Arte, Cultura & Spettacoli

Siena, il restauro della Sala dei Nove

Cantiere aperto al pubblico dal 1 dicembre 2022 fino a 31 gennaio 2023

Il restauro della Sala dei Nove, affrescata da Ambrogio Lorenzetti nel '300, è in corso dal maggio scorso quando abbiamo avuto modo di visitare il cantiere e avvicinare gli esperti al lavoro.

L'opera contiene un messaggio meravigliosamente attuale: il cattivo e buon governo. Per l'operazione si è pensato ad un cantiere che è anche 'comunicazione'. Ad ottobre il pubblico potrà salire sui ponteggi e vedere da vicino un capolavoro di comunicazione politica.

Il Comune di Siena ha dato il via a marzo 2022 alle indagini diagnostiche finalizzate al restauro del ciclo pittorico della Sala dei Nove, con l’Allegoria e Effetti del Buono e Cattivo Governo, affrescato da Ambrogio Lorenzetti (Siena 1290-1348) e dagli artisti della sua bottega nel 1338.

Per il periodo natalizio, il pubblico può entrare nel cantiere allestito Palazzo Pubblico. Le visite guidate tenute dagli esperti dal 1 dicembre 2022 fino a 31 gennaio 2023 consentiranno di ammirare da vicino, ogni dettaglio e particolare, salendo sui ponteggi con gli esperti, guardando l'opera da una prospettiva privilegiata e straordinaria e osservare come Lorenzetti "vide e fece".

"Un cantiere che sarà un laboratorio di indagine e intervento e un ‘luogo della conoscenza’ e dello studio dell’arte, aperto e fruibile dal pubblico" spiega alla stampa il Sindaco Luigi De Mossi.

Il Sindaco Luigi De Mossi (foto di Corona Perer)

Il ciclo pittorico ha contribuito a rendere Siena celebre nel mondo. Quando Lorenzetti inizia a lavorarci la città è al suo massimo splendore e l'artista la rappresenta nei suoi valori. E' vera e propria politica per immagini. E proprio perchè cominciano a farsi avanti le Signorie, l'opera va al cuore del problema di tutti i tempi e di tutte le res-pubblicae: Cosa succede se si vira verso la tirannia?
Ecco che Lorenzetti rappresenta due realtà antitetiche ma non contrapposte: la democrazia e la tirannide.

“Amate la giustizia voi che governate la terra” si legge nella porta da cui si entra in città. La principale delle virtù etiche è la giustizia, a cui Aristotele aveva dedicato un intero libro dell’etica Nicomachea. Lorenzetti la raffigura come una splendida dama. Ai suoi piedi c'è la Concordia che tiene sulle ginocchia una pialla che livella i cittadini (tutti uguali e alti allo stesso modo).

Cittadini, tutti uguali (foto di Corona Perer)

Il corteo consegna una corda intrecciata dal corteo di cittadini e affidata ad un nobile vegliardo, rappresentazione allegorica del Bene Comune, cioè la città di Siena con ai piedi la lupa che allatta i gemelli, simbolo della città. Sulla sua testa aleggiano le tre virtù teologali, Fede, speranza e Carità e ai lati sono sedute le quattro virtù cardinali, Fortezza, Prudenza, Giustizia e Temperanza, a cui si aggiungono la Magnanimità e la Pace. La Sala, dove il Governo dei Nove si riuniva, è infatti chiamata la "Sala della Pace".

Meravigliosi i dettagli: la Pace siede sulle armi, è dunque 'armata' perchè la Pace deve essere mantenuta ad ogni costo, anche quello della Belligeranza. Siena infatti era spesso in lotta con la vicina Firenze in quanto entrambe cercavano una espansione territoriale a sud verso i pascoli della Maremma.

I dettagli che posso essere ammirati grazie al ponteggio, ad ottobre alla portata di tutti, incantano. Ci sono i gemelli che si nutrono ai piedi del bene comune, il nido di rondini sotto un balcone dalla quale alcuni senesi osservano un corteo nuziale, ed ancora il gatto che fuorisce da una bifora attratto dall'uccellino in gabbia posta poco più sotto.

Il nido di rondine sotto alla loggia (foto di Corona Perer)

E' una città volta nel suo quotidiano: piena di gente, vitale, pacifica, intenta ai propri affari, una vita che si interseca con gli eventi speciali: le danze cerimoniali per lo sposalizio in atto, le botteghe (il camiciaio, l'orafo, il venditore di cibo, il tessitore di lana). Anche in campagna la vita scorre mentre tutto questo accade: Siena al tempo era una metropoli, paragonabile a Parigi con 50.000 abitanti, le attività cerealicole e i vigneti nelle colline erano diffusi. Si notano i confini con rovi intrecciati e all'orizzonte il porto di Talamone, ovvero il mare da dove provenivano le scorte di sale.

