
Giornata della Memoria? Usiamo il plurale!
Sarebbe bello si ricordassero tutte le stragi
Giornata della Memoria: ovvero ricordare per non dimenticare. Che cosa? I libri di storia parlano di Olocausto o Shoah, ma non furono nè l'uno, nè l'altro. Fu Genocidio.
Ma vi fu solo il nazismo antisemita di matrice tedesca. Per cui certo, occorre ricordare che un paese intero, la Germania (ma non solo, perchè ci furono Italia, Polonia, Belgio, Olanda, Austria pienamente coinvolte), decretò chi poteva vivere e chi no: una persecuzione strisciante che divenne sterminio. Occorre ricordare che tutto non accedde improvvisamente ma iniziò piano piano con liste, leggi ingiuste, esclusioni dalla vita sociale, divieti sul posto di lavoro, espropri, divieti di circolazione, isolamenti e portarono dritti ai ghetti e infine ai campi di sterminio e alle torture.
Attenzione: non ci fu solo questa strage. E più che di Giornata della memoria si dovrebbe dire GIORNATA DELLE MEMORIE. Sarebbe bello queto momento di riflessione diventasse trasversale e universale e servisse a ricordare, senza distinzioni del colore della pelle, del credo religioso, dell'etnia di appartenenza e dell'orientamento sessuale, tutti i genocidi e i massacri con cui l'uomo ha sporcato il concetto di umanità e la sua stessa storia. A partire dal prmo vero e proprio genocidio del tempo moderno, quello contro gli Armeni di inizio '900.
Un genocidio ci fu anche in anni recenti, nel 1994, quando circa 1.000.000 di persone furono brutalmente trucidate in Rwanda. E come non ricordare quelli altrettanto recenti perpetrati a Srebreniza durante la terribile guerra dei Balcani? E come non ricordare la repressione sui Rohingya e le stragi etniche in Africa?.
''Mi colpì molto il racconto di alcuni superstiti che ci raccontarono che nella stessa chiesa del villaggio in cui soggiornavamo, in una sola notte furono rinchiuse e uccise 3000 persone, adulti e bambini, a colpi di machete'' ricorda Stefano Manera che nel 2010 si trovava in Rwanda per partecipare a una missione umanitaria. "Parlai con i sopravissuti. Mi dissero che rivoli di sangue scorrevano dalla grande porta della chiesa".
E allora, facciamo uno sforzo di memoria. A questo mondo non sono morti solo gli ebrei. C'è stato (e prosegue!) un genocidio silenzioso e sistematico del popolo palestinese (numero di morti indefinito), dei nativi americani (stimati più di 100.000.000 di morti), il genocidio del Rwanda (1.000.000 di morti), i massacri delle Foibe (stimati 2.500 morti e 7.500 scomparsi), l'eccidio del popolo armeno (1.000.000 - 1.500.000 morti), l'holodomor ucraino e i gulag russi (stimati 10.000.000 di morti), il genocidio cambogiano per mano dei Khmer Rossi (2.000.000 di morti), l'indimenticato massacro di Srebrenica (stimati 10.000 morti), i massacri del Darfur e del Biafra (2.500.000 morti), il massacro di Timor Est, i desaparecidos argentini e la strage degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti, i lager degli ospedali psichiatrici, le decine di migliaia di morti innocenti con il pretesto delirante di esportare la democrazia occidentale.
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Olocausto o Shoah? Nè l'uno, nè l'altro. Fu Genocidio
di Corona Perer
E' necessario usare bene le parole. Olocausto, termine usato per molti anni per indicare la tragedia dell'antisemitismo, è in realtà termine aborrito dagli ebrei, che alla parola olocausto associano il “sacrificio” (la Bibbia ci narra di molti olocausti rivolti ad Adonai sin dall’epoca dei patriarchi). E perciò applicare il termine allo sterminio nazista è improprio: forse che gli Ebrei furono o si offrirono come sacrificio? Certo che no.
