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Pietro Ingrao e la fine delle ideologie

Pensieri per il domani - di Ferdinando Camon

Tutti ricordiamo Pietro Ingrao come colui che pianse per la morte del Comunismo: quando il Partito Comunista Italiano cambiò nome rinunciando al termine ''comunista'' sui TG del mondo apparve l'immagine di Ingrao in lacrime.
Della morte del comunismo ho parlato con Ingrao in più incontri. Questo è uno e risale a quando si dissolveva l'ultimo comunismo, quello jugoslavo, nel sangue di una guerra civile.

Camon: Lei resterà l'uomo che pianse per la morte del Comunismo: le sta bene lasciare questo ricordo?
Ingrao: No, non mi sta bene e non mi riconosco. La sconfitta c'è stata non solo in Urss ma nel mondo, perché c'era un movimento comunista mondiale che era potente e oggi praticamente non esiste più. Ma io preferisco piuttosto che parlare di morte, parlare di una crisi  di una prospettiva di una visione del mondo e di una idealità.

Camon: La crisi come dice lei - o la morte come dicono altri, del Comunismo  è un danno per tutti anche per i non comunisti?
Ingrao: Nessun dubbio la sconfitta del Comunismo ha prodotto un arretramento anche delle altre dottrine che adesso promettono meno di prima come se nella coscienza di tutta l'umanità anche non comunista l'idea di si fosse allontanata.

Camon: È dunque per questo che il comunismo non può mai morire, ma è immortale?
Ingrao: È immortale nel senso che ritorna. Io spero in un ritorno del Comunismo, del resto il capitalismo ci ha messo secoli e secoli prima di trovare la propria realizzazione. L'aspirazione dell'uomo alla giustizia sarà sempre palese, ci sarà sempre il bisogno di sottrarsi allo sfruttamento e di salvarsi dalla condizione alienata. Già ancora prima di Marx c'era un comunismo messianico che valuto più di quanto lo stesso Marx abbia fatto...

Camon Se così accadrà e solo in questo caso potrei avere una qualche spiegazione il prezzo che l'instaurazione del Comunismo è costata. Penso ai racconti di Zazubrin dove racconta il lavoro dei plotoni di esecuzione durante la rivoluzione e come un ragioniere della storia fa i conti di quanto costò quel pacchetto che si chiamava felicità umana: morti e deportati! Allora, aperto il pacchetto è visto il contenuto, non è stato un prezzo troppo alto?
Ingrao (pausa).... Troppo alto.... troppo alto... troppo alto.

Camon Ma ci poteva essere sulla terra il comunismo che c'è stato... senza quel prezzo ?
Ingrao  E' quel prezzo che mette in dubbio quel Comunismo. La vera sconfitta non è nel fatto che quel regime è caduto, ma che ha imposto il pagamento di quel prezzo così enorme.

Camon  Quindi nel pagare quel prezzo si comprava qualcosa che non era più il comunismo... era l'imperialismo o come si vuole chiamarlo...
Ingrao ...E non c'erano solo i prezzi di costrizione materiale, già pesanti, ma c'erano i prezzi della coercizione interiore incalcolabili.

Camon Quindi la sconfitta finale era già scritta in quella vittoria iniziale?
Ingrao Senza dubbio, non è stata la partenza del Comunismo ma di qualcos'altro.

Camon  A questo punto riassumendo la sua ipotesi per il comunismo di domani è che il comunismo va reinventato: diverso da tutte le forme storiche che ha finora vissuto... e così?
Ingrao Esatto.

Camon Ma allora quella soluzione che chiamiamo Comunismo, sarà qualcosa che non avrà niente a che fare né con ciò che abbiamo o ne sarà la conseguenza?
Ingrao No, non una consegenza. Credo che si tratterà di affrontare i problemi che Comunismo classico non ha nemmeno sfiorato, inventare per l'umanità una vita che non sia tutta ridotta al momento lavorativo, all'alta febbre-del-fare dove il tempo della contemplazione e dell'affettività sono espulsi. Il comunismo di ieri era tutto ''fare''. Il comunismo di domani dovrà anche essere meditazione e contemplazione, dovrà essere un Comunismo vitale, romantico, psicologico e sentimentale, dell'età preindustriale, senza ripetere le condizioni sottoumane della vita contadina. E' il traguardo della nuova politica della nuova letteratura della nuova arte, un traguardo assolutamente irrinunciabile perché un mondo che non liquidi questi problemi è un mondo di una tristezza infinita.
    

Questo dialogo/intervista
è pubblicato in "Scrivere è più che vivere"
di Ferdinando Camon
Edizioni Guanda


Autore: Ferdinando Camon

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