
Diplomazia Popolare motore di pace e solidarietà
Quando sono i cittadini a muoversi, cambia il mondo
(Mosca, Corona Perer) - Quando sono i cittadini a muoversi, cambia il mondo. Si chiama ''Diplomazia Popolare'' ed è motore di pace e solidarietà.
Il 100° Anniversario della Diplomazia Popolare è stato celebrato in Russia lo scorso 26 ottobre 2025 nel corso del Forum di Cooperazione Internazionale, evento principale del programma pensato per questo anniversario. L'istituzione della diplomazia popolare vide la luce nel 1925 quando fu istituita la VOKS (oggi Rossotrudnichestvo) ovvero la ''Società di Tutta l'Unione per le Relazioni Culturali con l'Estero''.

foto: C.Perer
Ma cosa si intende per Diplomazia Popolare? Partiamo dalle parole: popolare è ciò che appartiene alla collettività, al popolo, diplomazia è l’arte del dialogo e della mediazione tra culture e interessi diversi.
“Diplomazia Popolare” è, quindi, una forma di dialogo che parte dal basso e si genera tra cittadini e persone che avvertono e praticano la “relazione” attraverso la conoscenza reciproca. E' questo può dar vita a progetti, che in campo sociale e culturale possono essere uno strumento essenziale per la risoluzione di conflitti, lo sviluppo dei popoli e per la costruzione di una cultura di pace.
''La diplomazia popolare è come un incontro a piedi nudi, una diplomazia scalza contrapposta a quella istituzionale” diceva Waldemar Boff, filosofo, Teologo ed educatore popolare brasiliano, autore di progetti di solidarietà sociale nelle periferie urbane e rurali delle città di Rio de Janeiro e Petrópolis in Brasile.
Boff colse un’idea di fondo fondamentale: favorire l’incontro tra cittadini comuni, persone di diverse culture, società, nazioni che entrano in dialogo in differenti modi e che, da uguale a uguale, cercano convergenze per un agenda di lavoro comune finalizzata ad obiettivi comuni seguendo la logica dell’agire localmente, ovvero: pensare globalmente.
«Fai strada ai poveri, senza farti strada » diceva Don Lorenzo Milani.
Già l'umiltà, arte ormai rara in questa Italia dove l'arrivismo dei ''parvenue'' diventa auto-incensazione e alterazione della realtà. C'è chi fa qualcosa, gliene anche viene dato atto e subito corre a riempirsi la bocca, in un egocentrismo sfrenato che ha del ridicolo. Personalmente l'ho notato tra gli stessi membri (o aspiranti membri della mia stessa categoria) che vincono un premio e lo spacciano per trionfo, senza osservare bene un dettaglio: ''Trionfo'' ha le stesse sillabe di ''Tronfio'', basta spostare la ''i'' e amare il vocabolario italiano per capirlo.
C'è chi invece lavora in silenzio e compie la vera Diplomazia Popolare che è scambio, nonviolenza, ricerca di integrazione, amore di pace, voglia di costruire una società globale libera e egualitaria, nella quali le relazioni del ''io sono più bravo'' sono state definitivamente superate.
Diplomazia popolare è quindi “fare rete” tra minoranze. Ogni incontro tra le persone che sono libere dalle catene dell'ego e che avvertono il fascino di darsi agli altri è irripetibile. ''Cosa posso fare per te?'' è la frase che scatta in chi avverte la voglia di compiere un’azione libera e oblativa, ovvero ciò che in psicoanalisi è relativa al livello più alto dello sviluppo psichico e affettivo, contraddistinto dalla capacità di amare e di offrire liberamente senza contropartite.
Le strade più piccole potrebbero improvvisamente assumere un valore politico più grande. Tra queste strade vi è la diplomazia popolare che comprende quelle azioni esercitate da soggetti non governativi in dialogo con altri soggetti non governativi per influenzare i governi, con lo scopo di ridurre o terminare i conflitti.
Quando scaturisce tra i singoli cittadini di popoli diversi e in regime di autentica solidarietà si può parlare di diplomazia popolare
La Russia - con il recente Forum che ha celebrato i 100 di diplomazia popolare - tiene in grande considerazione l'azione dei singoli, perchè uno stato deve comunque fare i conti con i cittadini più o meno organizzati. E alimentare la voglia di ''fare bene'' è concepire ogni cittadino come un mattone che rende più solido lo Stato.
