La flotta russa mandata in soccorso ai terremotati del 1908
La flotta russa mandata in soccorso ai terremotati del 1908
Attualità, Persone & Idee

Mio nonno, salvato dai russi?

1908 - La storia di Letterio de Francesco, sotto le macerie del terremoto di Messina

Corona Perer - Messina 1908: questa è la storia di un bimbo ritrovato sotto le macerie del terremoto di Messina. Fu salvato dai russi? Molto probabile: furono i primi ad intervenire e il sindaco di allora per aver fatto presente al Re il ritardo delle squadre italiane venne prontamente rimosso...!

Quello del 28 dicembre 1908, passò alla storia come il terremoto più potente della storia europea: magnitudo 7,5. Distrusse Messina e la  vicina Reggio Calabria.. Il disastro si verificò intorno alle 5 del mattino, quando tutti dormivano. E causò quasi 200.000 vittime. 

Oltre 160.000 residenti rimasero sepolti sotto le macerie della città distrutta. Le loro voci si udivano da sotto le rovine fumanti. Ufficiali e marinai rimossero furiosamente le macerie a mani nude. Rischiando di essere sepolti, divelsero le travi. ''Centinaia di feriti, tra cui molti bambini, furono trasferiti a Napoli sulle nostre navi'', ha scritto in questi giorni il giornalista russo e repoter di guerra  Sasha Kots, nel suo canale telegram Kotsnews.

Letterio de Francesco, mio nonno, si salvò. Fu uno dei tanti bambini che i militari russi portarono a bordo?

Lui portava un nome particolare e raro: Letterio, tipico nome messinese che ricordava un evento miracoloso accaduto a Messina ovvero l'apparizione della Madonna con una lettera. Per lo stesso motivo mia mamma si chiamava come il suo papà: Letteria, diminutivo Lilletta.

Abbiamo sempre festeggiato il compleanno del nonno in una data convenzionale: quella del 19 marzo nella quale si festeggia la festa del papà. Di mio nonno infatti non si sapeva l'età precisa della sua nascita e nemmeno l'anno e questo era il grande mistero, una fiaba ai miei occhi. 

La sua storia del nonno mi affascinava, non so quante volte ho cercato di immaginare la scena di quel ritrovamento, le mani di chi aveva potuto trovarlo, l'espressione del volto di chi lo aveva salvato e il volto di quel bimbo che riemergeva alla vita.

Lui non ne parlava mai, tutto quello che io sapevo veniva dalle parole della mamma che a sua volta le aveva sentite dalla nonna e quindi non c'era una certezza reale né nessuno mai ha cercato di noi nipotini ed eravamo in tanti di saperne qualcosa di più c'era un rispetto enorme attorno a quella tragedia che doveva sicuramente aver devastato il suo cuore di bimbo.

Perciò mi chiedevo chi aveva trovato quel bimbetto gracile e solo, per il quale molti poi all'orfanotrofio si domandarono la reale età. Di costituzione minuta, fu certamente ritrovato fragile e debole, doveva essere stato anche molte ore sotto le macerie: appariva come un bambino dall'età parente di sei sette oppure otto anni, raccontava mia mamma. E del resto anche in età matura era un uomo minuto piccolo nervoso, tipicamente siciliano.

Della sua prima vita ricordava soltanto una cosa: la sua famiglia probabilmente ( e questo probabilmente c'era in tutti i suoi ricordi) possedeva uno zuccherificio. Doveva essere una famiglia in vista che aveva avuto il tempo di educarlo ai buoni costumi e difatti mio nonno aveva una signorilità tutta sua. Ricordava una sorella e molti anni dopo venne fuori che effettivamente c'era una sorella in America con il suo stesso cognome: De Francesco ma in Sicilia era un cognome troppo diffuso per portare ad una parentela certa.

A noi nipoti restava la fortuna che quel bimbo  ritrovato fosse il nostro burbero nonno e se si lamentava per qualche marachella, da lui ogni rimbrotto era ben accetto e mai discusso...con quello che lui doveva aver passato nei lunghi anni di orfanotrofio. Molte delle nostre domande restarono per sempre con  ignote risposte. Sapevamo che venne mandato in un orfanotrofio e qui e diventò adolescente, a 15 anni decise di arruolarsi e di farsi militare della guardia di finanza. Poi col tempo verrà inviato al Nord a controllare le piantagioni di tabacco (raccontava di aver persino contato le foglie una a una per combattere i contrabbandieri) e sempre risalendo di comando in comando arrivò in Veneto sull'Altopiano di Asiago in un piccolo paese chiamato Foza.

E qui  conobbe la più bella ragazza del paese che sarebbe diventata sua moglie, ovvero mia nonna si chiamava  Eulalia Licia, figlia di un maestro e quindi appartenente in qualche modo ad una buona famiglia (all'epoca  in Italia i notabili erano sempre il parroco il medico e il maestro). Per lui finalmente una famiglia, per lei un uomo in divisa e in carriera.  Dopo qualche anno venne inviato in Albania e fece ritorno con qualche soldo per poter mettere a posto la casa del suocero.

