Giacomo Puccini in Egitto: egiziani su cartoncino
Giacomo Puccini in Egitto: egiziani su cartoncino
Arte, Cultura & Spettacoli

''Qual occhio al mondo'' Puccini fotografo

Dopo Lucca la mostra vola al Teatro Real di Madrid per Photo Espana 2024

20 aprile 2024 - Dopo Lucca dove la mostra è stata voluta e realizzata dalla Fondazione Ragghianti, la mostra ''Qual occhio al mondo'' Puccini fotografo vola al Teatro Real di Madrid per Photo Espana 2024.
Sarà inaugurata il 30 giugno 2024 e resterà visitabile fino al 22 luglio 2024.
Una rarissima perla di fotografia d'autore che meritava un palcoscenico internazionale.
In questa pagina la nostra recensione.

www.giornalesentire.it

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Puccini fotografo

(Lucca 15 febbraio, Corona Perer) - Un inedito e anche una scoperta: Puccini aveva talento anche come fotografo.  Fondazione Ragghianti ha aperto la nuova stagione espositiva 2024 con una chicca: “Qual occhio al mondo”. Puccini fotografo  è una mostra dedicata a una delle passioni del noto compositore: la fotografia. Non un hobby, ma una autentica dimensione estetica. Chi ama la fotografia non può mancare questa eccezionale occasione per guardare il tempo pucciniano che è anche uno ''sbirciare'' nel suo cuore.

Per la prima volta è possibile ammirare un’importante selezione di opere fotografiche del grande compositore. Autentiche rarità e auentici capolavori. Come questo: una veduta sull'amato lago di Massaciucoli, proprio davanti alla sua villa, oggi casa-Museo, con il pontile e due alberi che si stagliano e riflettono nella fissità delle acque.Straordinario l'equilibrio di forze e l'armonia che questa fotografia emana.

La mostra nasce dalla collaborazione di Fondazione Ragghianti con la Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini di Torre del Lago e il Centro studi Giacomo Puccini di Lucca. Grazie ai materiali conservati nell’Archivio Puccini di Torre del Lago, e in piccola parte provenienti da altri fondi, sono esposte 90 fotografie originali che consentono di guardare il mondo e la società dell'epoca attraverso gli occhi del  celebre compositore.La mostra ha ingresso gratuito fino al 1° aprile 2024, nella Sala dell’affresco del Complesso di San Micheletto a Lucca.

''Un dono per la città'' grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca presente all'inaugurazione con Marcello Bertocchini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

''La gratuità del biglietto d’ingresso è un dono che, grazie al supporto della Fondazione Cassa di Risparmio, vogliamo fare alla città e a tutti i visitatori che vorranno conoscere un aspetto inedito e sorprendente del grande compositore nato a Lucca. Quest’anno ricorre il centenario della morte del grande Giacomo Puccini, e per celebrare questo anniversario ci fa piacere aver prodotto questa mostra'' hanno commentato Alberto Fontana e Paolo Bolpagni, presidente e direttore della Fondazione Ragghianti il quale nella sua veste di co-curatore con Gabriella Biagi Ravenni e Diana Toccafondi, ha subito evidenziato la cifra artistica del Puccini fotografo: aveva non solo occhio, ma anche padronanza del mezzo, conoscenze tecniche sui supporti e una passione per il racconto della società a lui contemporaea.

"Due i nuclei principali della sua passione fotografica: i luoghi cari da lui amati e i viaggi intorno al mondo come artista della musica. Ma le sue foto non sono turistiche, sono espressione di autentica dimensione estetica'' ha sottolineato Bolpagni.

 

Le fotografie della prima sezione documentano i luoghi abitualmente frequentati da Giacomo Puccini, da Torre del Lago a Chiatri, da Boscolungo ad Ansedonia, con una particolare attenzione alle sue dimore. E poi c'è anche il fotografo-fotografato alle prese con la sua amata Kodak (esposta in mostra) nonchè personaggio dell'olimpo musicale mondiale, un vero vip del tempo.