A questo Forum svoltosi a Mosca il 26 e 27 ottobre c'era tra i 2.000 partecipanti provenienti da oltre 60 Paesi in Europa, Asia, Africa e America Latina, un unico italiano tra i relatori: il trentino Ennio Bordato, di Rovereto, oggi presidente dell'associazione AASIB (Aiutateci a Salvare i Bambini) nata dopo che come privato cittadino si era mosso spontaneamente per aiutare la Russia nel tragico e drammatico periodo degli anni ’90 con l'implosione dell’Unione Sovietica.

Ennio Bordato (foto sopra) ha parlato nel panel dedicato al no profit: «Le organizzazioni
non commerciali come strumento della diplomazia popolare”.
''La storia di AASIB nasce con la dissoluzione dell'URSS negli anni Novanta quando la Russia fu invasa dalla “democrazia” e dal “mercato”. Milioni furono le vittime di quelli esperimenti sociali. Frequentavo la Russia già da molti anni e avevo visto succedersi all'era Leonid Brežnev, Jurij Vladimirovič Andropov, Konstantin Černenko, Mihail Sergeevic Gorbacëv e Boris Eltsin. Sentii il desiderio di fare qualcosa ed entrai in contatto con gruppo di volonterosi fondato una delle figure più importanti in quel periodo: Padre Aleksandr Men’, parroco di una parrocchia al centro di Mosca con il primo sito russo che raccoglieva fondi per i bambini gravemente ammalati della clinica RDKB della capitale russa. Mi misi in contato con loro e raccolsi i primi fondi e nell'agosto del 2000 portai i miei primi aiuti: 7 milioni di lire per i
piccoli ricoverati della RDKB, l’ospedale pediatrico più grande ed importante della
Federazione Russa con 1024 posti letto e tutte le specializzazioni pediatriche eccetto
cardiologia.
L'aiuto fu indirizzato alla oncoematologia e fu il primo atto di solidarietà di tanti altri. L'associazione è nata dopo e tuttora svolge un'attività costante. Negli anni seguenti riuscimmo a dare un contributo molto importante alla pediatria russa: donammo alla clinica di Mosca la prima Foresteria pediatrica, “La Casa della Speranza” della Russia post sovietica. Una villa di un magnate fu da noi acquistata e ristrutturata, 24 camere per accogliere i bambini in day hospital. Ristrutturammo l’intero reparto di Oncologia pediatrica, donammo il primo laboratorio di analisi specialistiche, contribuimmo ad aprire il primo reparto per la cura delle malattie orfane e rare in Russia. Poi, nel 2004, venne Beslan con il progetto pluriennale di aiuto psicologico per la popolazione scolastica colpita dalla strage terroristica, nel 2008 l’aiuto ai bambini vittime della guerra dell'Ossezia del Sud. Nel 2014 le mamme del Donbass ci contattarono
chiedendoci aiuto: ''abbiamo bisogno di tutto'' dissero. Da allora gli aiuti umanitari sono costanti,
verso asili, scuole, ospedali, famiglie, orfani di guerra sempre con obiettivo di aiutare
l'infanzia che soffre. In questi anni sono stati aiutati oltre 20.000 bambini. La cosa
importante è che per ogni euro raccolto, il 94% va ai bambini e ai bisogni reali perchè non
abbiamo costi di gestione. Raccogliamo donazioni su progetti specifici o su singoli casi e
tutta l'attività umanitaria si basa su coordinatori locali che operano gratuitamente. Le
sanzioni hanno ovviamente complicato la situazione, è sempre molto difficile operare nel
contesto del muro russofobico alzato dalla UE ma per noi i bambini piangono tutti nella
stessa lingua. Aiutiamo bambini del Donbass e di Ucraina, siamo l'unica associazione
Italiana che lavora nella Federazione Russa e nei paesi ex sovietici dove vivono
popolazioni russofone''
(Ennio Bordato)

Bordato definisce la sua una ''relazione profonda'' con la Russia. La frequenta ormai da 44 anni ed ha pure imparato il russo. Già nel 2024 aveva tenuto una lecture all'Università Russa dell' Amicizia tra i Popoli chenel febbraio 1961, fu rinominata in onore di Patrice Lumumba il primo, e per oltre quarant'anni l'unico, dirigente politico democraticamente eletto nella Repubblica Democratica del Congo assassinato in modo barbaro in un azione che veda complice la Cia.