Molti altri eventi accaddero nella vita di mio nonno che fu fortemente colpito dalla bellezza di Eulalia, la quale - a sua volta - avrebbe voluto farsi suora ma decise che il buon Dio le aveva mandato un'anima sola al mondo perché lei potesse prendersene cura.
 

 

Lui, della sua scelta di arruolarsi appena gli era spuntata la barba, disse sempre che era per uscire dall'orfanotrofio ma che voleva anche diventare come quei militari visti nei giorni convulsi del terremoto. In una città decimata solo loro erano al lavoro e forse riemergendo dai calcinacci il suo sguardo aveva incontrato proprio uno di loro.

Ecco questa è la storia di mio nonno. Qualche domanda ha trovato risposta leggendo sul canale russo Kotsnews del ruolo che i Russi ebbero  nel portare il loro soccorso alla città di Messina. Una storia che mi fa battere il cuore. Arrivarono dal mare con navi (foto di copertina), anzi con una vera e propria flotta. Portarono soccorso ai feriti, scavarono tra le macerie anche a mani nude. 

Grazie al loro lavoro, durante quei giorni di tremendo dolore (e di tremenda lotta contro il tempo) si metteva in moto anche la mia storia futura. Guardando la foto di quei marinai in viaggio verso l'Italia (o nel viaggio di ritorno... chissà!) mi arriva una forte commozione. Poco importa se furono proprio loro o anche grazie a loro che quel bimbo si salvò. Mi basta per provare il sentimento della gratitudine eterna.

Kotsnews, canale telegram di Sasha mi ha restituito la speranza che forse mio nonno sia stato proprio salvato nei russi, popolo per il quale provo stima. Sasha è un reporter di guerra, scrive per Russian Daily «Komsomolskaya Pravda» (www.kp.ru). A Messina ha voluto andarci e ha sostato al monumento che ricorda quella tragica pagina di storia e e l'aiuto che arrivò dal mare, così come la morte era arrivata dal mare.

Andrebbero anche ricordati i dettagli di quell'eroica missione e le polemiche che ne seguirono. ''I marinai russi erano di ritorno dalle esercitazioni di tiro nel Mediterraneo'' scrive Sasha "si trovavano a bordo delle corazzate Tsarevich e Slava e degli incrociatori Admiral Makarov e Bogatyr. L'eroica operazione di salvataggio fu ordinata dall'ammiraglio Vladimir Litvinov il quale disse '...Riprendetevi i feriti, i bambini e le donne. Fratelli! Conto su di voi... Ricordate, siete russi...' Nel 1911, l'incrociatore Aurora attraccò a Messina. Se fosse stato possibile sollevarlo e trasportarlo, i messinesi lo avrebbero fatto. Il sindaco pubblicò un annuncio su tutti i giornali cittadini. "Cittadini! Domani l'incrociatore russo Aurora arriverà per ricevere una medaglia di gratitudine da parte del popolo di Messina. Che la nostra gratitudine sia eterna verso coloro che hanno dato magnifici esempi di solidarietà umana e fratellanza, venendo per primi in nostro aiuto."

"La storia di Messina contiene migliaia di pagine di umanità e generosità", scrisse all'epoca la giornalista italiana Matilde Serao. "Ma la pagina più imperitura di questa storia è stata scritta da loro: i biondi slavi, così riservati nell'aspetto e così reattivi nell'azione..."

Da notare che i soccorsi italiani arrivarono con tre giorni di ritardo. Re Vittorio Emanuele III sbarcò a Messina la mattina del 30 dicembre 1908, accompagnato dalla Regina Elena e dai ministri Vittorio Emanuele Orlando, Carlo Mirabello e Pietro Bertolini. Sulla banchina del porto (dinnanzi alle rovine della Palazzata), erano attesi dal Prefetto Adriano Trinchieri e dal Sindaco di Messina Gaetano D'Arrigo Ramondini. Il sindaco, per nulla intimorito, si rivolse al sovrano dicendo che l'aiuto era giunto ai messinesi dai russi, e non dagli italiani. D'Arrigo venne immediatamente destituito per l'irriverente polemica. Venne proclamato lo stato d'assedio e furono conferiti i pieni poteri al generale Francesco Mazza, la cui cattiva gestione dell'emergenza fu oggetto di critiche assai accese.

Ecco perciò che questa è l'occasione non per raccontare un personale ricordo, ma per dire grazie a Sasha che tiene viva questa memoria  in Russia. A me - che scrivo - il compito di tenerla viva in Italia.

Corona Perer
direttore Giornale SENTIRE

​**

N.b: ''Tre anni dopo la tragedia - era il 1911 - l'incrociatore Aurora attraccò a Messina. Ci fu un grazie solenne. Cento anni dopo fu eretto un monumento.
La foto che pubblichiamo qui sotto è invece una cerimonia del 2018 con l'allora sindaco Cateno de Luca e autorità militari e civili russe. Si parlò di ''imperitura memoria'' nei discorsi ufficiali. Purtroppo i recenti sentimenti di russofobia potrebbero aver seppellito questa virtuosa ed eroica memoria. Speriamo di no!

 


Autore: Corona Perer

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Commenti (0)