Italo Rota (foto C.Perer)
Italo Rota (foto C.Perer)
Arte, Cultura & Spettacoli

E' mancato l'architetto Italo Rota

Fondazione Ragghianti nel 2021 gli aveva dedicato la mostra ''Pianeta Città''

Diceva: "la saggezza è essere seri e avere un progetto folle". È morto, all’età di 70 anni, l'architetto Italo Rota, tra i più noti progettisti del nostro tempo. Costruire, assemblare, progettare, disegnare, collezionare lo spirito del tempo: quando non progettava... collezionava. Come archtetto Italo Rota ha costruito in tutto il mondo e lavorato a più mani con Gregotti e Gae Aulenti. Ha firmato il Museo del Novecento in piazza Duomo a Milano ed ha sempre lavorato attorno a progetti prestigiosi.

Lo ricordiamo con la mostra che nell'estate 2021 gli aveva dedicato la Fondazione Ragghianti di Lucca proprio per presentare la Collezione Italo Rota. In quell'occasione lo avevamo incontrato ed eravamo rimasti stupiti della sua ...gioventù. Buon viaggio, architetto.

C.Perer
8 aprile 2024

 

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Un pianeta speciale: la città

Fondazione Ragghianti presenta la Collezione Italo Rota

(Corona Perer- Lucca, 8 luglio 2021) - Fondazione Ragghianti presenta un omaggio speciale: la città di Italo Rota, anzi il suo pianeta culturale. E forse non è strano che questa mostra nasca a Lucca città che ha conservato le sue mura intatte da 500 anni: costituiscono un simbolo cittadino e sono riconosciute a livello mondiale proprio perché sono l’unico complesso di mura da difesa conservate integre fino ad oggi in tutto il mondo.

La mostra “Pianeta città. Arti cinema musica design nella Collezione Rota 1900 al 2021” allestita a Lucca riflette su uno dei temi topici per un architetto: la città e di conseguenza l'uomo che la vive. Molto bella la scala che introduce all'ultima sala che sembra un ingresso alla conapevolezza di ciò che è la città oggi. Ed è una città fatta di contraddizioni e anche di indifferenza.

Diciamo subito che è una mostra caleidoscopica con almeno 500 delle migliaia di pezzi che Rota dice di conservare in scatole ben archiviate. I pezzi più preziosi peraltro sono in viaggio continuo e Rota spiega di aver scelto per Lucca ciò che produce ''una domanda''. Così questa diventa anche una mostra sul pensiero di un architetto, curata da Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione lucchese e Aldo Colonetti, filosofo e studioso di architettura e design.

Italo Rota ha costruito in tutto il mondo e lavorato a più mani con Gregotti e Gae Aulenti attorno a progetti prestigiosi, quando non progettava... collezionava.

Al preview stampa l'architetto-collezionista (con la sua ormai tradizionale tuta e la maglietta sgargiante) spiega che bisogna lasciarsi prendere dal percorso, bisogna insomma perdersi e entrare in una sorta di enigmistica tra oggetti apparentemente casuali ed eterogenei che in realtà sono “insiemi legati da un senso”.

“La mostra è imperniata sulla relazione tra umani quando si riuniscono in alta concentrazione: ovvero la città – spiega Rota - Il 70% dell’umanità vive in città, e la città è il prodotto di tante migrazioni. Sopravviverà, non è vero che con la pandemia ci sarà una fuga dalla città: la città è sempre sopravvissuta a tragedie e pestilenze, perchè è il luogo dove l'uomo costruisce il suo vivere insieme”.

La mostra ha l'obiettivo di suscitare domande cruciali sulla città e sulla nostra permanenza nel pianeta. “Va presa come un esercizio ed è sostanzialmente un invito a perdersi” aggiunge l'architetto che definisce la sua passione al collezionare paragonabile a ''scavi nel sapere del XX secolo''.

L'allestimento molto elegante ed arioso anche quando concentra stimoli e reperti, lo conferma: frasi iconiche di architetti e intellettuali alle pareti accompagnano un cammino nel quale Rota c'è sempre a fornire una chiave di lettura, attraverso video in cui mostra la relazione tra gli oggetti, e la relazione tra quegli oggetti e lo spazio. Di più, la relazione tra lo spazio e l'uomo.

E' un viaggio attraverso il mondo afferma Colonetti che ricorda la lunga gestazione di questa mostra a cui ha iniziato a lavorare con il direttore della fondazione e un nutrito comitato scientifico fin dal novembre 2019, pre-pandemia.

