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Armin T. Wegner, il giusto degli Armeni

Disobbedì per raccogliere le prove dei massacri

Armin Theophil Wegner  è ritenuto un ''Giusto''. Lo è per gli Armeni e per gli Ebrei: le sue fotografie scattate da Ufficiale tedesco diedero le prove al modo dello sterminio degli Armeni, perpetrato nel 1915 dal governo dei Giovani turchi, in cui persero la vita più di un milione e mezzo di persone. Ma fino alla sua morte avvenuta a Roma nel 1978 a 91 anni,  Wegner era stato dimenticato proprio dal suo popolo, al quale parlò da tedesco pagando la scelta a caro prezzo: con la persecuzione, l'internamento nei campi di sterminio, le violenze fisiche  e psicologiche, al fuga e il volontario esilio. Miracolosamente scampato al massacro, fuggì dalla Germania per vivere il resto dei suoi giorni in Italia.

Non fu solo un testimone e un reporter involontario, ma un instancabile difensore dei diritti civili. Il suo sforzo per far conoscere al mondo quanto era accaduto nei deserti dell’Anatolia animò tutta la sua seconda vita.

È stato l'unico intellettuale tedesco della Germania nazista che ha alzato la sua voce in pubblico contro la persecuzione degli ebrei.

Lui che era nato a Elberfeld, nella Renania tedesca ed aveva compiuto i suoi studi a Zurigo, Breslavia e Berlino (dove conseguì il dottorato in giurisprudenza) aveva il tratto vero dell'intellettuale. Aveva viaggiato in Nordafrica, Arabia e in Europa, sognava di diventare uno scrittore e fu anche per questo che si arruolò nell'esercito nella speranza di conoscere mondi lontani come Baghdad, Mossul, Babilonia. “Sono pienamente consapevole della scelta che ho fatto... sono diventato un soldato... Ho messo la mia vita in gioco per il bene della mia anima'' scriveva il giovane Armin Theophil Wegner che arrivò da militare paramedico nel teatro di guerra del primo conflitto mondiale nel distaccamento guidato da Colmar Freiherr von der Goltz, dislocato lungo la Ferrovia per Baghdad tra la Siria e la Mesopotamia.

Trovandosi nel cuore dell’Impero ottomano e fu questo che gli permise di diventare un testimone del Genocidio del popolo Armeno: vide con i propri occhi le marce della morte degli Armeni e le fotografie da lui prese sono oggi la testimonianza incontrovertibile del genocidio tuttora negato dal governo turco.

 

Disobbedendo all'ordine di tacere e soffocare ogni notizia dei massacri (l'Impero Ottomano e la Germania erano alleati), raccolse informazioni, documenti, annotazioni, appunti e lettere. Scattò centinaia di immagini nei campi di deportazione Armena a Deir el-Zor che sono servite a dimostrare il grado di atrocità a cui l'Impero Ottomano sottoponeva gli Armeni. Molti scatti furono confiscati e distrutti, egli tuttavia riuscì a salvare molte immagini della persecuzione armena, nascondendo i negativi nella propria cintura. Arrestato dalla Gestapo fu imprigionato e torturato. Fu successivamente internato nei campi di concentramento nazisti, tra gli altri a Oranienburg, Börgermoor e Lichtenburg; dopo il suo rilascio fuggì a Roma, dove assunse lo pseudonimo Percy Eckstein per nascondere la sua identità.

Il suo rapporto con l’ebraismo e la resistenza al nazismo sono nella lettera inviata da Wegner a Hitler nel 1933, quando denunciò la persecuzione degli ebrei in Germania. Scrisse:  «non è questione solo del destino dei nostri fratelli ebrei, ma anche del destino della Germania».

Sottolineò di scrivere da fiero tedesco le cui radici familiari prussiane risalivano fin dal tempo delle Crociate e di parlare a nome degli ebrei residenti in Germania. A Hitler chiedeva cosa sarebbe diventata la Germania se avesse continuato la persecuzione. «Non c'è patria senza giustizia!» affermava. La risposta fu l'arresto, le persecuzioni, l'internamento. Per il suo impegno è riconosciuto nel memoriale Yad Vashem come uno dei Giusti tra le nazioni.

Parte delle sue ceneri sono state portate in Armenia per essere onorate con un funerale di Stato postumo preso la Fiamma Eterna del Memoriale del Genocidio Armeno.
E la sua figura è onorata al Museo del Genocidio a Yerevan.
 

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pubblicato su SENTIRE cartaceo nr. 15


Autore: Corona Perer

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