Arte, Cultura & Spettacoli

Il tempo di Caravaggio

Genio, arte e sregolatezza del Merisi

di Mariella Morosi - Il capolavoro del Caravaggio "Il ragazzo morso da un ramarro", databile tra il 1596-1597, durante un soggiorno romano dell'artista colpisce la sua maestria nel raffigurare, in contrasto tra luce ed ombra,  il brusco scatto dell'adolescente, per il dolore e per la sorpresa, espressi nella contrazione dei muscoli del viso e nella contorsione della spalla.

Disse di lui Giovanni Baglione nel 1642: "Fece anche un fanciullo che da una lucerta, la quale usciva da fiori e da frutti, era morso. E parea quella testa veramente stridere, ed il tutto con diligenza lavorato".

Non ci si può infatti non soffermare su quella caraffa di vetro trasparentissimo e su quei fiori da cui era improvvisamente sbucato l'animaletto. E' un istante di bellezza e movimento, tanto che Roberto Longhi definì il dipinto quasi il fotogramma di un film.

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio era allora considerato uno dei pittori "meno conosciuti dell’arte italiana” ma Longhi ne intuì la portata rivoluzionaria e al suo stile dedicò tutta una vita di studio con numerosi saggi e una importante monografia del 1952, anticipata l’anno precedente dalla Mostra del Caravaggio e dei Caravaggeschi allestita a Milano in Palazzo Reale che ebbe un grande successo.

Grazie a lui oggi sappiamo chi è il Merisi e quale fu il suo tempo.
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La recensione
"Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi"
Roma - Musei Capitolini

di Mariella Morosi  - Organizzata da Civita Mostre e Musei e da Zètema Progetto Cultura, ha riaperto a Roma la stagione delle mostre dopo il lungo periodo del lockdown. La mostra era pronta proprio il giorno prima del decreto governativo che fermò ogni attività nel Paese con le misure di contenimento del Covid-19.

E' stata un'inaugurazione in grande stile, con la curatrice Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi e della Sovrintendente Maria Vittoria Marini Clarelli.

Il cuore della raccolta delle opere del critico d'arte Rberto Longhi esposte a Roma, in occasione dei 50 anni dalla sua scomparsa. La mostra ai Musei Capitolini ripercorre tutto lo studio del critico d'arte, a partire dalla sua tesi di laurea del 1911. 

Nella sua casa fiorentina, la villa Il Tasso, oggi sede della Fondazione che gli è intitolata, il critico raccolse opere dei maestri di tutte le epoche ma  il nucleo più rilevante e significativo resta quello dedicato al Caravaggio e ai suoi seguaci. La mostra romana ne comprende una quarantina. E' esposto anche "Il Ragazzo che monda un frutto", una copia antica da Caravaggio, che Longhi riteneva una “reliquia”, tanto da esporla all’epocale rassegna di Milano.

Ad aprire il percorso espositivo sono quattro tavolette di Lorenzo Lotto e due dipinti di Battista del Moro e Bartolomeo Passarotti, con l'intento di rappresentare il clima artistico del manierismo lombardo e veneto in cui si è formato Caravaggio.

A seguire sono esposte le opere di artisti che per tutto il secolo XVII sono stati influenzati dalla rivoluzione figurativa caravaggesca. Tra questi è possibile ammirare tre tele di Carlo Saraceni; l’Allegoria della Vanità, una delle opere più significative di Angelo Caroselli; l’Angelo annunciante di Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo; la Maria Maddalena penitente di Domenico Fetti; la splendida Incoronazione di spine di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone.

Tra i grandi capolavori del primo caravaggismo spiccano cinque tele raffiguranti Apostoli del giovane Jusepe de Ribera e la Deposizione di Cristo di Battistello Caracciolo, tra i primi seguaci napoletani del Caravaggio. La Negazione di Pietro è poi il grande capolavoro di Valentin de Boulogne, recentemente esposto al Metropolitan Museum of Art di New York e al Museo del Louvre di Parigi, la cui ambientazione è un preciso riferimento alla famosa Vocazione di San Matteo di Caravaggio, nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi. Con opere di rilievo sono presenti anche artisti fiamminghi e olandesi come Gerrit van Honthorst, Dirck van Baburen e Matthias Stom.

Notevoli anche le opere di due pittori di incerta identità, noti come Maestro dell’Emmaus di Pau e Maestro dell’Annuncio ai pastori, oltre a due piccoli ma significativi paesaggi di Viviano Codazzi e Filippo Napoletano. Tra gli altri grandi artisti presenti si segnalano i genovesi Bernardo Strozzi, Giovanni Andrea De Ferrari e Gioacchino Assereto. E ancora: Andrea Vaccaro, Giovanni Antonio Molineri, Giuseppe Caletti, Carlo Ceresa, Pietro Vecchia, Francesco Cairo e Monsù Bernardo.

A una stagione più avanzata sono riferibili due capolavori di Mattia Preti , l’artista che più di ogni altro contribuì a mantenere fino alla fine del Seicento la vitalità della tradizione . Due grandi tele di Giacinto Brandi concludono il percorso espositivo. Molto è stato scritto sul significato dell'ammiratissino "Ragazzo morso da un ramarro", con ipotesi tendenzialmente moralistiche: nel grande piacere si nasconde anche un grande dolore, in particolare per quel che riguarda le pene d'amore. Ed è proprio a queste ultime che il pittore sembra voler alludere, per via della scelta del modello, decisamente effeminato, con una rosa tra i capelli e la spalla destra sensualmente scoperta.

Tre le fonti d'ispirazione più accreditate si pensa allo schizzo Asdrubale morso da un granchio o Asdrubale morso da un gambero di Sofonisba Anguissola datato 1554 che venne spedito all'artista durante uno dei carteggi con il padre della pittrice. La mostra romana è accompagnata da un catalogo realizzato da Marsilio Editori che presenta le opere del Caravaggio e dei suoi seguaci corredate da una scheda e da una breve biografia degli artisti.Il percorso della mostra segue quello degli studi di Longhi anche con la riproposizione delle sue numerosi frasi e citazioni più significative.


Info www.museicapitolini.org

 


Autore: Mariella Morosi

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