
In difesa degli indifesi
Gaza City polvere e detriti: la distruzione di abitanti e ambiente
di Gloria Canestrini - In difesa...degli indifesi. In una delle tante manifestazioni (non sono mai abbastanza) promosse a favore della popolazione di Gaza, che sta subendo i feroci attacchi israeliani finalizzati all'occupazione di quel territorio, ho ascoltato con interesse la testimonianza di una volontaria di Emergency, l'associazione indipendente e neutrale fondata nel 1994 da Gino e Teresa Strada per offrire cure medico-chirurgiche gratuite alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.
La giovane volontaria, rammentava ai numerosi presenti che la guerra distrugge non solo le persone, ma anche le piante, la vegetazione, gli animali, gli orti, i boschi, insomma l'ambiente in cui queste vivono e quindi, in definitiva, le loro radici, la loro cultura.
Non voglio nemmeno rievocarle, quelle terribili immagini di pura devastazione a Gaza City, dominate dalla polvere di cemento, dai ruderi, dai detriti in una sorta di grigiore apocalittico che non reca traccia di vita...
Eppure, il centro più importante e popoloso ( dove erano censiti circa ottocentomila abitanti) della Striscia, che ora Israele vuole svuotare e occupare stabilmente è un'area abitata da oltre quattromila anni: la città di Gaza ( in arabo Madinat Ghazza) infatti esiste dal 1500 a.C.
Un luogo meraviglioso, un paesaggio da sogno. La Città Vecchia, ossia il nucleo originario, sorge infatti, in cima a una bassa collina a circa tre chilometri dalla costa, amministrata da un consiglio comunale composto da 14 membri, quasi tutti esponenti locali di Hamas (purtroppo dall'inizio della guerra gli organi di autogoverno palestinese sono stati molto limitati, come riporta il Post). Dal porto partivano i pescherecci e dal 2010 in città era nato anche il primo centro commerciale, il Gaza Mall, poi seguito dal Capital Mall, entrambi molto danneggiati dai bombardamenti.
Piccole industrie alimentari erano cresciute nei dintorni e fornivano alla città fragole, limoni, datteri, olive, verdure e fiori. Molti abitanti di Gaza ( che ha una popolazione molto giovane, composta da un 75% di età inferiore a 25 anni!) lavoravano in Israele, muovendosi attraverso i varchi più vicini sul confine Est o su quello Nord di Erez.
Colpisce davvero il fatto che, a dispetto di tutte le protezioni normative, a iniziare dalle Carte Costituzionali, una popolazione o, meglio, uno Stato (dal 2012 l'ONU riconosce la Striscia come parte dello Stato Palestinese, come entità statale semi-autonoma) possa essere violato, devastato, cancellato da logiche di espansione e di conquista da parte di altri Stati sovrani. Le stesse logiche che hanno ridotto in macerie anche molte città europee nel secolo scorso e che mai e poi mai avremmo voluto rivedere nuovamente e rivivere proprio vicino a noi, in Ucraina e in Palestina.
Dicevamo delle Carte Costituzionali, ossia del documento che ogni Stato libero pone come base a cui ogni altra legge deve improntarsi, dei capisaldi che definiscono le fondamenta dello Stato stesso. Curiosamente, Israele non ha una singola Costituzione scritta completa: le sue norme costituzionali sono definite da una serie di leggi fondamentali ( Basic Laws) emanate dalla Knesset, il parlamento israeliano, insieme alla Dichiarazione di Indipendenza e alla prassi giuridica.
La Costituzione palestinese, o Carta Nazionale palestinese, promulgata nel luglio 1968, è invece un unico documento di 33 articoli, ognuno dei quali richiama, sotto vari aspetti, i principi di giustizia, libertà, sovranità, autodeterminazione, dignità umana e il diritto dei popoli di esercitarli. Questa povera gente sembra invece intrappolata in un stretto anfratto da dove entra solo violenza.
Illustrazione di Gloria Canestrini
La Costituzione palestinese è un documento interessante, non certo articolato e completo come la Costituzione italiana, che nei suoi 139 articoli, corredati da 18 disposizioni transitorie, contempla in modo esaustivo sia i diritti e i doveri dei cittadini, sia l'ordinamento della Repubblica, ma nel quale si legge altrettanto chiaramente lo spirito democratico e la rivendicazione della libertà che improntano ogni vera democrazia.
Dall'altro lato, gli israeliani ritengono di avere il diritto di controllare la Palestina perché è il luogo di nascita del popolo ebraico, mentre, come abbiamo visto, i palestinesi hanno abitato quel territorio ben prima degli israeliani e ne sono stati cacciati via via con la forza delle armi.
Naturalmente, laddove la legge è quella delle armi, tra l'altro sempre più letali e sofisticate, di cui esiste un commercio planetario al quale anche il nostro paese purtroppo non si sottrae, i documenti costituzionali e leggi importantissime che regolano Stati, territori e popolazioni, rimangono di semplice lettura e consultazione...
Dal momento che in questa rubrica ci occupiamo solitamente di ambiente, ricordiamo qui, dato che abbiamo l'immensa fortuna e il privilegio di poter godere ancora delle tutele normative, i precetti della nostra Costituzione relativi all'ambiente. Innanzitutto, gli articoli 9 e 32, per cui l'ambiente assurge a valore primario e assoluto. L'ambiente, inteso quindi come bene unitario anche se formato da varie componenti (ciascuna delle quali può costituire singolarmente oggetto di attenzione e di tutela) è protetto come elemento determinativo della qualità della vita.
La nostra Corte Costituzionale, in una importante sentenza del maggio 1987, ha ritenuto di interpretare così questa difesa pubblica e collettiva: “La sua protezione non persegue finalità naturalistiche o estetizzanti, ma esprime l'esigenza di un habitat naturale nel quale l'uomo vive ed agisce e che è necessario alla collettività e, per essa, agli individui, secondo valori largamente sentiti”.
Ecco, in un periodo di grande confusione e di ansia per il futuro, lo spaesamento che ognuno di noi può provare di fronte a logiche guerrafondaie, distruttive o alla semplice indifferenza, è proprio il riferimento a questi valori che ci tiene saldi.
Autore: Gloria Canestrini
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