Arte, Cultura & Spettacoli

Umberto Moggioli, paesaggio e anima

Pittore tenero e uomo buono, morto troppo presto

Il primo omaggio a Umberto Moggioli a cento anni dalla sua scomparsa lo ha fatto Venezia, nel corso dello sfortunatissimo 2020, in quella città che seppe raccontare negli aspetti più intimi. A Ca' Pesaro era stata aperta una mostra che lo celebrò come uno dei grandi protagonisti dell'avanguardia veneziana del Novecento.

Ripercorrendo l'attività di paesaggista con una selezione di opere eccellenti del periodo in cui soggiornò a Burano, tra il 1911 e il 1915, furono presentate una ventina di opere, fra oli, disegni e acqueforti di assoluto livello qualitativo che ben ha documentato la sua attività di paesaggista, per lo più ispirata alla Venezia “minore”, periferica, delle isole e barene lagunari.

Nato a Trento nel 1886 e morto a soli 32 anni nel 1919, Moggioli fu tra i protagonisti della celebre avanguardia artistica che a Ca’ Pesaro, nei primi decenni del Novecento, trovò il suo principale centro di sviluppo.

Moggioli è morto troppo presto: 32 anni sono proprio pochi per un artista che aveva un talento docile e puro che poteva condurlo ad esplorare lidi più inconsueti di quelli vissuti nell'arcipelago veneziano, certamente pittoreschi ma piuttosto provinciali.

L'ho conosciuto subito, appena giunta a Trento. Sua madre era una Marchi, parente di mia suocera. In casa c'era un suo paesaggio, sfumato di verde, umbratile e domestico. Poi i due pastelli che ritraevano i nonni materni. Moggioli amava questa tecnica e la dominava con virtuosismo seguendo esempi illustri di grandi che prima di lui avevano lasciato tracce notevoli, da Rosalba Carriera a Degas.

"L'Umberto era buono, una cara persona" diceva mia suocera. Forse questo suo carattere schivo, dedito alle cose semplici nella costante ricerca di verità quotidiane lo ha spinto al ritiro lagunare. Una sensibilità dedita ad introspezioni intime, di sapore crepuscolare lo ha invitato a ricercare i sapori umili di un'esistenza laterale.

Credo che  se Moggioli fosse andato a vivere a Parigi o a Vienna invece di scegliere questo esilio a Burano sarebbe riuscito a dare seguito a quelle intuizioni che baluginano in molte sue opere. Un artista capace, che aveva colto il senso di un tempo che stava mutando le esisteze degli uomini,  che guardava con convinzione al valore della poesia di quelle piccole cose dal sapore universale, che dipingeva tele dai colori smaglianti in accostamenti spesso inusitati sempre con un senso profondamente religioso della natura e della vita tutta.

La maligna "spagnola" che ha rapito mezza Europa e molti illusti artisti da Klimt a Schiele, portò via anche Moggioli, lasciando sola la povera Anna, moglie amata e  unica modella di questo pittore dai modi garbati, dolci, pregni, sempre piacevoli.

(Anna Lorenzetti - 2018)

 

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