Gabriella Biagi Ravenni, presidente del Centro Studi Giacomo Puccini, ha posto in luce cosa emerge del Puccini fotografo: un uomo malinconico, che amava il silenzio, una personalità certamente complessa, un vero esteta attratto dalla Bellezza della Natura che lo portava a cogliere il sentimento del luogo fotografato nei suoi lavori fotografici.

 

E' esposta una scelta di scatti originali, insieme a un album creato dal compositore, mentre ulteriori immagini inedite saranno digitalizzate e riprodotte in mostra. Una sezione dedicata ai suoi viaggi in Europa, nel continente americano e in Egitto, fa emergere la sua grande predilezione per la foto panoramica e l'autentico interesse per le popolazioni incontrate, le sue traversate per mare. Le fotografie sono realizzate perlopiù con la tecnica dell’aristotipia e sono prevalentemente panoramiche, formato dovuto alla macchina fotografica utilizzata, un raro modello di Kodak al quale fece mettere una targhetta con nome e cognome.

L'immagine della mostra proviene da un fotomontaggio stupefacente per l'epoca, una sorta di girotondo pucciniano.

''girotondo Schemboche'' immagine ufficiale della mostra

Un’ulteriore sezione della mostra pone in rilievo i ritratti del compositore (scattati quindi da altri) e le fotografie che riguardano la dimensione privata dell’artista, immerso nella sua vita quotidiana e insieme con i familiari.

A Viareggio tra cabine e varie persone

Soddisfatto Giovanni Godi, presidente della Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini: “Mettere a disposizione il materiale fotografico conservato nell’Archivio Puccini di Torre del Lago e collaborare con la Fondazione Ragghianti e il Centro studi Giacomo Puccini è stato un piacere''.

Bellissimo il catalogo  imperdibile per chi ama e pratica la fotografia (Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte) con le riproduzioni di tutte le fotografie esposte e i testi di Gabriella Biagi Ravenni, Paolo Bolpagni, Manuel Rossi ed Eugenia Di Rocco.

 

L’esposizione si svolge con il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia e del Comune di Lucca, e con la partnership della Fondazione Giacomo Puccini di Lucca, della Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago e dell’Associazione Lucchesi nel Mondo, ente gestore del Museo Pucciniano di Celle.
Il comitato scientifico della mostra è costituito da Claudia Baroncini, Barbara Cattaneo, Maria Pia Ferraris, Michele Girardi, Giovanni Godi e Umberto Sereni.

Ingresso gratuito fino al 1° aprile 2024 nella Sala dell’affresco del Complesso di San Micheletto a Lucca, con ingresso da via Elisa, 8.

(c.perer)

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GIACOMO PUCCINI, UOMO INNAMORATO DELLA VITA

La vita di Giacomo Puccini è raccontata sul sito del Festival a lui intitolato, il Puccini Festival
Il compositore nasce a Lucca il 22 dicembre 1858 da una famiglia che da quattro generazioni è dedita alla musica, sia dal lato paterno che materno. Il padre, Michele (1813-1864) muore quando Giacomo ha poco più di cinque anni, e l’educazione musicale del ragazzo viene affidata allo zio materno Fortunato Magi, poi a Carlo Angeloni, entrambi ex allievi del padre. Seguendo le tradizioni familiari, Puccini diventa fanciullo cantore (1868), quindi organista (1872); e in questa veste è attivo anche come precoce compositore.

Nel 1874 è ammesso all’istituto Musicale Pacini di Lucca, e due anni dopo scrive il Preludio a orchestra. Nel 1880 si congeda da Lucca con una Messa di gloria che riceve un’ottima accoglienza e, attratto dal teatro, nel novembre si trasferisce a Milano per sostenervi l’esame di ammissione al Conservatorio, dove ebbe come insegnanti Antonio Bazzini, soltanto per poco più di un mese, e Amilcare Ponchielli.

