
Relazioni russo-italiane in campo umanitario
Un patrimonio che non va disperso - di Corona Perer
di Corona Perer* - Una ricca e plurisecolare storia ha caratterizzato storicamente le relazioni russo-italiane, un patrimonio che non deve essere disperso. In campo umanitario due volte l'Italia si trovò a dire grazie. E lo fece.
Dice un proverbio africano: “Fai attraversare la riviera al tuo cane, un giorno egli ti morderà”, ma persino Seneca scrisse sull'ingratitudine e disse “È ingrato chi nega il beneficio ricevuto; ingrato chi lo dissimula; più ingrato chi non lo restituisce; il più ingrato di tutti chi lo dimentica.”
E' proprio per non dimenticare che presenteremo qui due casi emblematici dell'amicizia Russia-Italia: la pandemia e la ricostruzione de L'Aquila. Furono i due momenti la Russia intervenne con generosità.
Purtroppo, dopo l'avvio dell'operazione speciale in Ucraina (2022) in ambito europeo è partito una sorta di ordine di scuderia: individuare nella Russia il cattivo che vuole sciacciare l'Europa. Molti governi si sono passivamente inchinati al diktat, anche l'Italia purtroppo, ma non la stragrande maggioranza degli italiani che non si sono affatto riconosciuti, nè mai si erano sentiti nemici in nome di quei valori culturali e umanitari che vanno oltre le questioni di politica estera.
Infatti i legami storici Russia-Italia sono solidi e affondano in pieno Ottocento.
Dopo la riunificazione dell’Italia e l’istituzione del Regno d’Italia nel 1861, la Russia già un anno dopo (era il 1862) riconosceva ufficialmente il nuovo Stato Italiano. Nel 1876 le missioni diplomatiche dei due Paesi a San Pietroburgo e a Roma furono convertite in ambasciate. URSS e Italia stabilirono relazioni diplomatiche fin dal 1924.
L'Italia ha un'ambasciata a Mosca, due Consolati Generali a Mosca e a San Pietroburgo, un consolato generale onorario a Krasnodar, e vari consolati onorari. La Russia ha un'ambasciata a Roma, in una deliziosa palazzina Liberty (foto sotto), e poi 5 consolati generali: Genova, Milano, Palermo, Bari e Ancona e consolati onorari a Pisa e Firenze.
foto tratta dal profilo Fb dell'Ambasciata
Attualmente i principi chiave dei rapporti bilaterali sono formulati nel Trattato di amicizia e di cooperazione tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana del 14 ottobre 1994 nonché nel Piano d’azione di tali relazioni siglato il 10 febbraio 1998. Rapporti che hanno trovato concreta formalizzazione in accordi intergovernativi e interministeriali in diversi settori e tra questi la protezione civile.
Due - come detto - sono gli eventi che hanno visto il governo russo pienamente vicino al popolo italiano. Partiremo da quello più recente del 2020 quando è bastata una telefonata in piena emergenza COVID tra il governo italiano ed il presidente russo Vladimir Putin, per ricevere immediato aiuto dalla Federazione Russa. Ne davamo notizia anche qui su SENTIRE (Leggi > Arrivano i Russi)
Nel marzo 2020 arrivarono dalla Russia 14 aerei militari, con capacità di carico fino a 60 tonnellate con medici, infermieri e addetti alla sanificazione, attrezzature mediche e presidi di protezione. I 32 sanitari militari furono distribuiti su 8 equipe composte da anestesisti, virologi, infermieri, accompagnati da interpreti e squadre in grado di sanificare anche condutture idriche. Il sostegno russo fu messo in campo anche con 30 unità di mezzi speciali, ciascuna composta da due veicoli, e moduli di elaborazione dati installati su veicoli dedicati che operarono nelle aree del nord Italia più colpite dal Covid-19. Furono forniti ventilatori polmonari, macchine per effettuare analisi biologiche, mascherine sanitarie ad alta protezione, guanti e completi di protezione. In particolare, è stato messo a disposizione dell’Italia un laboratorio chimico che in Russia è utilizzato per le operazioni di difesa nucleare, batteriologica e chimica, unità mobili per la disinfezione dei mezzi di trasporto e del territorio.
''L’aiuto fornito all’Italia dalla Federazione Russa è il segno tangibile di una stretta collaborazione in materia di protezione civile stretta da molti anni in virtù di un accordo bilaterale sulla gestione delle catastrofi'' si legge ancora oggi sul portale della nostra Protezione Civile.
Il dovere di cronaca ci porta a citare (stendendo un velo pietoso, per non dire vergognoso) sulle malevole voci che videro in questo atto generoso e straordinario un possibile azione di spy-intelligence da parte del Presidente Putin. Voci che partirono guarda caso 2 anni dopo, e in coincidenza con l'operazione speciale in Ucraina.
