Arte, Cultura & Spettacoli

Marcel Duchamp e la seduzione della copia

Venezia, alla Peggy Guggenheim Collection

Prosegue fino al 18 marzo la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, un viaggio straordinario alla scoperta del linguaggio visivo di una delle figure cardine del XX secolo.

Amico e consigliere di Peggy Guggenheim, Marcel Duchamp è stato tra gli artisti che hanno rivoluzionato l’arte del Novecento, e la mostra che oggi la Collezione Peggy Guggenheim gli dedica è volta ad approfondire un aspetto fondamentale che sempre ha contraddistinto la sua arte: il rapporto indissolubile tra originale e copia.

La mostra a cura di Paul B. Franklin, studioso indipendente residente a Parigi e tra i massimi esperti di Marcel Duchamp (1887-1968). Si tratta della prima, grande personale che il museo veneziano dedica a Duchamp, tra gli artisti più influenti e innovativi del Novecento, intimo rappresentante della cerchia della mecenate americana Peggy Guggenheim.  

Con una una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, l'esposizione presenterà lavori iconici provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim, quali Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911) e Scatola in una valigia (1935-41), e da altre prestigiose istituzioni museali italiane e statunitensi, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Philadelphia Museum of Art, il Museum of Modern Art di New York, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

 

Alla presentazione stampa la direttrice Karole P. B. Vail ha sottolineato l’importanza di questo tributo a Duchamp, prima, grande personale che il museo veneziano dedica a uno degli artisti più influenti e innovativi del Novecento, storico amico e consigliere della mecenate americana Peggy Guggenheim.

“Duchamp è stata una figura fondamentale per la carriera che Guggenheim inizia a intraprendere nell’ambito dell’arte moderna. Si conoscono a Parigi, intorno al 1923, mentre Guggenheim sta ancora scoprendo quella che allora era la capitale mondiale dell’arte, e l’Europa, ma solo più avanti diventerà suo amico e consigliere di fiducia”, ricorda Vail. “E poi, successivamente, nel 1941, Guggenheim acquista da Duchamp il primo esemplare dell'edizione deluxe del suo capolavoro Scatola in una valigia, divenendo così una delle sue prime sostenitrici”.

 

 

“Duchamp è stato un artista che ha sempre sfidato le convenzioni, dal momento in cui ha cominciato a fare arte, nel 1902, alla sua morte, nel 1968”, afferma il curatore Franklin. “Duchamp sosteneva che un duplicato o una ripetizione meccanica hanno lo stesso valore dell’originale; pertanto, nelle sue opere voleva dimostrare la veridicità di questa affermazione, proponendo un nuovo paradigma per la storia dell’arte moderna, secondo il quale alcune copie e i rispettivi originali suscitano forme analoghe di piacere estetico”. È su questo principio che si basa la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, che “esplora i molteplici approcci adottati dall’artista per duplicare le proprie opere senza soccombere alla copia pura e semplice”, prosegue Franklin.

Con una sessantina di opere realizzate tra il 1911 e il 1968, la mostra presenta lavori iconici provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim, quali Nudo (schizzo), Giovane triste in treno (1911-12) e da o di Marcel Duchamp o Rrose Sélavy (Scatola in una valigia) (1935-41), e da altre prestigiose istituzioni museali italiane e statunitensi, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Philadelphia Museum of Art, il Museum of Modern Art di New York, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

Ad affiancare questo prezioso nucleo di opere, una serie di lavori meno noti al grande pubblico appartenenti al lascito dell’artista nonché a collezioni private. Molte opere esposte, la metà circa, provengono inoltre dall’eminente collezione veneziana di Attilio Codognato, lungimirante collezionista che fin dai primi anni ’70 si è interessato alla produzione dell’artista francese. È la prima volta che un così ampio nucleo di opere di Duchamp appartenenti alla collezione Codognato viene esposto in occasione di una mostra pubblica.

Duchamp abbandona la pittura da cavalletto a trentun anni, nel 1918. Nei successivi cinquant’anni si dedica a molteplici attività creative, quasi nessuna all’epoca considerata vera arte. Oltre a queste iniziative, riproduce ripetutamente le proprie opere in tecniche e dimensioni diverse e con la massima cura, e grazie a queste copie diffonde il suo corpus di opere, altrimenti modesto, senza generare nulla di indiscutibilmente nuovo, aggirando così con grande abilità il mercato dell’arte e la sua voracità. Ricreando i suoi lavori Duchamp dimostra che alcuni duplicati e i loro originali offrono un analogo piacere estetico, e mettendo costantemente in discussione la gerarchia tradizionale tra originale e copia ridefinisce ciò che costituisce un'opera d'arte e, per estensione, l'identità dell'artista.

“Distinguere il vero dal falso, così come l'imitazione dalla copia, è una questione tecnica del tutto idiota”, dichiara Duchamp nel 1967 in un’intervista, mentre in un'altra occasione afferma: “Un duplicato o una ripetizione meccanica ha lo stesso valore dell'originale”.

Secondo l’artista le idee che un'opera d'arte incarna, hanno lo stesso significato dell'oggetto in sé. È l'importanza che attribuisce ai concetti estetici a spingerlo a riprodurre ripetutamente e con meticolosa esattezza le proprie opere, e così fa a partire dalla Scatola del 1914 del 1913-14/15, dove riunisce una serie di facsimili fotografici di appunti manoscritti, per proseguire poi fino agli anni '60, con le repliche dei suoi ready made storici.

Marcel Duchamp e la seduzione della copia esplora i molteplici approcci adottati dall’artista per duplicare le proprie opere senza soccombere alla copia pura e semplice. Organizzata intorno a vari temi tra loro correlati – origini, originali e somiglianze di famiglia; il passato è un prologo; la magia del facsimile; copie autentiche; disciplinare e rendere più audace la mano; clonare il sé, vestire l’altro; ripetizione ipnotica; temi e variazioni – la mostra ruota intorno a Scatola in una valigia, raccolta innovativa di riproduzioni e repliche in miniatura dei lavori di Duchamp, prima di un’edizione deluxe di venti valigette da viaggio, i cui primi esemplari, tra cui questo, sono di Louis Vuitton, contenente la dedica dell’artista a Guggenheim.

Non manca in mostra una sezione dedicata alla lunga amicizia che legò Duchamp a Guggenheim: fotografie, documenti d’archivio e pubblicazioni ripercorrono il legame che intercorre tra loro, due personalità molto diverse ma altrettanto vivaci, rivelando il posto speciale occupato da Duchamp nella collezione che Guggenheim raccoglie grazie ai suoi consigli.  Fu Duchamp a presentarle gli artisti e a insegnarle, come lei stessa ebbe a dire nella sua autobiografia "la differenza tra l'arte astratta e surrealista". Mentre in merito a Scatola in una valigia, sempre nell’autobiografia, Guggenheim scrive: “Spesso pensavo che sarebbe stato molto divertente andare a trascorrere un fine settimana portandosi dietro quella valigia invece della solita borsa che si riteneva indispensabile”.

Marcel Duchamp e la seduzione della copia offre l’occasione unica di mettere in relazione una selezione fondamentale di opere del dissacrante artista francese, che sempre sfidò le convenzioni rifiutando di rispettare le gerarchie culturali e commerciali dettate dal mondo dell’arte di inizi Novecento. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con il saggio del curatore.

 

Marcel Duchamp e la seduzione della copia
14 ottobre, 2023 – 18 marzo, 2024
Collezione Peggy Guggenheim - VENEZIA

Ph_MatteoDeFina

 

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