Nel luglio 1883 conclude gli studi facendo eseguire come saggio finale il Capriccio sinfonico, diretto da Franco Faccio, che viene molto ben giudicato. In ottobre l’editore Sonzogno pubblica la melodia per canto e pianoforte Storiella d’amore; nello stesso periodo lavora a un’opera in un atto, Le Willis, su un libretto di Ferdinando Fontana che ha ottenuto grazie all’interessamento di Ponchielli, e con quest’opera partecipa al primo Concorso Melodrammatico organizzato da Sonzogno. L’opera non viene premiata ma, grazie all’ aiuto di alcuni amici (fra cui Ponchielli, Fontana, Arrigo Boito e Giulio Ricordi), viene rappresentata il 31 maggio 1884 al Teatro Dal Verme di Milano, ottenendo un grande successo. Ricordi la acquista e dà all’autore l’incarico di scriverne un’altra.
Giacomo Puccini torna a Lucca, dove inizia la convivenza con Elvira Bonturi, moglie del droghiere Narciso Gemignani, che potrà sposare solo nel 1904. Avuto il nuovo libretto di Fontana, Edgar, una storia a fosche tinte la cui trama ricorda quella della Carmen, ne inizia la stesura musicale con poca convinzione: nel frattempo (estate 1886) si è trasferito a Monza con Elvira e la figlia di lei, Fosca, e qui il 23 dicembre nascerà l’unico figlio, Antonio. Quando finalmente Edgar va in scena (Milano, Scala, 21 aprile 1889), è un insuccesso, del resto largamente previsto dall’autore e dall’editore, il quale tuttavia conferma la sua fiducia al compositore.

Sono momenti difficili per Puccini, che nel frattempo si è stabilito a Milano, e pensa a nuovi soggetti: la Tosca di Sardou e la Manon Lescaut di Prévost. Viene scelto quest’ultimo soggetto, malgrado il rischio di un pericoloso confronto con l’acclamata opera di Massenet e, nel 1890, dopo un faticoso lavoro di collaborazione fra Ricordi, Leoncavallo, Domenico Oliva e Marco Praga, il libretto è pronto e Puccini può iniziarne la composizione nella nuova casa di Torre del Lago. Ma prima che l’opera possa dirsi compiuta (autunno 1892), il libretto deve essere sottoposto ad ampi rifacimenti, affidati a Luigi Illica con la consulenza di Giuseppe Giacosa.

Il primo febbraio 1893 il trionfo di Manon Lescaut pone fine a un lungo periodo di incertezze: non solo il soggetto più congeniale, ma anche l’acquisita coscienza di dover esercitare un assiduo controllo sull’elaborazione librettistica sono alla base della raggiunta maestria.

Pochi mesi dopo Puccini sceglie la Vie de Bohème di Murger, e il libretto viene affidato ancora a Illica, con la collaborazione di Giuseppe Giacosa. Il lavoro con una serie di alti e bassi di entusiasmo e di perplessità, che resteranno una costante del lavoro pucciniano copre tutto il 1894 e il 1895. E solo il primo febbraio successivo La Bohème ha il suo battesimo a Torino: con un tiepido successo, che va però facendosi imponente nel corso delle repliche e in occasione delle riprese in altri teatri italiani. Intanto Giacomo Puccini è spesso in viaggio, a seguire esecuzioni di sue opere in varie città italiane e anche all’estero: fin dal 1892 è stato a Madrid per Edgar e ad Amburgo per Le Villi; poi si reca a Vienna e a Parigi, dove nel 1898 presenta La Bohème con grande successo. Tuttavia, la ricerca di un nuovo soggetto per l’opera successiva diventa una delle principali preoccupazioni di Puccini: e riaffiora il progetto di Tosca, affidata alla ben collaudata esperienza di Illica e Giacosa. L’elaborazione librettistica è ancora una volta molto sofferta, anche per le perplessità dell’editore e di Giacosa, e per lo sforzo di adeguarsi alle esigenze di Sardou. Come già per La Bohème, anche il primo contatto del pubblico con Tosca (Roma, 14 gennaio 1900) non è esaltante, ma bastano pochi mesi perché la nuova opera entri anch’essa nel repertorio dei maggiori teatri europei.

