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Arte, Cultura & Spettacoli

La camera d'ambra trafugata da Hitler

Bibliotheka ripubblica un saggio di Vittorio Orsenigo con prefazione di Sergio Romano

Ne avete mai sentito parlare? Ovvero della storia della Camera d’ambra dello Zar Pietro il Grande  che fu trafugata da Hitler a Leningrado? Finì in 120 casse mai ritrovate. I nazisti la smontarono tutta dal palazzo in cui si trovava e la nascosero. Ancora non si sa dove sia.

Nel 2020 il mistero sembrò vicino dall'essere risolto: un gruppo di sommozzatori polacchi nel Baltico disse di aver scoperto dentro un relitto moltissime casse ancora sigillate. Proprio lì potrebbe nascondersi il tesoro regalato dai prussiani allo zar Pietro il Grande e poi saccheggiato dagli uomini di Hitler durante la Seconda guerra mondiale.

A settant’anni di distanza dalla sua sparizione emergono ancora teorie sulla sorte della Camera d’ambra del palazzo di Caterina a San Pietroburgo. Scomparsa dopo i bombardamenti alleati alla fine della Seconda guerra mondiale, le ultime ipotesi la collocano in un treno sotterrato in un bunker polacco o in un castello ceco. Non sorprende che la ricerca sia ancora attiva: il valore della stanza potrebbe raggiungere i 450 milioni di euro.

Il 16 gennaio 2026 uscirà un singolare romanzo storico, in cui una magistrale opera artistica diventa simbolo di un’epoca. Lo ha scritto Vittorio Orsenigo e viene ripubblicato da Bibliotheka con la prestigiosa prefazione di Sergio Romano, ex ambasciatore italiano in Russia (in libreria dal 16 gennaio)

“Centoventi asse di ferro: i numeri appaiono chiari al centro di un drappo pesante fatto con il buon velluto del buio”...

In quelle casse c’è la celebre Camera d’ambra, che nel 1941 fu smontata dai nazisti dal palazzo di Leningrado in cui si trovava e trasportata dalla Russia a Königsberg, nella Prussia Orientale. La vicenda viene ricostruita intrecciando e alternando arte e guerra, meraviglia e orrore nel romanzo di Vittorio Orsenigo ''Una camera tutta d’ambra'' con una prefazione dell’ambasciatore Sergio Romano.

A differenza della maggior parte dei tesori trafugati durante la seconda guerra mondiale, la Camera d'ambra aveva per il regime di Hitler un alto valore simbolico. Era stata concepita da un architetto tedesco per un re di Prussia, creata da artigiani locali e apparteneva quindi alla categoria delle opere che la Germania riteneva di dover recuperare e custodire nel cuore del Reich.

Vittorio Orsenigo (Milano, 1926-2025), regista e scrittore, si avvicina al panorama artistico milanese dell’immediato dopoguerra. Seguendo l’invito di Elio Vittorini, cura un ciclo di letture alla Casa della cultura di Milano presentando una selezione di testi teatrali di Christopher Isherwood, Bertold Brecht e Wystan Hugh Auden, allora poco noti in Italia. Nel 1950 esordisce come regista al Piccolo Teatro di Milano. Ha pubblicato, tra gli altri, con Greco&Greco, Sellerio e Archinto.

La storia della Camera tutta d'ambra

La Camera d’ambra dello zar Pietro il Grande, scomparve durante un bombardamento. Rubata dai nazisti, la leggendaria Camera d’ambra fu fatta costruire da Federico Guglielmo I di Prussia per regalarla allo zar Pietro il Grande fu trasferita a Königsberg, dove nel 1944 se ne persero le tracce.

A differenza della maggior parte dei tesori trafugati durante la seconda guerra mondiale, la Camera d'ambra aveva per il regime di Hitler un alto valore simbolico. Era stata concepita da un architetto tedesco per un re di Prussia, creata da artigiani locali e apparteneva quindi alla categoria delle opere che la Germania riteneva di dover recuperare e custodire nel cuore del Reich.

 A settant’anni di distanza dalla sua sparizione emergono ancora teorie sulla sorte della Camera d’ambra del palazzo di Caterina a San Pietroburgo. Scomparsa dopo i bombardamenti alleati alla fine della Seconda guerra mondiale, le ultime ipotesi la collocano in un treno sotterrato in un bunker polacco o in un castello ceco. Non sorprende che la ricerca sia ancora attiva: il valore della stanza potrebbe raggiungere i 450 milioni di euro


Un regalo per lo zar

Le origini della Camera d’ambra risalgono al 1701, quando Federico I di Prussia ordinò di costruire una lussuosa stanza nel palazzo reale di Berlino con le pareti e i mobili rivestiti d’ambra, un materiale che all’epoca valeva il doppio dell’oro. Per la sua costruzione, che durò otto anni, furono usati centomila pezzi d’ambra, che ricoprirono una superficie di trentasei metri quadri.

Questo enorme gioiello richiamò l’attenzione dello zar Pietro I il Grande, che ne fu ammaliato durante una visita a Berlino volta a stringere con la Prussia un’alleanza militare contro la Svezia. Nel 1717 Federico Guglielmo I di Prussia sigillò questo accordo regalando la lussuosa stanza al nuovo alleato. La sala fu smontata e imballata per il trasferimento – prima per mare e poi per terra, su diciotto slitte trainate da cavalli – fino a San Pietroburgo, la capitale-vetrina appena fondata da Pietro sulle rive del Baltico. Una volta lì si decise di sistemarla nel palazzo di Caterina nella vicina Carskoe Selo, dimora estiva degli zar.


***
 
Vittorio Orsenigo

Una camera tutta d’ambra

Prefazione Sergio Romano

184 pagine, 16 euro

Bibliotheka

Dal 16 gennaio 2026

 

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