Arte, Cultura & Spettacoli

Ferrara Buskers Festival, la città che diventa musica

Un evento ormai famoso a livello internazionale

(Ferrara - Corona Perer) - Il pubblico non manca mai, viene da tutta Italia e anche dall'estero: ci sono due tedesche di Berlino che da 17 anni non mancano una edizione. Il Ferrara Buskers Festival, famoso a livello internazionale, inonda Ferrara della "meraviglia" della musica di strada. Questo è il festival più antico d’Europa e il più grande del mondo. Nel centro storico estense, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, si incontrano geni e talenti, e si ha la garanzia di asssistere ad una musica in divenire, interecettando i nuovi trend del mondo.

Per l'edizione 2018 (la 31^)  Mantova, Comacchio (suggestiva con i canali illuminati e inondati di musica), Lugo, Ferrara hanno fatto da palcoscenico per un continuo happening di artisti da Argentina, Cile, Giappone, Sudafrica, Iran, Regno Unito, Ungheria, Brasile, Nuova Zelanda,  Guatemala, Spagna, Grecia, Repubblica Ceca, Germania solo per citare alcune nazioni.

Ritmi e melodie, strumenti insoliti, tradizioni musicali ancestrali e sperimentazioni sonore si danno la mano e incantano il pubblico che non manca. Ferrara nei due weekend è stata invasa da tanta gente: ancora una volta un successone per questo collaudatissimo festival.

L'edizione 2018, dedicata a Dublino, conta 20 artisti selezionati ed oltre 1000 musicisti. La città estense si è confermata capitale del genio libero degli artisti di strada. La formula del Ferrara Buskers Festival - ideato e diretto da Stefano Bottoni - è ormai un marchio internazionale registrato: qui si ha la certezza di incontrare ciò che accade di meglio negli angoli delle strade del mondo, ritmi e melodie, canzoni originali, strumenti insoliti, tradizioni musicali ancestrali e nuove sperimentazioni sonore. Centinaia di band danno al pubblico la possibilità di godere di oltre 100 spettacoli al giorno, senza alcun biglietto d’ingresso. L'offerta nel cappello è certamente gradita come è tradizione, ma sempre più i Buskers arrivano con i loro cd, e sono in tanti a non resistere e a portarsi via qualcosa delle emozioni vissute in piazza.

Sono andati a ruba quelli di Phil Assheton in arte "Piano Busker" che gira l'Europa con due pianoforti verticali che riesce a suonare contemporaneamente. Nella vita è un matematico che insegna all'università, ma nel tempo libero porta a spasso la sua passione e dona agli incantati e occasionali spettatori la meraviglia del suo talento.

Se l’anno scorso la storica 30esima edizione del Ferrara Buskers Festival® è stata dedicata alla città di New York, che nel 1987 fu da ispirazione alla creazione del festival ferrarese, quest’anno la Città Ospite d’Onore era  Dublino, la capitale europea che da anni valorizza la figura e il mestiere del musicista di strada, riconoscendone il valore culturale e sociale. Un gemellaggio ideale è stato stabilito tra la scenografica Piazza Trento e Trieste di Ferrara e il quartiere Temple Bar di Dublino.

Dall'Irlanda e proprio da Dublino sono arrivati i Season Change un duo di giovanissimi cantautori pieni di poesia e talento vocale. Lei si chiama  Orlangh Kenny,  lui Dylan Harcourt. Entrambi muniti di voce e chitarra, danno corpo alla poesia e incantano con il loro stile, la loro compostezza, la loro capacità musicale.

Kimia Ghorbani è arrivata da Teheran ed è la prima donna che nel suo paese, l'Iran, ha avuto il coraggio di cantare da sola per strada sfidando le leggi severe del suo paese e mossa dalla passione per la musica che la "agita" dentro fin da quando era bambina. E' stata pronta a tutto: l'hanno picchiata e portata in prigione, e poi se ne è andata ed è venuta in Italia. Ha studiato al conservatorio di Bologna dove ha fondato la Tarifa Band ed ha partecipato a "Voice of Italy". Una bella rivincita sui chi amministra con il terrore il suo paese. Tanto che lei non canta in arabo, ma in antico persiano e transita tra vocalizzi jazz e folk. Parla di libertà ed è una sorta di simbolo della questione femminile nei paesi segnati dal radicalismo islamico.

Petr Gros arriva invece dalla Repubblica Ceca. Da 30 anni gira il mondo e le piazze con una predilezione per Copenaghen. Munito di chitarra e violino è un vero one-man-band inimitabile che dosa i suoi mille registri vocali transitando con agilità dal jazz al blues, passando per il country ed il rock. Improvvisando (anche su temi suggeriti dal pubblico) registra le basi al momento, usando i piedi su una tastiera elettronica e poi rielabora il tema registrato, donando esibizioni irripetibili dal vivo. Esegue cover e canta con una voce graffiante, ringraziando con lo sguardo per ogni monetina che scende nella custodia dei suoi strumenti.

La meraviglia delle meraviglie? I Native Young due amici che si incontrano per caso a Città del Capo. Alejandro Serra è spagnolo ed è lì solo per fare surf. Yannick Meyer è un sudafricano bianco che lo ospita a casa sua. Insieme fondano i Native Young. Amano esibirsi in dimensioni  in cui entrano in sintonia con le persone e quindi per strada o nelle stazioni. Sono bravissimi: c'è passione, ritmo africano, melodie acustiche, vocalizzi di inaudita bellezza. Yannick è capace di diventare soprano femminile e di switchare sul rock, con garbo e grazia, accompagnato dai vocalizzi di Alejandro. Hanno vinto  nel 2017 il South African Music Award e sono arrivati in Italia perchè lo scorso anno erano stati adocchiati in Ungheria dal direttore artistico.

A nostro avviso forse la perla migliore tra tante altre perle straordinarie di questo festival assolutamente imperdibile.

 

FERRARA BUSKERS FESTIVAL

 


Autore: Corona Perer

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Gallery

Commenti (0)