Arte, Cultura & Spettacoli

Albino Rossi, l'anima della natura

La montagna, il bosco, la natura morta

La Casa de Gentili a Sanzeno in Val di Non, ha ospitato una intensa antologica dell’artista trentino Albino Rossi dal titolo ''L'anima della natura'' un progetto che ripercorre le tappe più significative del lavoro di Albino Rossi, a partire dagli esordi della sua attività pittorica, nel 1974, fino ai lavori più recenti. La mostra curata da Patrizia Buonanno dello Studio Buonanno Arte Contemporanea di Trento ha voluto essere un tributo all’artista Albino Rossi (1953, Cles) , un modo per raccontare i suoi 40 anni di attività, oltre che un omaggio al “suo” territorio d’origine.

Che la montagna abbia sempre suscitato fascino potente nell’arte di Albino Rossi non è una novità. Con le sue opere si entra nel bosco, se ne è quasi imprigionati come se qualcosa si chiudesse dietro a noi all’improvviso e al tempo stesso c’è una promessa esterna, una protezione. Chi ha potuto sperimentare l’umido del bosco, in Rossi compie un cammino esperienziale. Particolarissima la tecnica utilizzata dall’artista nato a Cles e oggi residente a Commezzadura in Val di Sole.

Uno stile che porta ad immaginare, quasi a sentire, persino l’odore della nebbia e quell’impalpabile silenzio che nell’intrico dei rami ci consente di sentire il calpestio sulle foglie o il nostro stesso respiro oppure la sottile angoscia (fatta anche di pace) che porta in sé il bosco. In questo luogo mitico e intimo prendono forma sogni, desideri, aspettative, ricordi.

Il percorso espositivo ha spaziato tra le opere giovanili in cui la  pittura era fondamentalmente intimistica, caratterizzata in prevalenza da elementi tipici del paesaggio alpestre, raffiguranti masi, cataste e le prime vedute di montagne. Pian piano la ricerca si è orientata su nuovi linguaggi figurativi, sempre fortemente legati  al tema della montagna, che approda alla natura morta; anche questo soggetto è stato affrontato da Albino Rossi in modo innovativo, allontanandosi dalle composizioni più tradizionali, ricercando soprattutto letture nuove e originali. Rossi è anche il poeta dell'impenetrabilità del bosco, il luogo che Albino Rossi elegge a topòs ricorrente.



 
Albino Rossi sembra mettere in contatto la persona con il proprio sé e con la natura, sembra quasi riposizionarla e ricalibrare il cammino di chi nel bosco ci è entrato.

Gian Paolo Prandstraller ben sintetizza il gioco di osservazioni ed emozioni naturalmente innescate tra opera d’arte e occhio umano. “Quando osservo le opere di Albino Rossi, sento la sua felicità per aver raggiunto la sintesi intellettiva di due entità esistenti in natura, la montagna e il bosco” scrive il critico. “Una sintesi che gli è costata molto, anni di riflessione e di macerazione”. 

E dunque nelle sue opere c’è la Val di Sole, c’è la magnificenza naturale dei luoghi dove Albino Rossi ha scelto di contemplare. Un percorso artistico fatto anche di solitudine, al limitare del bosco, dove ogni sentiero (mentale) è possibile, perché l’artista non lo traccia: lo lascia tracciare a chi guarda. Ecco allora che ci si può immaginare ‘dentro’ e allo stesso tempo ‘fuori’.

E tuttavia non si entra in un mondo irreale, ma tra quelle conifere che tutti abbiamo sperimentato. “Lui lo vede come intreccio di rami che di primo acchito sembrano formare una trama impenetrabile, ma è invece un  network, l’opposto della montagna ostativa e respingente”, afferma ancora  Prandstraller.

Albino Rossi porta in questo contesto la propria visuale di montagna accogliente, persino protettiva. E’ madre ed è anche sorella, verrebbe da dire, perché sembra aprirsi in un abbraccio dove la nostra intimità ha lo spazio per esprimersi.  Come giustamente Prandstraller fa notare non siamo di fronte né al figurativo e né all’astratto.

“E’ arte concettuale in cui l’elemento portante non è la figura, né qualsiasi altro tipo di struttura, ma tutto ruota sull’idea che l’artista vuole rappresentare” aggiunge, individuando in questo una forma di platonismo che viene dal fissare un’idea in forma metaforica per farne un esempio, prima che una copia. “E’ la metafora, e nel caso di Albino il concetto base sembra essere rivolto alla vita. Sembra che l’artista dica: meno male che nella vita ci sono i boschi protettivi e incoraggianti, che terrore sarebbe se avessimo davanti solo gravissimi ostacoli come le montagne”.

E’ la propedeutica al cammino insomma. Si procede linearmente in un bosco che rassicura e protegge e dice nella tecnica ad olio anche tenerezza. Perché ci sono le tonalità del rosa ad attendere l’uomo che si è avventurato tra i rami: è un alba o un tramonto? Più che stare a stabilire il tempo e l’ora, ci si accorge che quello è il Tempo della sosta, l’incontro che nel bosco l’uomo riesce a fare con sé stesso, con i propri pensieri e con la propria storia. Un incontro che chiede volontà, coraggio, temerarietà. A volte l’incontro con sé stessi può essere più arduo di quello che ci attende quando si tratta di incontrare gli altri.

Albino Rossi da questo punto di vista è maestro in questa lezione.

cperer - 2016


Autore: Corona Perer

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