
Omaggio all'architetto Italo Rota
Fondazione Ragghianti ''Pianeta Città''
8 aprile 2025 - Diceva: "la saggezza è essere seri e avere un progetto folle". È morto un anno fa (era l'8 aprile 2024), all’età di 70 anni, l'architetto Italo Rota, tra i più noti progettisti del nostro tempo. Costruire, assemblare, progettare, disegnare, collezionare lo spirito del tempo: quando non progettava... collezionava. Come archtetto Italo Rota ha costruito in tutto il mondo e lavorato a più mani con Gregotti e Gae Aulenti. Ha firmato il Museo del Novecento in piazza Duomo a Milano ed ha sempre lavorato attorno a progetti prestigiosi.
Nell'estate 2021 una bella mostra gli era stata dedicata dalla Fondazione Ragghianti di Lucca proprio per presentare la Collezione Italo Rota. In quell'occasione lo avevamo incontrato ed eravamo rimasti stupiti della sua ...gioventù. L'omaggio era davvero speciale: la città di Italo Rota, anzi il suo pianeta culturale.
Non era strano che questa mostra fosse nata a Lucca città che ha conservato le sue mura intatte da 500 anni: costituiscono un simbolo cittadino e sono riconosciute a livello mondiale proprio perché sono l’unico complesso di mura da difesa conservate integre fino ad oggi in tutto il mondo.
“Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900 al 2021” rifletteva su uno dei temi topici per un architetto: la città e di conseguenza l'uomo che la vive. Molto bella la scala che introduce all'ultima sala che sembra un ingresso alla conapevolezza di ciò che è la città oggi. Ed è una città fatta di contraddizioni e anche di indifferenza.
Diciamo subito che era una mostra caleidoscopica con almeno 500 delle migliaia di pezzi che Rota diceva di conservare in scatole ben archiviate. Dentro, documenti originali delle grandi utopie del Novecento, dal Bauhaus alla controcultura californiana degli anni Sessanta da un lato, e la cronaca che viene dal ‘basso’: manifesti, musica, fumetti, xilografie e libri di Walter Gropius e Lyonel Feininger sul noto movimento architettonico degli anni Venti del Novecento e volumi illustrati dai pittori Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian, Kazimir Malevič e Theo van Doesburg, le banconote in tessuto di Herbert Bayer, gli scacchi di Joseph Hartwig, le carte da parati secondo gli stilemi Bauhaus. Metropolis, con manifesti e fotogrammi del celebre film di Fritz Lang del 1927.
Italo Rota ha costruito in tutto il mondo e lavorato a più mani con Gregotti e Gae Aulenti attorno a progetti prestigiosi, quando non progettava... collezionava.
Al preview stampa l'architetto-collezionista (con la sua ormai tradizionale tuta e la maglietta sgargiante) spiegava che bisogna lasciarsi prendere dal percorso, bisogna insomma perdersi e entrare in una sorta di enigmistica tra oggetti apparentemente casuali ed eterogenei che in realtà sono “insiemi legati da un senso”.
“La relazione tra umani in alta concentrazione diventa città – spiegava Rota - Il 70% dell’umanità vive in città, e la città è il prodotto di tante migrazioni. Sopravviverà, non è vero che con la pandemia ci sarà una fuga dalla città: la città è sempre sopravvissuta a tragedie e pestilenze, perchè è il luogo dove l'uomo costruisce il suo vivere insieme. La mostra ha l'obiettivo di suscitare domande cruciali sulla città e sulla nostra permanenza nel pianeta. Va presa come un esercizio ed è sostanzialmente un invito a perdersi” disse Rota definendo la sua passione per il collezionare paragonabile a ''scavi nel sapere del XX secolo''.
“Questo è un viaggio dentro le cose e dentro la storia, e la storia siamo noi – afferma il filosofo – Nella città ciascuno è abitante e al tempo stesso protagonista del cambiamento della città. E quindi negli oggetti raccolti da Rota ci ritroviamo nei momenti alti e bassi della Storia. L'accostamento del tema “Città” al concetto di “Libro” è più naturale di quel che si creda. Il libro, come una città, è un insieme di pagine, sentieri, itinerari”. E mette in guardia dal concetto di città ideale. “Diffidate: non esiste: ci sono infinite città, perchè la città è fatta di contraddizioni, di bello e brutto, alto e basso”.
Nella moltitudine di oggetti di vario tipo, tanti libri. Perchè la riflessione riguarda anche come l'uomo conosce. “La scelta è stata di tornare alle sorgenti della nostra civiltà e al modo che l’uomo ha elaborato per il proprio vivere in comune: attraverso gli innumerevoli pezzi della collezione dell’architetto parliamo anche di trasmissione della conoscenza” ha spiegato Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione lucchese. ''Lo scopo?Creare un’occasione per ragionare sulla città, sui cambiamenti che già stiamo sperimentando e che ci attendono in un avvenire non lontano” .
Dai libri alle opere d’arte, dai manifesti al cinema, dalle copertine dei dischi ai prodotti di design, dalle riviste ai fumetti, dai giocattoli ai plastici, si segue un itinerario di pensiero che abbraccia il concetto di città nei secoli. Popolare e cólto si danno la mano. Si parte dall'alba della contemporaneità di primo '900 con le automobili giocattolo e i libri che parlano dei primi motori a scoppio. E poi la grafica delle avanguardie storiche, con un approfondimento su quella sovietica degli anni Venti e Trenta, in particolare su El Lissitzky e Alexandr Rodčenko e testi poetici di Vladimir Majakovskij per arrivare a ciò che la città non dovrebbe mai essere stata tra nazismo e socialismo reale.
Le teche con la croce rossa: ''Così non va'' afferma Italo Rota.
"L'orrore dell'antisemitismo e del nazismo: il male assoluto che si manifesta nella storia e nella città"
Il boom economico era documentato dalla Londra pop e poi beat dagli anni Cinquanta ai Sessanta con i ritratti psichedelici dei Beatles di Richard Avedo, e la swinging London.
Ma Rota non potè dimenticare anche la città come luogo dove si manifesta il male assoluto della storia, luogo del rumore e della indifferenza, ben rappresentata da “Ora X 2” di Davide La Rocca, un olio su tela di grandi dimensioni che raffigura due bagnanti ignari del deflagare di un fungo nucleare alle loro spalle.
E dunque quale città? Italo Rota disse: “Il presente di oggi è fatto dai lavori del passato. La mostra è un invito a riflettere sul modo in cui vivremo”.
Accanto alla mostra è stato realizzato un documentario che racconta la collezione di Italo Rota in prospettiva personale. Il film, diretto da Eleonora Mastropietro, esplora la casa di Rota, dove si trova l’“accumulo”, come lo chiama l’architetto, di migliaia di oggetti, opere d’arte e libri che compongono la sua collezione.
L'allestimento molto elegante ed arioso esaltava la relazione tra lo spazio e l'uomo.
Un viaggio attraverso il mondo.
C.Perer
Autore: Corona Perer
www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*
Commenti (0)
Per lasciare un commento