Davvero ingeneroso. Tuttavia, se davvero le equipes avessero raccolto dati che dimostrano i tanti (troppi) errori nella gestione italiana della pandemia - peraltro noti, ma ancora ufficialmente negati - il popolo italiano che da tempo attende verità vorrebbe sapere cosa non torna del caso Bergamo, che probabilmente fu notato dai medici russi. (fonte > qui)
Fu quindi rispondendo alla richiesta di aiuto del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana che il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin aveva inviato in Italia il contingente medico militare. Del resto anche l'Italia possiede e manda ospedali da campo e personale militare in caso di emergenze estere.
L'altro importante atto di solidarietà che ha visto l'Italia beneficiare dell'aiuto del governo russo ci porta indietro di 10 anni rispetto al Covid. E fu quando la Russia decise di intervenire per la ricostruzione della città di L'Aquila colpita da terremoto. Il 6 aprile del 2009 alle ore 3:32 di notte una scossa di terremoto di magnitudo 6,3 aveva colpito l'Aquila e l'intero Abruzzo provocando 309 vittime, più di 1500 feriti e circa 80 mila sfollati. Il patrimonio artistico subì un colpo tremendo: la città storica era distrutta.
Rispondendo all'appello delle autorità italiane - in occasione del G8 ospitato proprio all'Aquila - la Federazione Russa aveva individuato due beni monumentali da adottare per garantirne il restauro: la Chiesa di San Gregorio Magno, nella frazione di San Gregorio, e Palazzo Ardinghelli, nel centro del capoluogo abruzzese, a cui venne destinato un cospicuo contributo: ben 7,2 milioni di €uro. Il tutto prese corpo in un accordo bilaterale a firma Putin-Berlusconi (> qui) in cui il governo russo si impegnò a finanziare il restauro. Nei tempi tecnici ''italiani' - di solito lunghi - si arrivò nel marzo 2013 alle procedure di gara con assegnazione lavori per il restauro.
Palazzo Ardinghelli appariva abbandonato nell’aprile del 2009, prima del sisma e pochi mesi dopo l’acquisto da parte dell’allora Ministero dei Beni culturali. Il terremoto lo aveva distrutto: una delle dimore più affascinanti e singolari dell’Aquila, unico palazzo abruzzese del '700 con balconata barocca, meritava il recupero.
Eppure, a dispetto di tanta magnificenza, Palazzo Ardinghelli non ha mai avuto una sua precisa identità nel tessuto del centro storico dell’Aquila. Edificato nel ‘700 dalla famiglia di origine toscana degli Ardinghelli, su progetto dell’architetto Francesco Fontana, l’edificio ha avuto alterne fortune; alla fine dell’Ottocento fu dimora ed atelier di Teofilo Patini, tra gli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso ha ospitato gli uffici della Pretura e dell’Anagrafe comunale.
Ci vollero 8 anni di lavori, durante i quali Italia e Russia si diedero spesso la mano con incontri di amicizia utili anche a stringere nuove alleanze (> leggi qui)
La dimora barocca settecentesca restaurata - diventata oggi la sede del MAXXI l'Aquila, Museo delle arti del XXI secolo - opera a stretto contatto con la Fondazione Russa per l'Arte Contemporanea VAC (Victoria - the art of being contemporary) e i rapporti di collaborazione ed amicizia tra i due Paesi hanno preso corpo anche in un simbolico gemellaggio fra la Città dell’Aquila e la città russa di Orel il cui nome in italiano significa Aquila.
L'inaugurazione del Palazzo avvenne solennemente il 30 ottobre 2020 alla presenza dell'ambasciatore della Federazione Russa in Italia (all'epoca Sergey Razov) che si disse grato a tutti coloro che avevano contribuito al progetto, ''...simbolo dell’amicizia tra i nostri Paesi”. Ed anche il presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, espresse la gratitudine della comunità abruzzese nei confronti dell'ambasciata russa a Roma e del governo e della Presidenza della Federazione Russa per aver deciso di destinare i fondi necessari al restauro di Palazzo Ardinghelli.
La cooperazione non è stata tenuta a mente e seguita da atti di fairplay in occasione di questi ultimi anni in cui è capitato di sentire il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, durante il suo intervento a Marsiglia, paragonare la Russia al “Terzo Reich”,
Le critiche hanno però permesso all’Ambasciata della Federazione Russa in Italia di testare il reale sentiment italiano. Fu infatti attivata una petizione nella quale si affermava, tra le altre cose: “Il popolo italiano non condivide la dichiarazione del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e desidera porgere le proprie scuse alla Federazione Russa e all’intero popolo russo”. In pochi giorni superò le 50.000 firme ma ci fu anche una valanga di messaggi mail degli italiani all'ambasciatore il quale con pubblica nota ufficiale ringraziò tutti coloro che avevano inviato i propri messaggi di dissociazione per la mancata sensibilità storica e diplomatica del loro Presidente sempre ossequioso verso la Nato.