Tutto questo si contrappone alla città del Malgoverno che è speculare a quanto descritto. Lorenezetti dipinge l'allegoria della Tirannide come un monito al cui cospetto i Nove (che si riunivano roprio sotto questo affresco) dovevano badare. Lorenzetti sembra dire: "attenti che il pericolo si annida tra i cittadini e il tiranno è dentro la città".

Allegoria della Tirannide (foto di Corona Perer)
 

E questo accade se si cede all'avarizia, alla vanagloria, alla crudeltà, alla falsità e alla frode. Furore e discordia corrodono a portano alla guerra. Perciò il Tiranno ha sotto il suo piede il caprone nero simbolo per antonomasia del diavolo. La giustizia è in catene, i palazzi sono rotti o crepati dai guastatori, e l'unico a lavorare è il fabbro: deve creare strumenti di guerra, mentre i villaggi vicini sono in fiamme. Siamo insomma al rovesciamento dei valori. Con una Giustizia  legata e svilita, messa  ai piedi della Tirannide accanto a figure dagli attributi demoniaci e attorniata dalla Crudeltà, dal Tradimento, dalla Frode, dal Furore, dalla Discordia e dalla Guerra, la città cade in preda alla violenza e la campagna diventa sterile e devastata.

Quando Ambrogio Lorenzetti appone la propria firma al di sotto dell'Allegoria del Buon Governo è un pittore che ha raggiunto l'apice della propria maturità artistica: con Duccio di Buoninsegna e Simone Martini sarà uno degli indiscussi protagonisti del gotico senese. Porta a termine il lavoro tra il 1338 e il 1339. I Nove lo scelgono perchè uomo di vasta cultura e di spiccato spirito civico (nel 1347 entrerà nel consiglio dei Paciari, davanti al quale pronuncia un discorso sul "mantenimento della pace e della libertà di Siena").

I Nove, una delle principali magistrature della Repubblica di Siena, furono in carica dal 1287 al 1355. Erano espressione da quel ceto medio, composto da commercianti e artigiani capaci di governare la città e al promuoverne gli interessi finanziari. Il loro orientamento politico era filopapale, e sebbene espressione di un guelfismo moderato, ebbero rapporti di non belligeranza con la ghibellina Firenze, garantendo così alla città un lungo periodo di pace.  Fu il momento di massimo splendore politico ed economico di Siena.

Una curiosità: per tutta la durata del loro mandato, i Nove vivevano separati dalle loro famiglie e corporazioni. In questa maniera potevano esercitare al meglio gli incarichi di governo, evitando tentazioni e influenze esterne. Era loro consentito di allontanarsi dal palazzo solo per occasioni specifiche e comunicare con il pubblico solo per via ufficiale.

Durante il loro governo misero mano alla propria definizione urbana di Siena: vennero aperti nuovi e numerosi cantieri, tra i quali quello del duomo, edificati molti palazzi, incluso il Palazzo Pubblico e completata una parte consistente della cinta muraria. E' la Siena meravigliosa che ancora oggi ammiriamo: un rapporto armonico tra contesto architettonico, politico e civile, proprio quello dipinto da Ambrogio Lorenzetti sui muri della sala della Pace.

Il pittore fu il principale interprete del messaggio dei Nove, creando una perfetta sinergia tra arte e politica. Nel suo capolavoro, la lezione di Giotto e la tradizione senese si fondono armonicamente dando forma a concetti etici universalmente riconosciuti, che rendono il messaggio del Buon Governo molto attuale.

L'ultimo intervento conservativo risaliva al 1977, e la diagnostica programmata riguarda la rimozioni delle polveri.

Massimo Gavazzi, restauratore, mostra i pigmenti utilizzati e precisa che per intervenire è servita una mappatura del degrado, con stratigrafia per avere informazioni sullo stato delle materie usate dalla bottega dei Lorenzetti, grazie anche ad analisi chimiche sul microclima (ci sono voluti 4 mesi di lavoro).

Massimo Gavazzi (foto di Corona Perer)

Il progetto, attraverso un approccio multidisciplinare basato sul lavoro sinergico di varie professionalità: restauratori, archeologi dell'architettura, chimici, petrografi, fisici e architetti, diventa un’occasione di rilancio turistico e culturale di tutto il circuito museale cittadino.

E' dunque un ‘cantiere aperto’ che il Comune di Siena ha avviato con la collaborazione dell'Università degli Studi di Siena, dell'Istituto di Fisica Applicata "Nello Carrara" del CNR di Firenze e della Soprintendenza SABAP di Siena Grosseto e Arezzo oltre al sostegno del Rotary Club Montaperti, San Casciano-Chianti, Siena, Siena Est e Inner Wheel.

(testo e foto di Corona Perer)


Autore: Corona Perer

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