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Giornata della Memoria? Usiamo il plurale!

Il genocidio degli Ebrei - tra antisemitismo e negazionismo sarebbe bello si ricordassero tutte le stragi

27 gennaio 2024 - Il 27 gennaio 1945 le truppe russe della 60ª Armata  arrivarono per prima ad Auschwitz (la città polacca di Oświęcim), scoprendo il campo di concentramento nazista e liberandone i superstiti.

Più che una Giornata della memoria si dovrebbe  celebrare la GIORNATA DELLE MEMORIE, momento di riflessione trasversale e universale che servisse a ricordare tutti i genocidi e i massacri con cui l'uomo ha sporcato il concetto di umanità e la sua stessa storia. A partire dal primo vero e proprio genocidio del tempo moderno, quello contro gli Armeni di inizio '900.

Un genocidio ci fu anche in anni recenti, nel 1994, quando circa 1.000.000 di persone furono brutalmente trucidate in Rwanda. E come non ricordare quelli altrettanto recenti perpetrati a Srebreniza durante la terribile guerra dei Balcani? E come non ricordare la repressione sui Rohingya e le stragi etniche in Africa?.

''Alcuni superstiti ci raccontarono che nella stessa chiesa del villaggio in cui soggiornavo, in una sola notte furono rinchiuse e uccise 3000 persone, adulti e bambini, a colpi di machete'' ricorda Stefano Manera che nel 2010 si trovava in Rwanda per partecipare a una missione umanitaria. "Parlai con i sopravissuti. Mi dissero che rivoli di sangue scorrevano dalla grande porta della chiesa".

E allora, facciamo uno sforzo di memoria. A questo mondo non sono morti solo gli ebrei. C'è stato il  genocidio dei nativi americani (stimati più di 100.000.000 di morti), il citato genocidio del Rwanda (1.000.000 di morti), i massacri delle Foibe (stimati 2.500 morti e 7.500 scomparsi), l'eccidio del popolo armeno (1.000.000 - 1.500.000 morti), l'holodomor ucraino  (stimati 10.000.000 di morti), il genocidio cambogiano per mano dei Khmer Rossi (2.000.000 di morti), l'indimenticato massacro di Srebrenica (stimati 10.000 morti), i massacri del Darfur e del Biafra (2.500.000 morti), il massacro di Timor Est, i desaparecidos argentini, la persecuzione in Tibet e degli Uiguri.

C'è stato (e prosegue!) un genocidio silenzioso e sistematico del popolo palestinese. La guerra a Gaza è ormai stata bollata anche dalla Corte Internazionale dell'Aja un genocidio. Ad alzare la voce contro Israele è stato un paese che ben conosce l'apartheid: il Sudafrica.

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Olocausto o Shoah? Nè l'uno, nè l'altro. Fu Genocidio

di Corona Perer

E' necessario usare bene le parole. Olocausto, termine usato per molti anni per indicare la tragedia dell'antisemitismo, è in realtà termine aborrito dagli ebrei, che alla parola olocausto associano il “sacrificio” (la Bibbia ci narra di molti olocausti rivolti ad Adonai sin dall’epoca dei patriarchi). E perciò applicare il termine allo sterminio nazista è improprio: forse che gli Ebrei furono o si offrirono come sacrificio? Certo che no.

Ma anche il termine Shoah non è del tutto appropriato: significa “distruzione” ma la radice semanticamente non contiene il concetto di distruzione per mano dell’uomo. Anche lo tsunami è shoah per un ebreo che sa bene la differenza con la persecuzione patita in Europa quando  lo sterminio venne per mano dell’uomo. Per questo Israele è così legato a Dio. Perché non fu Dio a voler questo, ma l’uomo.

Il termine più corretto fu dunque ''genocidio'', coniato nel 1944 dal giurista Raphael Lemkin nato  in una famiglia di ebrei polacchi che si interessò al genocidio armeno e propose alla Società delle Nazioni di bandire ciò che chiamò "barbarie" (lo sterminio di un'etnia) e "vandalismo" (la distruzione della cultura di un'etnia). Coniò il termine genocidio, che deriva dal greco genos (famiglia, tribù o razza) unito al suffisso latino ''cidio'' (uccisione). La prima pubblicazione in cui apparve il neologismo fu ''Axis Rule in Occupied Europe: Laws of Occupation - Analysis of Government - Proposals for Redress'', uscita nel 1944.

Da allora il termine genocidio indica la metodica distruzione di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.

La teologia ebraica ha lavorato non poco in questi anni per tentare una risposta e permettere di parlare ancora di Dio, nonostante Aushwitz, crimine che resta ascritto totalmente alla perversione umana.

I 6 milioni di ebrei sterminati nei campi di Aushwitz, Treblinka, Mathausen, Bergen Belsen, Buchenwald per citare solo i maggiori, sono storia, la peggiore pagina di storia dell'umanità.

Per chi si avventura tra le pagine di Hanna Arendt, Anna Franck, Primo Levi, Elie Wiesel soltanto per citare gli autori più noti, c’è la possibilità di capire come l’ebreo visse la tragedia dell’annientamento della persona tenacemente perseguito dal Fuhrer con le leggi razziali da lui emanate e la follia della “Soluzione Finale”. Ma dietro ai capi e ai gerarchi ci fu un popolo che obbedì a leggi ingiuste. Un gregge cieco che aveva spento il cuore.

E tra le pagine anche qualche curiosità meno nota. Per risolvere il problema “ebrei” si era persino pensato di utilizzare un’isola: il Madagascar. Si optò per la meno costosa e più efficace distruzione di massa. Il vocabolario ascrive questi fenomeni alla voce “genocidio” termine inventato per la prima strage del '900, quella contro gli ARMENI ad opera della Turchia.
 

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