“Questo è un viaggio dentro le cose e dentro la storia, e la storia siamo noi – afferma il filosofo – Nella città ciascuno è abitante e al tempo stesso protagonista del cambiamento della città. E quindi negli oggetti raccolti da Rota ci ritroviamo nei momenti alti e bassi della Storia. L'accostamento del tema “Città” al concetto di “Libro” è più naturale di quel che si creda. Il libro, come una città, è un insieme di pagine, sentieri, itinerari”. E mette in guardia dal concetto di città ideale. “Diffidate: non esiste: ci sono infinite città, perchè la città è fatta di contraddizioni, di bello e brutto, alto e basso”.

Nella moltitudine di oggetti di vario tipo, tanti libri. Perchè la riflessione riguarda anche come l'uomo conosce. Lo spiega bene Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione lucchese “La scelta è stata di tornare alle sorgenti della nostra civiltà e al modo che l’uomo ha elaborato per il proprio vivere in comune: attraverso gli innumerevoli pezzi della collezione dell’architetto parliamo anche di trasmissione della conoscenza”.

Dai libri alle opere d’arte, dai manifesti al cinema, dalle copertine dei dischi ai prodotti di design, dalle riviste ai fumetti, dai giocattoli ai plastici, si segue un itinerario di pensiero che abbraccia il concetto di città nei secoli. Popolare e cólto si danno la mano. Si parte dall'alba della contemporaneità di primo '900 con le automobili giocattolo e i libri che parlano dei primi motori a scoppio.

Ci sono documenti originali delle grandi utopie del Novecento, dal Bauhaus alla controcultura californiana degli anni Sessanta da un lato, e la cronaca che viene dal ‘basso’: manifesti, musica, fumetti, xilografie e libri di Walter Gropius e Lyonel Feininger sul noto movimento architettonico degli anni Venti del Novecento e volumi illustrati dai pittori Vasilij Kandinskij, Piet Mondrian, Kazimir Malevič e Theo van Doesburg, le banconote in tessuto di Herbert Bayer, gli scacchi di Joseph Hartwig, le carte da parati secondo gli stilemi Bauhaus. Metropolis, con manifesti e fotogrammi del celebre film di Fritz Lang del 1927.

C'è la grafica delle avanguardie storiche, con un approfondimento su quella sovietica degli anni Venti e Trenta, in particolare su El Lissitzky e Alexandr Rodčenko e testi poetici di Vladimir Majakovskij per arrivare a ciò che la città non dovrebbe mai essere stata tra nazismo e socialismo reale. E allora ecco le teche con la croce rossa: così non va, sembra dirci Italo Rota.

"L'orrore dell'antisemitismo e del nazismo: il male assoluto che si manifesta nella storia e nella città"

Il boom economico è documentato dalla Londra pop e poi beat dagli anni Cinquanta ai Sessanta con i ritratti psichedelici dei Beatles di Richard Avedon, e dalla swinging London il salto è breve verso la città del futuro, con l'avvento della cibernetica rappresentata con suoni cyber e modellini di robot.

Ma non si può dimenticare che la città è anche il luogo dove si manifesta il male assoluto della storia e che è il luogo del rumore e della indifferenza ben rappresentata da “Ora X 2” di Davide La Rocca, un olio su tela di grandi dimensioni che raffigura due bagnanti ignari del deflagare di un fungo nucleare alle loro spalle.

E dunque quale città? Secondo Colonetti le megalopoli aumenteranno anche se l'Italia fa eccezione: i campanili di medie dimensioni attraggono ancora.

Italo Rota afferma che dopo quarant’anni di collezionismo e lavoro intrecciati tra loro, ne è venuto un archivio di beni comuni che servono per immaginare il futuro. “Il presente di oggi è fatto dai lavori del passato. La mostra è un invito a riflettere sul modo in cui vivremo”.

Accanto alla mostra è realizzato un documentario che racconta la collezione di Italo Rota in prospettiva personale. Il film, diretto da Eleonora Mastropietro, esplora la casa di Rota, dove si trova l’“accumulo”, come lo chiama l’architetto, di migliaia di oggetti, opere d’arte e libri che compongono la sua collezione.

La mostra che si avvale del sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e la sponsorizzazione di Banco BPM, resterà aperta fino al 24 ottobre 2021 negli spazi della Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti che testimonia così la sua costante attenzione ai temi legati alla questione della rigenerazione urbana.

''Lo scopo era creare un’occasione per ragionare sulla città, sui cambiamenti che già stiamo sperimentando e che ci attendono in un avvenire non lontano” afferma Bolpagni.

Il catalogo, pubblicato dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, oltre alle immagini dei pezzi esposti include i saggi di Paolo Bolpagni, Francesco Careri, Aldo Colonetti, Daniele Ietri, Franco La Cecla, Eleonora Mastropietro, Mario Piazza, Alessandro Romanini e naturalmente Italo Rota.

 

C.Perer (luglio 2021)

 


Autore: Corona Perer

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