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Christa Wolf: Cassandra, la donna che seppe vedere

Libro epico, sul prototipo femminile della donna intellettuale

di Corona Perer - Christa Wolf  e "Cassandra" abitano per me nell'Empireo. Il magnifico ed epico libro dell'autrice tedesca narra la donna che seppe vedere, il prototipo femminile della donna intellettuale. E' l'opera che più di tutte ha aperto i miei occhi, il libro che ho amato di più. Si entra nel pathos fin dal titolo: perché volli a tutti i costi della veggenza?

Cassandra amava la politica e suo padre, re Priamo, più dei suoi fratelli. Per questo Troia fu così importante nella sua vita.

Figlia di Priamo e di Ecuba, ebbe il dono della profezia da Apollo che, innamorato di lei le aveva insegnato a leggere l’avvenire. Avendo però respinto le sue profferte amorose, fu condannata a non essere mai creduta. Previde i lutti di Troia e la rovina di tutti i suoi abitanti. Presa prigioniera da Aiace Oileo, fu assegnata ad Agamennone, il quale la condusse a Micene, dove fu uccisa da Clitemnestra. Il suo nome designa, per antonomasia, chi prevede sventure. Che peccato: dovrebbe designare semmai...il dono dell'intelligenza.

Omero narra di lei nel 13° libro dell’Iliade descrivendola come la più bella delle figlie del re. Un'altra leggenda vuole che da bambini Cassandra e suo fratello Eleno si addormentassero nel tempio di Apollo. I serpenti consacrati li scoprirono e incominciarono a leccare loro le orecchie. La madre Ecuba, che li stava cercando, li trovò e lanciando un grido di terrore, che fece allontanare subito i serpenti. I bambini con le orecchie così "purificate" dagli animali sacri, avevano così ricevuto dal dio il dono della profezia.

Cassandra è il prototipo femminile dell’intellettuale. Un meraviglioso (e complesso) racconto della scrittrice tedesca Christa Wolf , “Cassandra: perché volli a tutti i costi della veggenza?” uscito una ventina d’anni fa ed ancora attualissimo, è uno straordinario affresco di questo personaggio dell’antichità.

Morta dieci anni fa, nel 2011, a 82 anni Christa Wolf era e resta la più nota scrittrice contemporanea di lingua tedesca. Il suo vero nome era Christa Ihlenfeld. Nata il 18 marzo 1929 a Landsberg an der Warthe, oggi Gorzów Wielkopolski, visse in un area mobile: la città prima della Seconda Guerra Mondiale faceva parte della circoscrizione amministrativa di Francoforte sull’Oder, nel Land del Brandeburgo, e ora è parte della Polonia. Per amore dei suoi ideali è rimasta nella Germania dell’Est nonostante ne vivesse contrasti e contraddizioni. Viveva la letteratura come impegno politico-sociale verso i suoi lettori, sognava un paese migliore in cui ognuno avesse il diritto alla libertà di espressione e di pensiero.

Troppo libera e così nel 1966, il governo della Germania socialista sottopose lei e il marito Gerhard Wolf alla sorveglianza della Stasi. Ciò segnerà la vita e la carriera di Christa Wolf, si dissocierà dal governo socialista 10 anni dopo e uscirà dal partito nel 1989, l'anno del Muro di Berlino. Sarà ad Alexanderplatz, la piazza principale di Berlino, il 4 novembre 1989 per chiedere riforme: 5 giorni dopo cadrà il Muro.

Tra le sue opere ricordiamo: Riflessioni su Christa T., Il cielo diviso, Cassan­dra, Premesse a Cassandra, Nessun luogo. Da nessuna parte, Sotto i tigli, Che cosa resta (che analizza i primi anni post DDR) e molti altri Trama d’infanzia, Medea, L’altra Medea, Epitaffio per i vivi, tutte opere edite per E/o.

''Cassandra'' era un libro nato quasi per caso: visitando la tomba di Agamennone, Christa  Wolf  percepì la presenza di Cassandra (Agamennone vincitore su Troia l’aveva infatti imprigionata per farla morire per mano di Clitennestra, sua sposa). E fu in quel luogo che Christa  Wolf  sentì la presenza di una fantasma che andava narrato come prototipo femminile.

Cassandra seppe dire “no” ad Eumelo, che aveva nelle sue mani il potere militare e poliziesco sulla città. Disse “no” anche agli ordini di Priamo il padre del quale subiva grande fascino pagando tutto questo con la prigionia resa ancora più amara da quel dono al quale nessuno credeva: la veggenza. I suoi vaticini sul destino della città non erano creduti per colpa di Apollo: anche lui si era invaghito di lei. Le aveva insegnato l’arte di predire l’avvenire, ma lei lo respinse così lui la punì facendo si che nessuno credesse alle sue parole. La solitudine fu dunque la pena di Cassandra.

Cosa voleva questa donna? Nel suo cuore c’era in realtà un amore impossibile: Enea, l’assente, l’uomo sempre-altrove. Un modo d’essere maschile che non trovava parole e forme per manifestarsi. Era toccato a lui il  rituale della deflorazione, ma Enea non riesce a compierlo perché i due scoprono in quella circostanza di amarsi. Ecco dunque la scelta di Cassandra che dopo aver detto no ad Eumelo e Priamo si unisce alle comunità femminili dissidenti che si ritrovavano nella casa del vecchio e saggio Anchise (padre di Enea, che lo concepì con Afrodite) e lì discutevano e coltivavano il sogno di una società incruenta e femminile. Con Cassandra, tre levatrici ed anche Cilla e Marpessa sua ancella.

I ricordi di questa donna dilaniata nel corpo e nell’anima (nel corpo per la consapevolezza della sua veggenza, nell’anima per la lucida percezione di ciò che accadeva fuori e dentro di lei) sono descritti magistralmente da  Christa Wolf .

Il fascino della sua Cassandra, sta nel fatto che tutto il racconto si articola attorno al nesso veggenza-cecità. Il verbo vedere (“sehen”) è quello che ricorre di più nel fiume di parole della scrittrice tedesca, quasi a significare un discorso che teme di essere interrotto dall’imminente morte. E ciò che davvero viene a galla è come una donna impara a vedere a dispetto della volontà degli dèi e degli uomini. Eccola qui, la vittoria di Cassandra! Ecco qui tutto il suo fascino.

Donna scomoda, difficile, incontenibile: arrivò persino a desiderare di mutare sesso perché era toccato al fratello Eleno di essere portavoce dell’oracolo. Ma è Cassandra che vede ciò che a Troia nessuno riconosce. Di qui la sua scelta: ritirarsi alla città che di fronte al vedere il vero preferisce la finzione di palazzo e lo stato di polizia di Eumelo. Troia è diventata ormai una comunità di ciechi.  Una sola donna è rimasta a vedere.

Romanzo femminista? No. Probabilmente Christa  Wolf voleva semplicemente dire che le donne devono imparare a vedere, possono farlo, non saranno credute, ma avranno con sé il dono della verità qualcosa che è molto, ma molto affine alla loro vera capacità: quella di amare.

Cassandra era dunque il prototipo ideale per una donna già libera, come lei era, una donna che  ha sempre combattuto e denunciato il carattere autoritario del regime della Germania socialista, e non ha avuto paura di dirlo. Lei vedeva.

(c.perer)

l'autrice Christa Wolf


Autore: Corona Perer

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