Arte, Cultura & Spettacoli

L' Edelweiss di Luigi Bonazza

Il suo grande dolore fu smettere di dipingere per problemi alla vista

Il grande dolore di Luigi Bonazza (Arco, 1877) fu smettere di dipingere per problemi alla vista, all’inizio degli anni Sessanta. In capo a cinque anni morì a Trento nel 1965.

Bonazza fu uno degli ottimi frutti della Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, che frequentò dal 1890 al 1893.

Dopo il diploma, nel 1897 si trasferisce a Vienna e si iscrive alla Kunstgewerbeschule, dove segue le lezioni di Felician von Myrbach, raffinato illustratore che gli insegna a disegnare e che lo avvicina alle tecniche dell’incisione e dell’acquerello.

Dal 1898 frequenta il corso di pittura di Franz von Matsch, artista che lavora con i fratelli Klimt. Nella capitale austriaca, dove affitta un atelier, collabora con alcune riviste e riceve le prime commissioni. Mantiene i contatti con il Trentino e con l’ambiente culturale italiano partecipando ad alcuni concorsi per decorazioni e illustrazioni, come quello promosso dalla rivista milanese “La Lettura”, che vince nel 1904.

In questo stesso anno inizia a comporre la sua grande tela “La leggenda di Orfeo”, presentata all’Esposizione internazionale di Milano l’anno successivo, e intraprende la realizzazione del ciclo “Jovis Amores”, una serie di incisioni a tema mitologico esposte con successo alla mostra della Secessione e pubblicate nella rivista tedesca Die Kunstwelt e nelle inglesi The Studio e The Graphic.

 

Nel 1911 inizia il ciclo delle “Allegorie del giorno”, che porterà a termine solo dopo la prima guerra mondiale. Nel frattempo torna a Trento, dove ottiene l’incarico di professore ordinario presso l’Istituto tecnico, e riprende i contatti con l’ambiente artistico locale, partecipando alla fondazione del Circolo artistico trentino.

Nel marzo del 1914, a pochi mesi dallo scoppio della guerra, fugge a Milano. Qui ottiene un lavoro come disegnatore presso le officine Caproni a Vizzola Ticino, dove esegue delle acquaforti sul tema dei velivoli.

 

Alla fine del 1918 ritorna a Trento e riprende il suo lavoro di insegnante all'Istituto tecnico.

Nel 1930 gli viene commissionata la decorazione del Palazzo degli uffici postali di Trento. Negli anni Trenta esegue affreschi di soggetto sacro per alcune chiese della sua città. Tra il 1935 e il 1938 soggiorna a Torbole, dove realizza interessanti paesaggi lacustri. Da questo momento si dedica principalmente alla pittura da cavalletto, portando a termine sia ritratti sia paesaggi.

Una mostra è attualmene visitabile alla Casa degli artisti «Giacomo Vittone» a Canale di Tenno.  «Luigi Bonazza, l'ardore della bellezza» vede esposte, 43 opere dell’artista dal tema della figura al paesaggio, fino all'arte applicata.

Accanto alle opere già note, catalogate da Gabriella Belli nel 1985 nella monografia per la mostra al Museo provinciale d’arte, sezione contemporanea di Palazzo delle Albere a Trento, si potranno ammirare tre opere inedite, mai esposte prima, rintracciate presso collezionisti privati. Due sono opere di paesaggio dedicate al lago di Caldonazzo, «Lago di Caldonazzo visto da San Cristoforo» e «Lago di Caldonazzo con bagnanti», la terza è un raffinato vaso in ceramica.

La mostra prosegue fino al 7 gennaio 2024.

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