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La Calabria è una terra perduta?

di Santo Vazzano – presidente Consorzio Jobel

La Calabria è una terra perduta, è irrecuperabile. Ha ragione Corrado Augias? È una provocazione? I Calabresi come hanno risposto? Indubbiamente il sentimento di molti è questo: per molte associazioni, organizzazioni, per lo Stato, la Calabria è in uno stato di abbandono totale.

Se analizziamo lo stato dell’arte, verifichiamo che l’ente Regione non è mai decollato, anzi l’amministrazione regionale è il freno allo sviluppo. Senza contare la normale amministrazione. Le ultime tre giunte hanno visto arresti e relative condanne anche di Presidenti di giunta (vedi Scopelitti). L’attuale giunta e consiglio saranno ricordati per le numerose indagini e arresti avvenuti nei primi mesi di legislatura.

La Regione è la cartina tornasole della clientela e del famoso familismo amorale. Stato e Regione si sposano nell’inefficienza e nell’efficacia dei due commissariamenti ormai storicizzati: quello sanitario e ambientale. Lo Stato, attraverso la longa manus dei vari commissari, ha prodotto altri danni nei settori specifici, aggravati ancora da più situazioni d’illegalità e di mancato sviluppo.

Le amministrazioni provinciali sono state svuotate delle loro funzioni e sono strutture che galleggiano gravando enormente sul bilancio pubblico. La maggior parte dei comuni calabresi non ha più personale.  L’unico Stato che funziona in Calabria è in capo alle Procure, soprattutto quelle di Catanzaro e Reggio Calabria.  Insieme a loro, ovviamente, le forze dell’ordine con un grande lavoro investigativo svolto.

Tutto il resto del pubblico non solo non è a supporto dei cittadini ma ne diventa sovente ostacolo insormontabile e grottesco. Senza contare il livello della rappresentanza parlamentare: chi si illudeva che i nuovi eletti di marzo 2018 potevano portare qualche cambiamento hanno cominciato a rimpiangere i vecchi dinosauri provenienti della prima repubblica. Lo Stato, inoltre, da diversi anni non investe nella nostra regione.

Il sentimento di Corrado Augias è presente, soprattutto, nelle associazioni di categoria, nei sindacati, nei movimenti nazionali. State buoni se potete, questo è l’input che  dal centro mandano ai vari associati. Certo troviamo tanti calabresi ai vertici nazionali. Ma azioni concrete per la Calabria: zero.

Per dirla in maniera banale e desueta, non c’è più una questione meridionale e non c’è mai stata una questione calabrese.   Certo Augias sbaglia su tutto, rimane sulla superficie e non ragiona sulle cause. Le cause sono territoriali, nostrane, ma c’è la volontà a livello nazionale e trasversale di mantenere nella precarietà questa regione di grandi potenzialità.  Sbaglia quando cita Pippo Callipo.

Sbaglia perché lo stesso si è dimesso poco dopo essere eletto e non ha mantenuto gli impegni presi con chi lo ha votato. Sbaglia perché Callipo è stato calato dall’alto. Sbaglia perché Callipo, pure se è una brava persona e un ottimo imprenditore, dal punto di vista politico non ha idee chiare. Se nelle ultime elezioni era il candidato del centro sinistra, nelle precedenti è stato schierato nelle file del centro destra.

Lo sguardo di Augias non vede quanto di buono c’è in Calabria, di quante eccellenze ci sono, di quanti hanno costruito con il fuoco della speranza occasioni di riscatto. E non si chiede come mai la Calabria non collassa mai in termine di coesione.

Non tutto è negativo, proprio perché si è in questa situazione, ci sono tanti cittadini, parrocchie, cooperative, associazioni ci sono tanti gruppi che tengono coese le comunità. Quale è stata la risposta dei calabresi? La solita: piena di vittimismo, di falsa indignazione.

La provocazione di Augias va accettata per quella che è nella sostanza: nella Calabria non ci crede nessuno? E forse…nemmeno i Calabresi!

 

Santo Vazzano
presidente Consorzio Jobel

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