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Khaled al Asaad martire della cultura

Cinque anni fa la distruzione di Palmira

Del tempio, del quale si era preso cura come fosse un figlio, restano solo pietre. L'isis l'ha distrutto. Khaled al Asaad è stato barbaramente ucciso il 18 agosto 2015: decapitato sulla pubblica piazza davanti al museo che per decenni aveva diretto, e il suo cadavere appeso ad una colonna romana, suscitando durissime reazioni internazionali e un profondo sdegno in tutto il mondo. Un martire: il martire della cultura.

Palmira era più di una passione, era la sua vita: per comprendere il suo valore basterà dire che questa città si trova citata nella Bibbia, ma è nominata anche negli annali dei re Assiri. La città  venne incorporata nell'impero romano e Diocleziano, tra il 293 e 303, e fu poi fortificata è uno dei maggiori gioielli dell'Oriente. Personaggio cruciale di Palmira è la regina Zenobia che si oppose ai romani e ai persiani. Nulla potè però contro l'Isis.

Khaled al Asaad aveva 81 anni ed era uno dei massimi esperti siriani di antichità. Dopo il pensionamento, nel 2003, aveva continuato a lavorare come esperto per il Dipartimento dei musei e delle antichità. Era stato autore di diversi libri e testi scientifici anche in collaborazione con colleghi stranieri. Ai tesori di Palmira l’anziano archeologo aveva dedicato mezzo secolo della sua vita: conosceva la storia di ogni colonna, ogni statua, ogni centimetro di questa città che un tempo fu un vitale centro carovaniero. Un amore immenso finito nel più tragico dei modi, reciso da quegli stessi fanatici pronti a distruggere a martellate i simboli di una cultura.

Dopo avere -  per 50 anni -  custodito i tesori archeologici della “Sposa del deserto”,  Khaled al Asaad non meritava certamente  un’esecuzione pubblica alla quale hanno assistito decine di persone. I miliziani dell’Isis avevano arrestato Khaled al Asaad un mese prima. A dare per primo la notizia della decapitazione di Asaad, fu uno dei massimi esperti siriani di archeologia, direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim. Da allora erano iniziati interrogatori continui nella speranza di avere informazioni su dove fossero stati nascosti reperti romani del sito prima dell'occupazione dello Stato islamico.

Cinque giorni dopo averlo decapitato su una piazza pubblica di Palmira, l'Isis ha distrutto il santuario di Baalshamin, a poche decine di metri dal teatro romano della città, dove la Stato islamico aveva inscenato alcune esecuzioni pubbliche. Il santuario di Baalshamin (Il signore del Cielo) è del secondo secolo dopo Cristo ed è dedicato ad una divinità asssimilabile a Mercurio.

Oggi Palmira è solo l'ombra di se stessa. Per difenderla nei secoli le furono rette intorno imponenti mura difensive. Il declino inizia solo dal IV secolo quando le notizie su Palmira si diradano. Durante la dominazione bizantina furono costruite alcune chiese, anche se la città aveva perso importanza. L'imperatore Giustiniano, nel VI secolo, vi installò una guarnigione. Poi sotto il dominio degli arabi la città andò in rovina. Oggi sta andando incontro alla sua definitiva distruzione.

Dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, la città fiorì nell'antichità come punto di sosta per le carovane di viaggiatori e mercanti che attraversavano il deserto siriano ed ebbe un notevole sviluppo fra il I ed il III secolo dopo Cristo. Per questo motivo fu soprannominata la 'Sposa del deserto'. Il nome greco della città, Palmyra, è la traduzione fedele dall'originale aramaico, Tadmor, che significa 'palma'.

Il sito archeologico comprendeva la via colonnata, il santuario di Nabu, le Terme di Diocleziano, il teatro e l'Agora. Vere e proprie perle architettoniche.  Per timore di distruzioni, centinaia di statue e reperti del sito siriano a 240 km a nord-est di Damasco erano stati trasferiti in altre località già prima dell'assalto finale dell'Isis. Khaled al Asaad era invece restato.

Una passione per la quale ha dato la vita. Una storia che non dobbiamo dimenticare.

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