Francesco Hayez, Valenzia Gradenigo davanti agli Inquisitori, 1843-1845 circa
Francesco Hayez, Valenzia Gradenigo davanti agli Inquisitori, 1843-1845 circa
Arte, Cultura & Spettacoli

Il mito di Venezia da Hayez alla Biennale

Novara - Al Castello Visconteo Sforzesco

Scorci veneziani e vedute intime, paesaggi incantevoli, ritratti e scene familiari di grande suggestione: per celebrare i 1600 anni della città di Venezia (25 marzo dell’anno 421)  Novara promuove al Castello Visconteo Sforzesco, una mostra che racconta Venezia e l’evolversi della pittura italiana dalla metà alla fine dell’Ottocento, verso i fermenti che caratterizzeranno i primi del Novecento (fino  al 13 marzo 2022). 

''Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale'', curata da Elisabetta Chiodini con un prestigioso comitato scientifico coordinato da Fernando Mazzocca. Inaugurata il 30 ottobre scorso, la mostra parte dal grande Hayez e attraverso una ricca selezione delle opere più importanti - spesso mai viste perché provenienti da prestigiose collezioni private  - arriva fino al Novecento.

 

Il percorso annovera i più noti artisti italiani della seconda metà  dell’Ottocento come Ippolito Caffi, Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo, Giacomo Favretto, Luigi Nono, Ettore Tito. Punto di partenza del percorso espositivo sono le opere di alcuni dei più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro insegnamento e i loro lavori lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna.

Si parte dalla pittura di storia considerato il “genere” più nobile della pittura, con i quattro più  importanti lavori di Francesco Hayez (1791-1882), tra cui lo splendido Venere che scherza con due colombe (1830), Ritratto di Gentildonna (1835) e l’imponente Prete Orlando da Parma inviato di Arrigo IV di Germania e difeso da Gregorio VII contro il giusto sdegno del sinodo romano (1857); accanto ad essi opere di Ludovico Lipparini (1800-1856) e Michelangelo Grigoletti (1801-1870), artisti di rilievo nonché figure chiave nella formazione di autori di spessore della generazione successiva, anch’essi presenti in mostra, quali Marino Pompeo Molmenti (1819-1894) e Antonio Zona (1814-1892).

Primeggia per bellezza la bella Carlotta Chabert, la formosa ballerina amante del conte trentino Girolamo Malfatti immmortalata da Hayez, pittore che lasciò in Trentino una traccia importante della propria arte, grazie alla sua personale amicizia con il poeta rivano Andrea Maffei e all'intelligenza di alcuni raffinati committenti. Tra questi figura proprio il conte Girolamo Malfatti. Il dipinto stupì i  contemporanei perchè le sue linee prorompenti non rispondevano affatto ai canoni della bellezza ideale del tempo (della bella Carlotta leggi > qui). Esposta a Brera, l'opera suscitò una vivacissima polemica e la critica si scagliò contro il realismo e la sensualità della “Venere che scherza con due colombe” (Ritratto della ballerina Carlotta Chabert). Il dipnto risale al 1830 ed è uno dei capolavori della pittura italiana dell'Ottocento..

Nella seconda sala sono esposti quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito via via alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: tra questi il grande pittore Ippolito Caffi (1809-1866) con due splendide vedute veneziane: Festa notturna a San Pietro di Castello (1841 circa) e Venezia Palazzo Ducale (1858), Giuseppe Canella (1788-1847), Federico Moja (1802-1885) e Domenico Bresolin (1813-1899), quest’ultimo tra i primissimi ad interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come “pittore paesista e fotografo”. Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati, per di più, codificato dai grandi vedutisti del passato. Tra loro si ricordano Gugliemo Ciardi (1842-1917), Giacomo Favretto (1849-1887), Luigi Nono (1850-1918), Alessandro Milesi (1856-1945) e Ettore Tito (1859-1941), protagonisti della mostra.

Le 8 sale in successione conducono tra i paesaggisti e i protagonisti della pittura dal vero, tra opere importanti e di grande bellezza con un percorso molto godibile che racconta Venezia e l’evolversi della pittura italiana dalla metà alla fine dell’Ottocento, verso i fermenti che caratterizzeranno i primi del Novecento.

 

La settima sala è interamente dedicata a Luigi Nono e offre un focus su una delle opere più celebri del pittore, il Refugium peccatorum. Oltre alle redazioni del 1881 e del 1883, grandi tele condotte ad olio, sono esposti studi, disegni ed altre significative opere di confronto, come Le due madri (1886).

L’ottava e ultima sala della mostra è invece dedicata alle opere realizzate dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, tele di ampio respiro che riflettono il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle nostre Biennali Internazionali d’Arte. Spiccano Il Bucintoro (1902-1903 circa) di Guglielmo Ciardi; Visione antica (1901) di Cesare Laurenti; Luglio (1894) e Biancheria al vento (1901 circa) di Ettore Tito.

Promossa da Mets Percorsi d’arte, Fondazione Castello e dal Comune di Novara permette di ammirare 70 opere divise in otto sale nella splendida cornice del Castello Visconteo di Novara. L’esposizione ha ricevuto l’approvazione del Comitato di Indirizzo Venezia 1600 e fa parte delle manifestazioni legate alla grande mostra a Palazzo Ducale.

 

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IL MITO DI VENEZIA Da Hayez alla Biennale

Novara, Castello Visconteo Sforzesco

30 ottobre 2021 – 13 marzo 2022

 

 

            

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