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Paolo Villaggio ''Vedo la vostra compassione''

Con la sua morte se ne va un pezzo di storia del cinema italiano

Con Villaggio se ne va un pezzo di cinema italiano, ma non scompare: resta. Il suo Fantozzi, alter ego della sua arte cinematografica, resterà nella storia. Ma Villaggio (lo stanno dicendo in molti in queste ore) era molto di più.

Lo avevamo incontrato a Cecina, nel luglio 2012 alla  rassegna letteraria "Un Parco di autori. Festival di Letteratura". Quel giorno disse di essere consapevole: di essere formalmente entrato - quel giorno - nell'anno che lo traghettava verso gli "ottanta".

"Guardate che l'ho capito: l'applauso che mi avete fatto entrando era di compassione" affermò ad un certo punto spezzando la valanga di parole e pensieri a ruota libera.

Era attore, scrittore, sceneggiatore, regista Paolo Villaggio: al suo attivo aveva già Fracchia, Fantozzi, i film con Olmi, Monicelli, Fellini. Era apparso in gran forma  dimagrito di oltre 24 chili traguardo forzato da un diabete troppo a lungo ignorato. Sempre munito del suo umorismo dissacrante, Villaggio aveva scherzato e giocato col pubblico, rimanendo sotto palco per oltre 1 ora e mezza, prima di guadagnare il suo posto tra i conduttori che pazientemente l'han lasciato fare in una serata da one-man-show.

L'attore aveva ricordato i tempi del liceo quando il suo record era restare tra i più brutti della scuola, e poi l'amicizia con Fabrizio De Andrè con il quale fece parte della "generazione di sfigati".

Disse: "....nei giorni d'oggi manca fede e speranza" ma senza risparmiare alla Chiesa "la tragica verità dei suoi molti errori". Perchè come aveva detto il critico cinematografico Fabio Canessa, introducendo la serata, "Paolo Villaggio tutto è meno che ipocrita". Era soprattutto un uomo intelligente.

La "serata fantozziana"  proseguì con un lungo soliloquio con battute al vetriolo prima di salire sul  per consegnarsi a  divagazioni a ruota libera tra i conduttori Elena Torre e Fabio Canessa, tra vita e cinema, umorismo e costume.
ura della Costa degli Etruschi" nel Parco di Villa Guerrazzi a La Cinquantina.

L'evento organizzato dal Comune di Cecina, dalla Fondazione Culturale Hermann Geiger, dall'Associazione Culturale Aruspicina quell'anno discuteva di società civile, scienza e fisica, televisione e cinema, mitologia e religione, criminologia: tutto insomma. Lui apparve stranito da quel "tutto" e tentò le sue balbuzienti divagazioni  con incursioni tra il pubblico, con il suo "mi dichi...mi dichi" o un "mi sedio" da Fracchia d'annata, rivelando la  "scoperta di essere vecchio" e l'amara verità della sua creatura. "In fondo Fantozzi era felice di niente e aveva un posto fisso".

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