Oggi la sua associazione sta aiutando i bambini ipovedenti di Kursk, la neonatologia di Mariupol, ed è a sua volta generatore di diplomazia avendo creato i Volontari della Bontà. Dal 2014 in Donbass e Ucraina Sud-orientale una guerra terrificante ha causato vittime fra la popolazione civile. In oltre 7 anni centinaia i bambini uccisi, migliaia i feriti e mutilati: 25mila vite di bambini sono state sconvolte dalla guerra. Accanto alla tragedia delle vittime, la catastrofe umanitaria che ha portato povertà assoluta in molti villaggi.
Bordato è un esempio che certamente dimostra come si possa agire con corpi intermedi che intrattengono relazioni nazionali, internazionali e magari transcontinentali. Ci sono relazioni episodiche, altre intermittenti, altre ancora strutturate ma sempre nascono da valori condivisi. Anche i gemellaggi possono essere fonte di diplomazia generata dal basso, capaci di costruire reti formali e informali. Anche le imprese che lavorano all'estero, al di là del proprio profitto sono corpi intermedi, così come le chiese e le religioni che hanno una solidarietà connaturata e ''genetica''.
E dunque diplomazia popolare è fare, agire, tessere reti, pulire il proprio angolo di mondo e lasciarlo meglio di come l'hai trovato. Un filo può dar luogo ad una matassa di fili conduttori. Ecco perchè è di grande importanza: è strategica, generativa.
Durante i lavori a Mosca sono stati discussi temi di cultura e scienza e socio-politici quali il raggiungimento di un'autentica sovranità, temi economici come la promozione dello sviluppo, emergenze politiche come la lotta globale contro il neocolonialismo e il neonazismo. Sullo sfondo anche l'80° anniversario dalla Seconda Guerra Mondiale e il superamento delle sfide che l'umanità deve ancora affrontare, come la fame, l'analfabetismo, la negazione dei diritti.
Accanto a chi agisce dal basso c'era naturalnente anche la diplomazia ufficiale, ma anche chi sta nelle stanze del potere sa dare il giusto valore all'azione spontanea dei cittadini riconoscendone il valore strategico. A darne atto al Forum sono stati:
Konstantin Kosachev, Vicepresidente del Consiglio della Federazione dell'Assemblea Federale della Federazione Russa (che ha letto il messaggio di Wladimir Putin)
Maria Zakharova, Direttrice del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Affari Esteri della Russia, Portavoce Ufficiale del Ministero degli Esteri russo
Maxim Dreval, Direttore Generale della Società Russa "Znaniye"
Mikhail Shvydkoy, Rappresentante Speciale del Presidente della Federazione Russa per la Cooperazione Culturale Internazionale
Margarita Simonyan, Capo Redattore del canale televisivo Russia Today (RT), dell'agenzia di stampa internazionale Rossiya Segodnya e dell'agenzia di stampa Sputnik
Eldar Aytmatov, Presidente della Fondazione Internazionale (Kirghizistan)
Emir Kusturica, regista, attore (Serbia)
Alexander Rahr, giornalista, politologo, storico (Germania)
Francine Cousteau, figura pubblica, imprenditrice (Francia)
Pham Tuan, Eroe dell'Unione Sovietica, primo cosmonauta vietnamita
Karin Kneissl, diplomatica, giornalista, politica, ex Ministro degli Affari Esteri dell'Austria
Abdurrahman Aliy Capo dell'Istituto Yunus Emre (Turchia)
Jügderdemidiin Gürragchaa, Presidente della Società di Amicizia Mongolia-Russia, Maggiore Generale, primo cosmonauta mongolo, ex Ministro della Difesa della Mongolia
Wolfgang Schelicke, Presidente del Consiglio — ONG "Istituto Tedesco-Russo di Cultura" (Dresda, Germania)
Arnaldo Tamayo Méndez, Eroe dell'Unione Sovietica, Eroe di Cuba, primo cosmonauta latinoamericano
Ad organizzare il tutto Rossotrudnichestvo, Società Russa "Znaniye", Centro Nazionale "Russia", Fondazione Roscongress, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri, Ministero della Cultura e Amministrazione del Presidente della Federazione Russa.
Ovvero Mr. Wladimir Putin in persona. E di questo Forum ci resta nel cuore anche l'emozionante l'incipit dei lavori con il coro che intona l'inno russo. L'anima di un popolo.
(corona perer)
31/10/2025
Autore: Corona Perer
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