Nel luglio 1900 Puccini vede a Londra il dramma di Long e Belasco Madame Butterfly: soggetto che viene scelto, mettendo da parte altri spunti, fra cui una Maria Antonietta. Sono sempre al lavoro Illica e Giacosa, alle prese con le solite perplessità; ma la lentezza con cui si procede questa volta è causata anche da un grave incidente automobilistico (febbraio 1903), che provoca a Puccini la frattura di una gamba e una convalescenza particolarmente lunga. La prima versione di Madama Butterfly, in due atti (Milano, Scala, 17 febbraio 1904) è un clamoroso insuccesso; ma dopo solo tre mesi la ripresa di Brescia, in tre atti, con alcune modifiche e ampi tagli, decreta il successo dell’opera. Ora si riparla di Maria Antonietta, e di un trittico su racconti di Gorkij; è anche il momento di viaggi a Londra e di un lungo soggiorno a Buenos Aires (1905). Poi è la volta di New York (1907), dove Giacomo Puccini ha occasione di vedere un dramma di Belasco, che sarà alla base della nuova opera La fanciulla del West. I librettisti questa volta sono Carlo Zangarini e Guelfo Civinini. e la prima rappresentazione ebbe luogo, con un successo caloroso, al Metropolitan di New York (10 dicembre 1910).

Con la morte di Giulio Ricordi (6 giugno 1912) finisce il più intenso periodo creativo di Puccini, che ora è attratto dall’idea di una collaborazione con D’Annunzio, e torna a pensare a una serie di tre atti unici. Su tutti questi progetti prevale tuttavia la sostanziosa offerta viennese per un’operetta, che sarà poi La rondine, scritta da Giuseppe Adami e destinata all’editore Sonzogno: nata negli anni di guerra, in mezzo a molte perplessità, la nuova opera viene rappresentata a Montecarlo il 27 marzo 1917, e non avrà mai vita facile, malgrado le vistose modifiche cui verrà sottoposta. Nel frattempo ha preso corpo il cosiddetto “Trittico”, comprendente Il tabarro scritto da Giuseppe Adami, e due testi di Gioachino Forzano, Suor Angelica e Gianni Schicchi; il trittico va in scena il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York. Turandot è il nuovo soggetto che Giacomo Puccini sceglie all’inizio del 1920 e che affida all’elaborazione librettistica del ben collaudato Giuseppe Adami, cui si unisce l’esperienza teatrale di Renato Simoni.

E’ un lavoro che impegna Puccini per vari anni, con un decorso particolarmente alterno, anche perché il compositore soffre di disturbi alla gola che nell’ottobre 1924 saranno diagnosticati come cancro. Verso la fine del 1923 la Turandot è quasi compiuta, ma ancora manca il duetto finale, il cui testo viene faticosamente rielaborato. Mentre sono in corso ritocchi e rifacimenti, nel settembre 1924 Giacomo Puccini prende accordi con Toscanini per la prima rappresentazione dell’opera, prevista per l’aprile seguente, ma il 4 novembre, con il duetto finale non ancora composto, Puccini parte per Bruxelles, dove viene ricoverato in una clinica. Il 24 viene operato alla gola, e muore il 29 novembre 1924.

fonte
www.puccinifestival.it
Dizionario Pucciniano di Eduardo Rescigno ed. Ricordi

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FONDAZIONE RAGGHIANTI, LABORATORIO DI RICERCA E STUDIO

La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti - ETS (Fondazione Ragghianti) nasce nel 1981 come centro studi, su iniziativa di due grandi storici dell’arte italiani, Carlo Ludovico Ragghianti e sua moglie Licia Collobi, con l’intento di offrire al pubblico un laboratorio permanente di studio e di ricerca sull’arte.

Fin da subito ha sede nel quattrocentesco complesso monumentale di San Micheletto a Lucca, e comprende uno spazio espositivo, una biblioteca specializzata, un archivio, una fototeca, una videoteca, una casa editrice che si occupa di produrre libri, pubblicazioni specialistiche e due riviste (“Luk” e “Critica d’Arte”) e un centro studi che svolge attività di ricerca e didattica e bandisce borse di studio post-dottorali.

Fin dai suoi esordi la Fondazione si propone di promuovere l’attenzione verso l’arte sia tra gli appassionati sia presso il grande pubblico, attraverso mostre dedicate a varie forme di espressione, incentrate su nuove tendenze e artisti e temi meritevoli di approfondimento.

A partire dal 1992 la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è il principale ente sostenitore e finanziatore della Fondazione Ragghianti, presieduta da Alberto Fontana e guidata dal direttore Paolo Bolpagni.


Autore: Corona Perer

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