
In difesa della laguna
La riserva di caccia per ricchi
di Gloria Canestrini - Ci risiamo. Taluni governanti di modesta statura e ancor più modesti orizzonti insistono nel ritenere i beni comuni quali il paesaggio, le acque, la fauna selvatica, gli alberi monumentali, di loro proprietà. Incuranti dell'emergenza climatica, dell'inquinamento diffuso, delle difficoltà sempre maggiori a godere delle bellezze naturali (che pure interessano molto al turismo e quindi sono anche monetizzabili, se vogliamo), promuovono tagli vegetali indiscriminati o (questo è l'ultimo caso dell'anno di cui vi parlo e come sarebbe bello fosse anche l'ultimo) il ripristino delle riserve di caccia a pagamento!
Accade nella laguna veneta, dove le aziende faunistico venatorie erano sinora vincolate all'assenza di scopo di lucro proprio per evitare che la bramosia di guadagno portasse allo sterminio delle popolazioni selvatiche. Già lo scorso gennaio la disgustosa vicenda di bracconaggio che ha coinvolto Donald Trump junior aveva fatto il giro del mondo. Appostati tra le dune con fucili di precisione, il rampollo americano e la sua accolita di amici (anche italiani) si erano divertiti a sparare in perfetta tenuta mimetica a folaghe, aironi cinerini, cormorani, anatre e perfino gabbiani, senza alcun permesso.
ùNon l'avevano chiesto perché non l'avrebbero ottenuto: le riserve di caccia che fortunatamente costellano il fragile ecosistema della laguna veneta appartengono allo Stato e costituiscono, per l'appunto, dei beni della collettività indisponibili. Una ragione c'è. Cos'è questo pezzo di mondo tra terra e acqua dai colori cangianti che a volte sembra fatto di latte, a volte di acciaio fuso e, nelle giornate in cui la nebbia si solleva come una garza leggera scopre una vegetazione spontanea sorprendente e rigogliosa , non solo canne, ma fiori rosati a pelo d'acqua, barene spugnose e isolotti dove è possibile avvistare anche gli ibis rosa che pescano in equilibrio sulle sottilissime zampe?

La laguna veneta è la più vasta d'Italia, con una superficie di oltre cinquecento chilometri quadrati, dei quali più di quattrocento aperti alle escursioni di marea dell'Alto Adriatico. E' un ambiente di transizione tra l'elemento liquido e quello solido in stato di perenne instabilità, che comunica con il mare attraverso varchi o bocche di porto. In queste, terreni fertili, aria salubre, dune cespugliose abitate da selvaggina erano un tempo una sicura attrattiva per i nobili veneti e le loro gite, come lo sono ora ( in modo un po' diverso) per le frotte di villeggianti che d'estate frequentano la zona.
Miti e leggende hanno sempre raccontato questo paesaggio che trasforma i luoghi in sensazioni, in visioni di luce, in sogni, in echi silenti, facendo riaffiorare i misteri del mondo, ridisegnando così segni e simboli di antica memoria. Tutto può accogliere la laguna, luogo prodigo, anche l'assalto estivo di un turismo per lo più di vicinato, le tante famiglie di Padova, Vicenza, Treviso e di località dell'interno che lì possono trovare a pochi passi da casa un altrove, un mare accessibile, una poesia fatta paesaggio. Tutto, ma non gli spari maldestri dei clienti delle aziende delle valli di caccia veneziane, che con un colpo di mano dei senatori Garavaglia della Lega e De Carlo di Fratelli d'Italia hanno ottenuto il via libera in Commissione Bilancio per il ripristino delle riserve di caccia a pagamento, una realtà cancellata in Italia dal 1978.
Con questa modifica normativa, le numerosissime riserve attuali diventeranno imprese autorizzate a lucrare su beni che per legge appartengono allo Stato Italiano. In questi luoghi, attraverso la pratica della pasturazione artificiale, verranno attratte migliaia di anatre selvatiche al solo scopo di farle abbattere da facoltosi clienti: un vero modello di sfruttamento predatorio della natura che diventa norma. Trasformare gli animali selvatici in merce da profitto è inaccettabile, eppure, grazie alla Legge di Bilancio 2026, accade anche questo.
Per il Coordinatore dell'Osservatorio Diritti Animali Andrea Zanoni il peggioramento della legge 157/92 ad opera degli emendamenti 6.0.8 e 6.0.7 alla legge di Bilancio 2026, rappresenta un salto nel buio: “Inserire norme che favoriscono il saccheggio della biodiversità pubblica a vantaggio di pochi è un ritorno a un passato, dove la vita degli animali selvatici viene sacrificata sull'altare del profitto delle lobby venatorie”.Zanoni promette “battaglia in ogni sede” per impedirlo, e il tema lo merita di certo.
Testo e foto di Gloria Canestrini, 21 dicembre 2025
Autore: Gloria Canestrini
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