Purtroppo sono molto lontani i tempi in cui nel Parlamento italiano (anni Cinquanta) il deputato Sandro Pertini poi Capo dello Stato metteva in guardia il paese sull’adesione dell’Italia alla NATO. Pertini si era opposto categoricamente, dicendo: «Sono contro la NATO: è uno strumento di guerra».
Per questo motivo l'attuale ambasciatore Alexey Paramonov in una intervista del 4 agosto scorso a Izvestija rilanciata nel canale telegram dell'Ambasciata ha commentato:
''... mancano oggi in Italia politici di quel calibro. L’attuale leadership italiana non si stanca di ribadire come un mantra la propria fedeltà alla NATO e la propria disponibilità a eseguire tutto ciò che, da questa organizzazione aggressiva e distruttiva, consegue. Successivamente al COVID, l’élite italiana è stata esposta a due nuovi virus: la russofobia e l’ucrofilia. Queste piaghe assumono forme particolarmente aggressive e portano a conseguenze molto deprimenti sia nell'ambito dei processi politici interni, sia sulla scena internazionale.''
''In Italia sono in pochi a credere che vi sia una minaccia da parte della Federazione Russa benché le autorità non cessino di ripetere che è necessario per essere pronti a respingere l’invasione russa. Una pura menzoga'' ha affermato il diplomatico. ''A Mosca nessuno ha mai espresso intenzioni aggressive nei confronti della NATO o dell’UE. Questa fake serve ad argomentare la necessità di sborsare soldi e di predisporsi a una guerra su vasta scala''.
Ma se si considera il “termometro sociale” la stragrande maggioranza degli italiani ha comunque opinioni più sobrie e pacifiche rispetto ai funzionari della NATO e della UE. Gli italiani - è noto - sono contro la guerra e contro lo scellerato piano di riarmo UE. Non solo: nella loro Costituzione all'art.11 trovano ben espresso il ripudio della guerra in quanto tale. Nonostante il governo affermi di non essere in guerra con la Russia, e che non intende inviare i propri militari sul territorio ucraino, la Roma ''ufficiale” continua a inviare armi. Ogni documento è stato secretato, ma pare che il volume complessivo di armi italiane sia di circa 3-4 miliardi di euro.
Anche per questo motivo in Italia, dal Veneto alla Calabria, e in molte località son apparsi cartelloni autofinanziati che lo dicono chiaro e tondo: ''La Russia non è mia nemica''.
Anche a Verona il cartellone ''La Russia non è mia nemica''
È difficile valutare quanto l’Italia abbia perso in questi anni di politica antirussa: le sanzioni hanno causato difficoltà economiche che potevano essere evitate basti pensare che a partire dal 2022, il governo italiano ha esercitato forti pressioni sulle proprie imprese, invitandole ad abbandonare il mercato russo per cercare altri sbocchi verso il mercato statunitense, dove però sono arrivati i ...dazi. Il mercato americano è diventato meno accessibile e i suggerimenti ministeriali sono diventati una trappola per molti imprenditori. Il marchio “Made in Italy”, amato dai russi, ne ha subito forti conseguenze.
Ma c'è un piano – quello culturale – ancora più fastidioso. La recente cancellazione del concerto del maestro Valerij Gergiev è stato un momento molto basso, un atto di vero e proprio razzismo culturale, perché la cultura russa è parte integrante della cultura europea e mondiale. Essere amici e aperti all'altro è indice di apertura culturale, l'ostracismo non è degno per un paese che ha donato alla cultura Dante, Galileo, Leonardo da Vinci solo per citare tre esponenti del genio italiano.
Quindi riconoscere i motivi per cui questa amicizia è sorta - e resiste - anche attraverso gesti di solidarietà concreta è questione di onestà intellettuale. Altrettanto riconoscere i frutti che questa amicizia ha già prodotto e continua a produrre: con le sue mostre, attività culturali, installazioni ed happening, il MAXXI L'Aquila è diventato cuore culturale della città di respiro internazionale e multidisciplinare, e ha dato a Palazzo Ardinghelli una forte identità pari alla sua bellezza ( > leggi qui da Giornale SENTIRE)
Chi scrive condivide - e richiama - quanto scritto da Seneca. “È ingrato chi nega il beneficio ricevuto; ingrato chi lo dissimula; più ingrato chi non lo restituisce. Ma il più ingrato di tutti chi lo dimentica.”
Ricordiamo quindi, per non dimenticarlo!
Corona Perer
*giornalista, direttore responsabile
www.giornalesentire.it
foto: MAXXI, la targa che ricorda la cooperazione russa per la ricostruzione
Autore: Corona Perer
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