dell’opera trovando nel MEIS l’istituzione adatta alla sua contestualizzazione e valorizzazione.
IL MEIS
Ricavato nelle ex carceri ferraresi (chiuse nel 1992), il museo ha come mission raccontare la presenza ebraica in Italia che si è formata e sviluppata nella Penisola dall’età romana (II sec. a.e.v.) al Medioevo (X sec. d.e.v..). Gli ebrei d’Italia hanno costruito la propria peculiare identità senza mai farsi assimilare. Gli ebrei italiani sono quelli che vivono in Italia o hanno ascendenze italiane o, in senso più ristretto, appartengono all'antica comunità di rito italiano (minhag italkì), diversamente dalle comunità risalenti all'epoca medievale o moderna, che fanno riferimento al rito sefardita (praticato dagli ebrei provenienti dalla Spagna e dal bacino mediterraneo) o askenazita (degli ebrei provenienti dalla Germania e dal nord Europa).
Migrazioni, integrazione e intolleranza religiosa sono raccontate in rapporto sia al mondo pagano che a quello cristiano. C'è la ricostruzione della tomba della giovane Faustina, morta a 15 anni e - in una delle ultime sale - un video consente di contemplare la scrittura ascoltando la voce del rabbino.
Come noto l'anno della catastrofe è il 1492, quando gli ebrei vengono espulsi dalla Spagna, dal Portogallo e dai territori di dominio spagnolo. Molti ebrei si trivano in fuga dal centro Europa. A Venezia, nel 1516, fu fondato il primo ghetto della storia, una forma di segregazione in seguito istituita anche a Roma e in quasi in tutte le città italiane tra cui proprio Ferrara che porta nella sua urbanistica evidenti segni di quel periodo.
Solo dopo Napoleone gli ebrei italiani cominciarono ad essere emancipati e parteciparono numerosi sia al processo risorgimentale che portò all’Unità d’Italia, sia alla prima guerra mondiale, per difendere la patria.
Nel 1938, le leggi razziali emanate da Mussolini segregarono e discriminarono nuovamente gli ebrei fino a provocarne la persecuzione, la deportazione e la morte (circa 9.000 furono arrestati in territorio italiano e uccisi durante il fascismo e l’occupazione nazista). Solo con la nascita della Repubblica e la firma della Costituzione è stata riconosciuta agli ebrei l’appartenenza di diritto all’identità dell’Italia, un Paese che hanno contribuito a fondare.
(foto e testo di Corona Perer)
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Autore: Corona Perer
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