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Marc Innaro un onesto corrispondente

La verità della sua estromissione dalla Rai

“Imbavagliato dalla Rai con il pretesto di Putin”. L’ex corrispondente da Mosca Marc Innaro che ha servito Mamma Rai in Russia dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, oltre che da Gerusalemme e dal Cairo (dove si trova oggi) ha spiegato chiaramente la motivazione ufficiale dell’interruzione della corrispondenza da Mosca da parte della Rai. Non fu certo la legge approvata dalla Duma, il Parlamento russo, che prevedeva l’arresto per chi “intenzionalmente” pubblicava notizie ritenute false.

Innaro in realtà  l'aveva fatta grossa (per la Rai): aveva spiegato agli italiani anche il punto di vista russo, contestualizzando l’invasione russa dell’Ucraina dentro la storia dei rapporti tra Russia e Ucraina (e Nato) degli ultimi 30 anni. Ed ecco il marchio: era un propagandista putiniano. Ovviamente, in nome dell'onestà intellettuale lui se ne fa un baffo: sa di aver la coscienza a posto, ma queste sono cose che fan male ad ogni giornalista e cioè dire la verità, averla servita, e vedersi alla gogna per interessi terzi o meglio per la genuflessione che Mamma Rai ha fatto ai poteri Nato e a quelli europei, il cui piglio guerrafondaio ormai non sfugge più a nessuno. Spegnere la TV oggi è il migliore atto che si può fare per non farsi indottrinare !

Ecco allora cosa sta dietro la sua defenestrazione. Lo ha spiegato lui stesso in una intervista al Fatto Quotidiano. La versione ufficiale della Rai fu che volevano proteggerlo da Putin.

''Questa è la versione ufficiale. Fin dall’inizio dissi che quella legge valeva per i giornalisti russi, non certo per gli occidentali, che in Russia vivono e lavorano con visto giornalistico e accredito ufficiale che può essere revocato in qualsiasi momento. Feci fare una ricerca da parte di uno studio legale, una società mista russo-italiana, che dimostrò in maniera inoppugnabile che non correvamo alcun rischio. Cadde nel vuoto. Dopo un mese l’Ambasciata d’Italia mi chiamò per chiedermi se rispondesse al vero quello che c’era scritto nello studio. Evidentemente la richiesta era venuta dalla Rai che, non fidandosi, chiese di informarsi. Fu riaperto l’ufficio di Mosca, dal quale io mi rifiutavo di andar via in quanto capo della sede da un punto di vista giornalistico, ma anche amministrativo. Man mano che gli spazi di manovra si restringevano ho chiesto di essere trasferito, non volevo essere pagato per essere costretto a non far nulla, non dai russi, ma dagli italiani.

Molti rcorderanno che ciò che fece imbestialire la Dirigenza Rai fu l'aver mostrato una cartina durante una diretta dal Tg2 in cui mostrava l'allrgamento della Nato ai confini con la Russia, quello che persino Papa Francesco definì ''l'abbaiare della Nato alle porte della Russia" !

''Se io devo fare il corrispondente, devo quindi “corrispondere” il modo in cui la vedono e la vivono quelli del Paese in cui mi trovo. La versione di Mosca era che la causa scatenante di quello che stava accadendo era stato l’allargamento graduale e inesorabile della Nato. Mi sono trovato in diretta una cartina della Nato nel ’91 e nel 2022, che non avevamo preparato: colsi al balzo l’occasione e dissi ‘lo vedete da queste due cartine: ditemi voi chi si è allargato’. Era evidente la dissonanza rispetto al racconto mainstream che veniva fatto in quelle ore in Italia.
Ebbi due volte la possibilità di intervistare il ministro degli Esteri russo Lavrov: tutte e due le volte mi fu negato. Ottenni dal ministero della Difesa russo la possibilità di andare nel Donbass occupato (o liberato, dipende dai punti di vista), con l’esercito russo, come giornalista embedded: mi fu risposto dall’allora Ad della Rai Carlo Fuortes che la Rai non manda giornalisti emdedded con una delle parti in conflitto. Poi altri colleghi Rai sono andati embedded in Ucraina; Stefania Battistini andò embedded per il Tg1 nella regione di Kursk, in territorio russo, durante il tentativo di sfondamento da parte ucraina''.

«Contro il collega Marc Innaro sono state mosse accuse pretestuose e infondate. In decenni di attività si è sempre distinto per competenza e rigore. Qualità che non sono venute meno neanche nei momenti più concitati e difficili di questi giorni di guerra». Disse, in una nota, il fiduciario dei Corrispondenti e con lui l'Esecutivo Usigrai.

A Mar Innaro l'onestà intellettuale non fa difetto e ci sono due cose sulle quali ha le idee molto chiare e parole altrettanto esplicite: che la Russia voglia invadere l'Europa e che secondo il nostro Presidente Mattarella la Russia sia come il Terzo Reich (tra l'altro andrebbe ricordato a questo punto Elon Musk che definisce l'Europa...il quarto Reich!)

''Io mangio pane e Russia da quando avevo 18 anni. Non ho mai sentito parlare di carri armati russi che dovrebbero arrivare a Lisbona. La Russia è un Paese di 17 milioni di chilometri quadrati, 11 fusi orari, e solo 145 milioni di abitanti. Come si può ragionevolmente pensare che un Paese che a stento riesce a gestire uno spazio gigantesco e risorse naturali enormi possa auspicare di occupare pezzi di un continente di 500 milioni di abitanti? La stessa cosa vale per l’Ucraina. Il problema è la neutralità dell’Ucraina e il suo non-ingresso nella Nato. Putin lo disse già nel 2007, alla Conferenza per la Sicurezza in Europa a Monaco''
Quanto a Mattarella: ''Mi sembra una lettura assolutamente fuorviante. L’Unione Sovietica ha pagato un prezzo altissimo, 26 milioni di vittime, nella lotta contro il nazismo. Le sorti della Seconda guerra mondiale si sono invertite grazie alla strenua resistenza a Stalingrado e a Leningrado e alla battaglia di Kursk, la più grande battaglia di carri armati della storia. Se non ci fosse stata l’Unione Sovietica, l’Europa occidentale non sarebbe stata liberata dagli anglo-americani''

Siamo dunque in piena Russofobia. ''È una malattia che per alcuni viene da un passato doloroso, ma alimentarla non aiuta a risolvere la situazione. Come non ci sogneremmo di sovrapporre la Germania del Terzo Reich con la Germania della cancelliera Merkel, così è assurdo sovrapporre l’Unione Sovietica con la Russia di oggi. Quello era uno Stato con un’ideologia, un piano quinquennale; la Russia di oggi è un Paese iper-capitalista'' aggiunge Innaro.

La realtà in Russia è un'altra. ''Dopo il fallimento voluto degli incontri in Turchia mediati da Erdogan, i russi sono per l’80% con Putin. Sono disposti ad andare fino in fondo nella rivendicazione della neutralità dell’Ucraina e della difesa dei diritti delle minoranze russofone. Più andiamo avanti, più diventa difficile tornare indietro. I 7/8 dell’umanità si stanno riorganizzando e noi siamo sempre più marginali''.

E quindi l'Europa sbaglia. Peggio: persevera nell'errore. ''Avremmo dovuto includere la Russia, creando le premesse per una nuova architettura di sicurezza all’interno dell’Europa. Abbiamo molto più in comune con i russi che con molti altri Paesi''.

 


Autore: Corona Perer

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