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Dacia Maraini: ''Quel che conta è l'esempio''

Regole, politica, etica e storia. E il grande valore dell'educazione

Le regole servono perché più è civile la società e più trova dei compromessi fra le varie libertà, però ciò che conta maggiormente è l’esempio. Dacia Maraini l'ha trovato nei genitori che, fin dalla prigionia in Giappone durante il secondo conflitto mondiale, le hanno sempre insegnato ad “aver rispetto di se stessi”.

La scrittrice, poetessa, saggista e drammaturga, ha discusso di regole, politica, etica e storia, nell’ambito di EDUCA stimolata dalla giornalista Corona Perer. Partendo dall’assioma che “la mia libertà non può essere in contrasto con la libertà altrui”, Dacia Maraini ha affermato che le regole e i precetti contano poco se non ci sono esempi positivi.

E allora bisogna cercare di ricostruire un nuovo Umanesimo. "Serve per uscire da questa terribile cultura del mercato” afferma. E serve un'educazione di qualita e formatori....formati.

"Ho conosciuto numerosi maestri delle elementari che mi hanno colpito per loro coraggio e passione, elementi necessari per un lavoro pagato poco e ancor meno considerato. Un tempo infatti, nelle società contadine, vi erano “il prete, il farmacista e la maestra, la quale godeva di un certo prestigio. Ma oggi questo prestigio si è totalmente perduto. Credo – sono state le conclusioni di Maraini – che oggi la scuola vada alla deriva perché non si investe; la scuola però si regge su questa rete straordinaria di insegnanti che ancora ci credono, nonostante tutto”.

Le scuole dovrebbero trasformarsi da luogo dell’informazione a luogo della formazione e soprattutto riuscire a stimolare l’immaginazione, che è il motore dei sensi. E sui disagi adolescenziali come l'anoressia o il ricorso alla droga si tratta di una richiesta di amore. Emblematica e rivoluzionaria - a suo dire - la figura di Chiara, collaboratrice di Francesco d'Assisi, la sua forza d’animo, il suo ruolo di educatrice, la mortificazione che Chiara faceva del proprio corpo.

“Io interpreterei l’anoressia proprio come una richiesta di spiritualità. Le mistiche nel Medioevo digiunavano per raggiungere il divino, ma oggi questo divino non c’è più o almeno quasi nessuno più ci crede. Alla base del digiuno di tanti adolescenti c’è qualcosa di più profondo, c’ è la richiesta di spiritualità in una società che ha rifiutato la sacralità. Oggi viviamo in una cultura dove tutto è merce – ha proseguito Dacia Maraini – compresa la persona di cui si è persa la sua sacralità. Credo che senza volerlo l’anoressia sia la reazione a una cultura dissacratoria che disumanizza, un rifiuto a questa cultura che non ci piace e che umilia le persone. La stessa cosa si può dire per la droga”.

Per cambiare, bisognerebbe trasformare la scuola da “luogo dove si raccoglie l’informazione, che ormai ci arriva da tutte le parti attraverso la tecnologia, a luogo di formazione; tra le due c’è una differenza fondamentale”. Ovvero la scuola dovrebbe “insegnare l’importanza della lettura, perché leggere vuol dire sviluppare l’immaginazione, è il motore che smuove i nostri sensi, che ci permette ad esempio di capire il dolore degli altri. Se una persona non ha immaginazione non può partecipare a una comunità. Leggere stimola l’immaginazione, mentre la televisione e il computer no, sono passivi, virtuali”.

Dacia Maraini ha poi proposto una riflessione sulla politica e l’etica, spiegando la dicotomia che è sempre esistita fra Stato italiano e cittadini, “perché noi italiani abbiamo avuto una storia fatta di continue invasioni” e la più grande tragedia del nostro Paese, rappresentata dalla Controriforma che “ha fermato il progresso” e, fra le altre cose, “ha rappresentato un’interruzione gravissima nell’evoluzione della nostra lingua”, ritardando al contempo “la nostra coesione e identità nazionale”.

Della classe intellettuale attuale, Dacia Maraini, che nel corso della sua vita ha incontrato alcuni grandi del pensiero italiano, ha voluto ricordare Saviano che ha rischiato la vita per affrontare la camorra napoletana e Moretti.

Dopo aver ripercorso le sue inchieste sui carceri e i manicomi, illustrando il concetto di giustizia che non corrisponde a quello di vendetta, ma è anzi il contrario, ha anche parlato di mafia ricordando la nascita nell’Ottocento e il grande cambiamento avvenuto negli anni ’70 quando la mafia ha incontrato il traffico della droga, diventando così internazionale.

“Oggi la mafia si trova in mano un potere enorme ed economico che prima non aveva”, ma in questo cambiamento sono arrivati anche i primi pentiti, che oggi sono centinaia.

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