Ma anche il termine Shoah non è del tutto appropriato: significa “distruzione” ma la radice semanticamente non contiene il concetto di distruzione per mano dell’uomo. Anche lo tsunami è shoah per un ebreo che sa bene la differenza con la persecuzione patita in Europa quando lo sterminio venne per mano dell’uomo. Per questo Israele è così legato a Dio. Perché non fu Dio a voler questo, ma l’uomo.
Il termine più corretto fu dunque ''genocidio'', coniato nel 1944 dal giurista Raphael Lemkin nato in una famiglia di ebrei polacchi che si interessò al genocidio armeno e propose alla Società delle Nazioni di bandire ciò che chiamò "barbarie" (lo sterminio di un'etnia) e "vandalismo" (la distruzione della cultura di un'etnia). Coniò il termine genocidio, che deriva dal greco genos (famiglia, tribù o razza) unito al suffisso latino ''cidio'' (uccisione). La prima pubblicazione in cui apparve il neologismo fu ''Axis Rule in Occupied Europe: Laws of Occupation - Analysis of Government - Proposals for Redress'', uscita nel 1944.
Da allora il termine genocidio indica la metodica distruzione di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.
La teologia ebraica ha lavorato non poco in questi anni per tentare una risposta e permette di parlare ancora di Dio, nonostante Aushwitz, crimine che resta ascritto totalmente alla perversione umana. Tragedia che se venisse negata condannerebbe 6 milioni di anime a morire due volte: la prima per mano della follia nazista, la seconda per essere stati dimenticati.
Eppure c’è ancora chi nega che sia avvenuto, ma è tutto drammaticamente vero. La tragedia della Shoah sarebbe una montatura secondo lo storico tedesco Ernst Zundel per il quale anche le immagini dei campi di concentramento sarebbero propaganda costruita ad hoc dagli alleati.
Il francese Robert Faurisson, ex docente all’università di Lione, ritiene che i forni crematori furono addirittura un progresso scientifico: servirono a fermare l’epidemia di tipo della quale erano untori gli ebrei. A chi gli nobiettò cosa ci facesse lo Zyklon B, il gas mortale usato per lo sterminio, rispose che sarebbe stato usato per disinfestare i campi di raccolta degli “appestati”.
Quanto a David Irving lo storico inglese arrestato in Austria nel 2005 (fare apologia del nazismo è reato nella vicina Austria), Hitler non diede mai l’ordine di procedere allo sterminio. Sono i negazionisti. Sulla loro stessa linea cera l’iraniano Ahmadinejad, ex presidente iraniano che aveva rilanciato un preoccupante antisemitismo dopo aver dichiarato che lo stato di Israele dovrebbe scomparire dalla carta geografica e gli ebrei andrebbero deportati nuovamente. Già che ci siamo... in Europa, visto che il vecchio continente si sente in colpa con loro.
Ma le migliaia di persone sopravvissute ai 6 milioni di ebrei sterminati nei campi di Aushwitz, Treblinka, Mathausen, Bergen Belsen, Buchenwald per citare solo i maggiori, sono storia, la peggiore pagina di storia dell'umanità. Per questo il 27 gennaio si ricorda, per questo una volta l’anno si riflette.
Per chi si avventura tra le pagine di Hanna Arendt, Anna Franck, Primo Levi, Elie Wiesel soltanto per citare gli autori più noti, c’è la possibilità di capire come l’ebreo visse la tragedia dell’annientamento della persona tenacemente perseguito dal Fuhrer con le leggi razziali da lui emanate e la follia della “Soluzione Finale”. Ma dietro ai capi e ai gerarchi ci fu un popolo che obbedì a leggi ingiuste. Un gregge cieco che aveva spento il cuore.
E tra le pagine anche qualche curiosità meno nota. Per risolvere il problema “ebrei” si era persino pensato di utilizzare un’isola: il Madagascar. Si optò per la meno costosa e più efficace distruzione di massa. Il vocabolario ascrive questi fenomeni alla voce “genocidio” termine inventato per la prima strage del '900, quella contro gli ARMENI ad opera della Turchia.
Autore: Corona Perer
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