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I 70 anni di Erri De Luca

Riflessione sulle parole senza significato

(foto: Fondazione Erri De Luca) - Forse non tutti sanno che il nome Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio.  Nato a Napoli nel 1950, quest'anno (il 20 maggio) lo scrittore  Erri De Luca compie 70 anni. Ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia, vive nella campagna romana dove pianta alberi. Ma ha fatto molto altro ..."prima" di diventare personaggio pubblico e uomo di successo.

Lasciata Napoli a 18 anni, il suo '68 fu di lotte operaie. Tra il ’76 e il ’96 svolge mestieri manuali.  Tra il 1983 e il 1984 è in Tanzania volontario in un programma riguardante il servizio idrico di alcuni villaggi. Durante la guerra nei territori dell’ex Jugoslavia, negli anni ’90, è stato autista di camion di convogli umanitari. Nella primavera del ’99 è a Belgrado, stavolta da solo,  durante i bombardamenti della Nato, per stare dalla parte del bersaglio.

A questo periodo risale l’amicizia con il poeta Izet Sarajlic di Sarajevo, conosciuto durante la guerra di Bosnia, e di Ante Zemljar poeta e comandante partigiano della guerra antinazista.

Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento.

Nel settembre 2013 e’ stato incriminato per “istigazione a commettere reati”, in seguito a interviste in sostegno della lotta NOTAV in Val di Susa. Il processo iniziato il 28 gennaio 2015 si è concluso dopo cinque udienze il 19 ottobre 2015 con l’assoluzione ” perché il fatto non sussiste”. A sua difesa ha pubblicato “La Parola Contraria”, Feltrinelli.

"Ho risposto a parole incriminate con altre parole" ha commentato Erri De Luca che deponeva nel giorno del suo 65° compleanno e fece riferimento alle urla che circondano Gerico (e ne provocano la caduta) per dire che le idee non si possono incarcerare. Gerico cadde per la forza del pensiero che circondò l'azione di Giosuè e da biblista (pur ateo) De Luca lo sa. Lo avranno capito i giudici?

"Per uno scrittore il reato di opinione e' un onore: sono onoratissimo" aveva scritto Erri De Luca ai suoi followers su Twitters e Facebook.

Nel fargli gli auguri, riproponiamo un'intervista realizzata a Rovereto nel 2014.

 

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''Le parole senza significato''  intervista a Erri De Luca
di Corona Perer (2014)

Dare la parola un tempo aveva significato. Solitamente comportava un impegnarsi con tutto il proprio onore di persona. Oggi non è più così, constatazione che si fa ancora più amara per chi crede alla responsabilità della parola. Ed è nella parola scarna, amara, vera, che Erri De Luca trova il suo "centro".

La sua particolare predilezione è per quella sacra a cui si è avvicinato - da laico e non credente. "Ha salvato tutti i miei risvegli, rendendo accettabile l'attrito con la vita. Così mi sono ostinato a trafficare la Parola, alla fine credo solo di essere solo diventato proprietario della lingua italiana" ci aveva detto a Rovereto dove aveva parlato del suo rapporto con i testi sacri arrivati a noi "approssimati per difetto".

La Sacra Scrittura che lui ha studiato da solo, quando ancora non era scrittore e faceva l'operaio, è un territorio che frequenta ancora: ha appena finito di tradurre il libro di Ester, come racconta in questa intervista. "Non sono però un credente" precisa. E quando gli avevamo chiesto perché ciò non fosse accaduto, aveva risposto "...non lo so, ma non sono ancora riuscito a dare del Tu a Dio". Tra testi sacri e racconti,  Erri De Luca frequenta da qualche tempo anche un nuovo linguaggio: quello cinematografico.

La parola è atto nella concezione ebraica: ben diverso dalla politica di oggi dove o è annuncio o è parola tradita. Che ne pensa?
In politica le parole hanno un breve valore d'uso, scadono in fretta, possono essere negate e smentite senza perdita di credibilità per chi le pronuncia. Ma in questi ultimi tempi si arriva alla sfacciataggine di fare il preciso contrario di quanto dichiarato agli elettori. Il voto è diventato per carta straccia.

Cosa vorrebbe per l'Italia?
Mi auguro ciò che dice il verso di un poeta tedesco, Holderlin, il quale scrive: "Dove esiste il pericolo, aumenta anche ciò che salva". Spero che questa frase si applichi presto all'Italia. Tempo fa ho avuto il permesso di visitare un Centro Identificazione Espulsione per immigrati colpevoli di scarsa documentazione: prigionieri mesi su mesi. Ho avuto misura della ingiustizia che aggiungiamo a tante vite sfortunate.

Che stimoli riceve dal folto pubblico che la segue nella rete?
Con loro comunico pensieri telegrafici, ricevo-scambio, è ritmo veloce di critica e consenso, mi aggiorno sulla temperatura che corre tra le fibre della comunità che legge e scrive.

E' stato in Israele: come ha visto quella realtà sia sul piano civile che culturale?
E' un piccolo territorio sul quale insistono almeno tre monoteismi con le loro origini. E' un concentrato dei nervi scoperti del mondo. A Gerusalemme uno mi disse che lì una telefonata al cielo non era una interurbana. Su quella terra pesano tre cieli monoteisti che si negano a vicenda.

Che cosa sta preparando in questo periodo?
Ho finito la traduzione del libro di Ester dall'ebraico antico e sto terminando un racconto di mare.

E poi il cinema. Che emozione fa il vedere la parola che si trasforma in azione filmica?
C'è una lotta antica tra parola e immagine, ma riescono a fare pace, stanno bene insieme. Questa e' stata la mia sorpresa.
(2015)

 

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