
Riscrivere il futuro di Venezia
Riscrivere il futuro di Venezia significa tutelare la sua specificità artigianale
Riscrivere il futuro di Venezia significa tutelare la sua specificità artigianale non solo la sua unicità monumentale.
La crisi energetica aveva indotto molti mastri vetrai a non riaccendere le loro fucine falcidiate dai costi di gas ed energia. A settembre 2022 il 70% dei forni delle vetrerie non è stato riacceso. «Praticamente impossibile con il gas che ad agosto era a 2 euro e 80 centesimi al metro cubo» disse il presidente di Promovetro Murano, Luciano Gambaro.
Ma ora il gas sta tornando addirittura sotto i livelli pre- crisi. E dunque, ci sarà un ritorno alla produzione?
«Il problema di fondo è l'incertezza quotidiana: giorno per giorno non sappiamo che prezzi potrà raggiungere il gas e quindi diventa un'incognita pianificare anche nel medio periodo il lavoro, che non manca, ma a certi costi dell'energia è insostenibile» afferma Andrea Della Valentina, presidente del settore Vetro Artistico di Confartigianato.
L’affascinante storia del Vetro di Murano nasce nel 1291, quando si decise che le vetrerie di Venezia fossero trasferite a Murano.
Questa decisione, che si rivelò ben presto importante per gli abitanti dell’isola di Murano, fu presa perché i forni dei laboratori a Venezia erano la causa principale di gravi incendi. Concentrare tutte le vetrerie a Murano fu utile a Venezia per controllare l’attività dei mastri vetrai e per custodire quell’arte che l’aveva resa famosa in tutto il mondo.
Gelosa della fama acquisita, Venezia obbligò i mastri vetrai a vivere sull’isola e impedì loro di lasciarla senza un permesso speciale.
Nonostante queste restrizioni, tuttavia, molti vetrai riuscirono a fuggire, portando con sé un bagaglio importante di esperienza e conoscenza artigianale ed esportando all’estero le loro celebri tecniche. La crisi più significativa che dovette affrontare il Vetro di Murano fu nel XV secolo, quando si cominciò la fabbricazione dei cristalli di Boemia.
Venezia riuscì ad uscirne, grazie anche all’impiego del vetro di Murano per la realizzazione di lampadari, ancora oggi tra le opere più note ed apprezzate in vetro di Murano. Nel 1602, il podestà, nel censire gli isolani, ricorse alla compilazione di un Libro d’Oro.
L’iter per ottenere l’iscrizione era lungo e avveniva solamente mediante il consenso della Repubblica.
Chi non risultava iscritto nel Libro non poteva lavorare in vetreria, non partecipava ai consigli e non usufruiva dei privilegi concessi ai cittadini muranesi. Nel 1900, i maestri vetrai sono riusciti a seguire tendenze e mode artistiche moderne, concentrandosi ad una lavorazione del vetro di Murano perfezionata, pur rispettando la tradizione millenaria, che valorizza le opere in vetro di Murano in modo unico ed inimitabile.
Salvaguardare questa storia dovrebbe essere in testa alle agende di chi poi si riempie la bocca del made in Italy, ovvero di chi ci governa.
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