Arte, Cultura & Spettacoli

Picasso: ''Fare arte è un atto irrazionale''

Anniversari: la Spagna si preparara a celebrare i 50 anni dalla morte

6 gennaio 2023 - Fare arte è un atto irrazionale, Pablo Picasso lo sapeva bene. "L'Arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità" ebbe a dire. Sorge da un bisogno, da una spinta non razionale. Un impulso che non può essere frenato che porta l'individuo a mettere a nudo il proprio animo con azioni che diventano parole, colore,  musica. A volte sono solo schizzi.

La Spagna si appresta a celebrare i 50 anni dalla morte del grande artita. Sono previsti eventi, motre, concerti e omaggi: da Malaga città dove Pablo Ruiz y Picasso, nacque il 25 ottobre 1881 a Bilbao, Madrid e Barcellona. Ma anche Parigi e Mougins, dove morì l'8 aprile 1973 ricorderanno lo straordinario pittore, scultore e litografo spagnolo, tra i più influenti del XX secolo.

Primogenito di Don José Ruiz y Blasco (1838–1913), pittore di modesta levatura che lavorava come insegnante di disegno alla Scuola delle Belle Arti e conservatore del Museo della città, e di Maria Picasso y López de Oñate (1855–1939), donna di origine genovese dalla quale prenderà il nome d'arte (Picasso), fu snodo cruciale tra la tradizione ottocentesca e l'arte contemporanea: con Georges Braque fondò il Cubismo.

Pablo Picasso vedeva arte ovunque anche in tavola. E con l'arte giocava e si divertiva. Era la sua dimensione di vita. Era capace di fare rapidi e meravigliosi bozzetti sulla sabbia che le onde del mare avrebbero velocemente cancellato.


La libertà d’immaginazione si sprigiona vigorosamente nell’arte. Sin dall’antichità, sebbene non soddisfi alcun bisogno materiale, è quella forza che porta a compiere un atto estemporaneo senza alcun fine. L'individuo rappresenta le cose come vengono percepite da colui che - senza saperlo - ha già iniziato la creazione di un’opera.
E così accade che l’arte commenta a modo suo la realtà, proiettando in un altrove che aiuta alla comprensione del reale.

Che sia pittura, scultura, architettura, letteratura, musica, danza, teatro, cinema, fotografia o grafica, l'arte consente di creare... immaginando, ed è più importante che ragionare. Ed è quello che spiega anche perchè l’arte non deve essere nè spiegata, nè definita, ma contemplata per quel che è: ovvero quella dimensione capace di farci sentire il reale suscitando emozioni.

E' intuizione, prende forma in qualcosa che ci precede e ci nutre, e ci guida verso quell'io irrazionale che anche noi vorremmo poter esprimere. Hermann Hesse, nel romanzo “Narciso e Boccadoro“, spiega la differenza tra un artista e un pensatore:

"... gli ispirati, i sognatori, i poeti, gli amanti sono quasi sempre superiori a noi uomini di pensiero. La vostra origine è materna. Voi vivete nella pienezza, a voi è data la forza dell’amore e dell’esperienza viva. Noi spirituali, che pur sembriamo spesso guidarvi e dirigervi, non viviamo nella pienezza, viviamo nell’aridità. A voi appartiene la ricchezza della vita, a voi il succo dei frutti, a voi il giardino dell’amore, il bel paese dell’arte. La vostra patria è la terra, la nostra è l’idea. Il vostro pericolo è di affogare nel mondo dei sensi, il nostro è di asfissiare nel vuoto. Tu sei un artista, io un pensatore. Tu dormi nel petto della madre, io veglio nel deserto. A me splende il sole, a te la luna e le stelle…»

L’arte non serve al nostro corpo, ma lo nutre e lo disseta.
Viva la spinta irrazionale e incontenibile che la porta al mondo.


 


Autore: Corona Perer

www.giornalesentire.it - riproduzione riservata*

Commenti (0)